Cosa cambia e cosa no con la fine della net neutrality

Gli Usa perdono un primato, l'Europa conquista un'opportunità: attirare talenti 

Cosa cambia e cosa no con la fine della net neutrality
Andrew Brookes / Cultura Creative 
 Fibra ottica

In queste ore avete probabilmente letto o sentito che Internet come lo conosciamo è morta perché negli Stati Uniti è stata abolita la cosiddetta neutralità della rete.

Come diceva lo scrittore Mark Twain a proposito della sua morte, la notizia è largamente esagerata. Il tema per la verità è molto serio. Internet è nata sul principio della neutralità della rete, ovvero sul fatto che in rete siamo tutti uguali, i contenuti del sito di una startup appena creata e quelli di una multinazionale, quelli di una associazione che fa una campagna per i diritti civili e il negozio online di armi.

Essere uguali significa che le aziende che ci connettono alla rete, quelle che una volta – semplificando - erano compagnie telefoniche e che oggi sono “Internet service provider”, non possono fare discriminazioni privilegiando chi paga di più. E’ un principio importante che sta alla base del fatto che in questi trenta anni siano nate dal nulla startup che poi sono potute diventare colossi globali anche perché non sono state discriminate quando erano “piccole”: mi riferisco a Google, Facebook, Amazon e Microsoft, ma anche a tutte le altre ovviamente. In pratica la rete funziona come un casello autostradale ma senza Telepass: siamo tutti in fila allo stesso modo.

Cadendo la net neutrality, si affida ai fornitori di connettività la scelta di dare ad alcuni degli accessi senza fila, privilegiati: col Telepass. Insomma, si crea una rete di serie A e una di serie B e nella serie B ci stanno quelli con meno soldi. Orrendo solo a dirsi. Ma prima di disperarsi, vanno capite alcune cose: la net neutrality non esiste già in tutto il mondo, non esiste in Cina per esempio, che è il primo Paese del mondo per numero di utenti. E non esiste in tutti i regimi autoritari. Da ieri, dopo la decisione dell’amministrazione Trump, non esiste neppure negli Stati Uniti che sono il Paese che Internet l’ha inventata e gestita per moltissimo tempo. Ma invece resiste in Europa e in Italia.

Non è una bella notizia, ma come ha scritto l’inventore del world wide web Tim Berners Lee in un accorato appello al popolo americano qualche giorno fa, questa decisione fa perdere all’America il ruolo di Chief Innovation Officer del mondo: gli Stati Uniti perdono la leadership globale dell’innovazione. Per noi europei, per ora, non solo non cambia nulla, ma è una opportunità per attrarre talenti. 



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