Cosa faranno Pietro Grasso e Laura Boldrini ora che il centrosinistra è irrimediabilmente diviso in due? E come si organizzeranno i partiti più piccoli? Sceglieranno l'alleanza con il Pd o con la sinistra? Il giorno dopo la rottura definitiva tra i due schieramenti del centrosinistra, mentre da Ostia arriva la notizia di una vittoria del M5s, forse con qualche voto di sinistra ma di certo con una astensione clamorosa, si fanno i conti con le forze in campo. A cominciare dai presidenti delle Camere.
Pietro Grasso viene considerato ormai al 90% il leader dell'ala sinistra, anche se lui stesso ha detto più volte di non voler guidare una "cosa rossa". Ma chi gli ha parlato spiega che difficilmente potrà tornare sui suoi passi per allearsi con il Pd. Per correttezza istituzionale però ha fatto sapere a Pierluigi Bersani e Roberto Speranza che non intende esporsi pubblicamente finché non sarà approvata la manovra al Senato. Già il 3 dicembre dunque Grasso, se scioglierà la riserva, potrebbe annunciare la sua intenzione di guidare il rassemblement di sinistra, che cercherà di allargare a forze della società e anche del cattolicesimo. Laura Boldrini invece sembrava orientata a entrare nello schema di Giuliano Pisapia ed aveva chiuso abbastanza categoricamente al Pd, ma da domenica l’ex sindaco di Milano ha aperto nuovamente a un dialogo con i dem e la Presidente della Camera ora deve decidere come proseguire il suo impegno in politica. Chi la conosce spiega che molto probabilmente il suo ragionamento partirà dai programmi, dai provvedimenti che le due anime del centrosinistra metteranno in campo.
Una galassia di piccole sigle
Anime che, tra l’altro, sono ora impegnate in una sorta di competizione tra fratelli coltelli, con in palio i diversi partiti più piccoli che hanno la speranza di superare la soglia di sbarramento dell’1%, che garantisce di non perdere i voti, e il sogno di superare la soglia del 3% che garantisce parlamentari propri. Tra questi Ap di Angelino Alfano sarà quasi certamente alleata del Pd, magari con una nuova guida da parte di Beatrice Lorenzin e collegata alla lista di Pierferdinando Casini. Certamente con il Pd andranno anche Idv e il Psi di Nencini, mentre Bobo Craxi starà con la sinistra. Incerti i Verdi, che in un primo momento sembravano già decisi ad un accordo con Pisapia. E ancora non ha sciolto la riserva nemmeno la lista legata a Emma Bonino e ai Radicali italiani, che avrebbe dovuto unirsi a Benedetto Della Vedova per dar vita alla lista Più Europa. Considerata ormai già d’accordo con il Pd, ora Emma Bonino spiega che il percorso per una alleanza è lungo e non certo scontato. E non è scontata nemmeno la collocazione di Giuliano Pisapia e del suo Campo Progressista, che anche oggi ha indicato le condizioni per un suo sì senza annunciare il responso finale. E nonostante l’estremo appello di Walter Veltroni, che ha spiegato come se a sinistra si assisterà solo a un regolamento di conti resteranno solo macerie, ormai tutti pensano al dopo elezioni. Insomma, mancano ancora dieci giorni allo show down finale che segnerà la cristallizzazione della nuova geografia del centrosinistra. Poi in poche settimane si sceglieranno le candidature e saranno gli elettori a decidere con chi stare.