È una fiera di qualità. Su questo non ci sono dubbi. Ed è anche la dimostrazione che quando c’è un pensiero armonico alla guida, il risultato si vede.
In questa edizione di Miart il dialogo tra arte moderna e arte contemporanea determina la struttura portante della manifestazione e riporta allo slogan scelto dal direttore artistico: il presente ha molte storie.
A questo si potrebbe aggiungere che il presente, anche nei casi di strappi eclatanti, mantiene sempre carsici legami con il passato.
Per questo, conoscere l’arte moderna (e anche più indietro) aiuta a leggere l’arte contemporanea, a coglierne il messaggio, capirne la qualità e contribuisce a immaginare quale posto occuperà (e per quanto tempo) nel panorama artistico futuro.
E proprio per leggere le molte storie del presente è interessante, all’interno della fiera, passare da sezioni come Established Masters, dedicata alle gallerie con opere realizzate entro l’anno 1999 a Established Contemporary, dedicata alle gallerie che presentano i linguaggi più contemporanei, dai classici di oggi alle produzioni nuove e recenti e poi dalla sezione Emergent, con gallerie che promuovono le generazioni di artisti più recenti a Decades, che celebra il ruolo centrale delle gallerie e della loro storia in un percorso che attraversa il XX secolo in una scansione per decenni. Qui l’approfondimento storico si fa più puntuale: con mostre monografiche o tematiche ciascuno stand presenta un momento chiave che ha marcato il decennio scelto, in una successione di nove progetti dagli anni Dieci agli anni Novanta del secolo scorso.
Infine il confronto artistico si fa diretto nella sezione Generations che presenta stimolanti giustapposizioni di artisti appartenenti a generazioni diverse e presentati da due gallerie che, in coppia, hanno realizzato un unico progetto espositivo.
Insomma, visitare la fiera appaga, anche per la consistenza dell’offerta. In questa edizione le gallerie presenti, 184, sono aumentate del 5% rispetto all’edizione 2017. Di queste gallerie 61 partecipano alla fiera per la prima volta. Cresce anche la presenza straniera: 75 gallerie, provenienti da 19 paesi: Austria, Belgio, Brasile, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Hong Kong, Israele, Romania, Spagna, Sudafrica, Stati Uniti, Svizzera, Turchia, Ungheria. Per la prima volta, inoltre, partecipano molte prestigiose gallerie internazionali.
Tutto questo, come sostiene Alessandro Rabottini “contribuisce al respiro internazionale della nostra offerta e all’ambizione di offrire al nostro pubblico un’esperienza all’insegna della diversità e della complessità, perché il nostro è un presente complesso.”
Miart è l’unica fiera ad avere al suo interno una sezione dedicata al design d’autore e da collezione. Anche quest’anno Object conferma la partecipazione di influenti gallerie con nuovi ingressi internazionali.
Miart è anche occasione di ricerca e di ridefinizione della comunicazione dell’arte. Prisma è la campagna di comunicazione nata dalla collaborazione di figure artistiche diverse: il coreografo Alessandro Sciarroni, il duo di video-artisti Masbedo e la fotografa Alice Schillaci.
Prisma racconta per immagini come l’identità individuale sia in continuo movimento e come l’arte trasformi la realtà nel momento stesso in cui sembra farle da specchio. La campagna ha permesso di tenere viva l’attenzione sulla fiera ben prima della sua inaugurazione attraverso immagini, suggestioni e il continuo evolversi delle sue forme.