Cambia il direttore artistico di ArteFiera di Bologna (da questa edizione e per le prossime due è Simone Menegoi) e cambia il criterio di partecipazione per le gallerie: limite al numero di artisti presentati nello stand e anzi incentivo all’allestimento di stand monografici. Si tratta di un criterio inedito che per gli stand medio-piccoli significa non più di tre artisti e per gli stand grandi non più di sei.
Il senso di questa indicazione è chiaro: selezionare gli artisti presentati per una offerta più ragionata e di qualità e soprattutto per un maggiore approfondimento della singola personalità artistica. Quest’ultimo aspetto in effetti è ciò che sempre manca nelle fiere d’arte quando, per ampiezza di varietà di offerta, le gallerie presentano al visitatore una istantanea sui singoli artisti che rischia di comprometterne la comprensione di contestualizzazione e sviluppo.
Il risultato di ArteFiera 2019 è andato sicuramente in questa direzione anche se si percepisce l’incertezza di ogni inizio. Incertezza che significa valorizzazione dei “classici” del contemporaneo con poche sorprese, più per disabitudine al mettersi in gioco della maggior parte delle gallerie, che per mancanza di proposte nuove. Ma dicevamo è un inizio e dopo le caute (e rassicuranti per molti) esposizioni di quest’anno potremo sperare in una più coraggiosa e propositiva proposta per il 2020.