“La fame non è una malattia incurabile”
Le parole del Papa sono da sempre un punto fermo di Oxfam. Una strada da percorrere esiste ed è quella che affianca la pressione politica per la risoluzione pacifica dei conflitti, alla richiesta di tagliare drasticamente le emissioni di CO2 e aiutare le comunità ad adattarsi a un clima che cambia

Nel suo discorso di lunedì alla FAO, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, Papa Francesco si è rivolto al mondo dicendo: “La fame non è una malattia incurabile”. Un giorno importante, il #WorlFoodDay, fondamentale per la presa di coscienza di tutti e anche per le organizzazioni come Oxfam, che ogni giorno sono al lavoro tenendo bene in mente queste parole e lavorando concretamente per migliorare le condizioni di vita di migliaia di persone in povertà, che non hanno mezzi per vivere e che i conflitti, il lento o veloce impatto dei cambiamenti climatici e le malattie generate dalla scarsità di cibo, mettono in ginocchio.
Non ci sono ricette semplici contro la fame
Lo sappiamo bene, non esistono ricette semplici per contrastare la fame, né ingredienti immediati da reperire, soprattutto se questi ultimi si trovano nel supermercato dei buoni intenti e non delle azioni concrete. Eppure, nonostante questo, ce ne sono alcuni, che ricorrono in ogni ricetta e che sono essenziali per determinarne la sua buona riuscita. Come il sale, l’olio, l’acqua. C’è chi poi è dispensatore di ottime ricette, ma non riesce a metterle in atto. Chi segue alla lettera tutti i passaggi consigliati, ma si dimentica, magari, di accendere il forno, o apparecchiare la tavola per i commensali.

Tante parole ma pochi fatti
Ce ne siamo resi bene conto al G7 Agricoltura in corso questo fine settimana, come Oxfam con il report “Finanziare le donne in campo” e come parte di GCAP Italia (Coalizione Italiana contro la Povertà): i 7 Grandi seduti al tavolo di Bergamo, hanno dimostrato di mettere “sul piatto” delle conclusioni del summit molte belle e stimabili parole, ma poche azioni concrete in grado di cambiare un sistema alimentare e agricolo mondiale che è ingiusto e che allontana – anziché nutrirlo - l’obiettivo “Fame zero” dell’ONU di eliminare la fame e la malnutrizione nel mondo entro il 2030.
Scarso impegno internazionale
Confermando – di fatto - lo scarso impegno di tutta la comunità internazionale, che troppo poco sta facendo per contrastare la fame e l’insicurezza alimentare a livello mondiale e per sostenere i piccoli agricoltori e le aziende a conduzione familiare, responsabili dell’80% della produzione di cibo a livello globale. Quindi anche il nostro, quello che ogni giorno abbiamo la sicurezza di poter mettere sulle nostre tavole.
Le proporzioni e le cause di una questione ancora irrisolta
Ci ritroviamo spesso a parlare di “fame nel mondo” nella nostra quotidianità. Ma senza alcuni numeri, a fare chiarezza, non ci rendiamo conto dello stato vero del problema: a soffrire la fame nel 2016 erano 815 milioni – l’11% della popolazione mondiale (38 milioni in più rispetto al 2015).

Crisi umanitarie gravissime
Le principali vittime vivono in aree del mondo tra le più dimenticate dai riflettori dei media e dall’opinione pubblica. Aree in cui gli effetti più disastrosi dei cambiamenti climatici si abbattono con violenza su contesti politici ed economici già molto instabili generando crisi umanitarie gravissime che spesso costringono milioni di persone rimaste senza cibo e acqua ad abbandonare le proprie case, la propria terra, in cerca di un futuro dignitoso per sé e per i propri figli. Una fotografia contemporanea desolante, che non riesce tuttavia a spaventarci, spingendoci ad agire e farci riflettere sulle molteplici cause strutturali di fenomeni epocali come per esempio quello migratorio, che stiamo attualmente affrontando.
Guerre e eventi climatici estremi
Perché le guerre non distruggono solo le abitazioni o gli ospedali, ma anche i mercati, le infrastrutture idriche essenziali per l’irrigazione, le reti di comunicazione e scambio, i mezzi di trasporto. La siccità prosciuga i campi e porta le persone ad ammalarsi. Eventi climatici estremi come uragani e alluvioni non spazzano via soltanto capanne e alberi, ma sgretolano nel profondo agglomerati sociali già poverissimi. È successo con gli uragani Irma e Maria nei Caraibi, solo per citare gli avvenimenti più recenti. Centinaia di migliaia di persone per strada senza più un tetto, un pasto decente, un futuro. Bambini e bambine costretti ogni giorno a lottare insieme alle loro famiglie tra la vita e la morte, perché gravemente malnutriti. Sono 155 milioni nel mondo a vivere questa condizione.
La violenza dei gruppi fondamentalisti
Per non parlare delle violenze, e gli attacchi di gruppi estremisti come l’Isis in Medio Oriente o come Boko Haram – solo per fare un esempio - in azione in contesti poveri e fragilissimi come quelli di alcune aree di Niger, Nigeria e Camerun, che oltre a generare morte e distruzione, hanno la capacità di isolare intere comunità da qualsiasi forma di resilienza e supporto, se non quello, quando permesso, delle organizzazioni umanitarie. Il grido di aiuto di 335 mila persone che cercano di sopravvivere nella regione del Lago Chad è oggi – più che mai – straziante. Noi lì siamo al lavoro per soccorrere chi è stato privato di tutto, testimoni di storie inverosimili ma reali, tutte accomunate da un’unica richiesta: “Salvateci, stiamo morendo di fame”
Chi produce il cibo che mangiamo?
Non consideriamo infatti che la grande maggioranza di persone che soffrono di insicurezza alimentare nel mondo, fanno dell’agricoltura – spesso di piccola scala – la loro unica fonte di sussistenza – subendo costantemente l’impatto devastante di crisi climatiche che rendono impossibile produrre e nutrirsi in modo adeguato e che massimizzano ed esasperano i rischi ordinari delle loro stesse attività. Tanti piccoli agricoltori, responsabili della produzione dell’80% del cibo a livello globale. Quindi anche il nostro, quello con cui ogni giorno imbandiamo le nostre tavole.
Il 60% della popolazione che soffre la fame è donna
Tra loro moltissime donne - il 60% della popolazione mondiale che soffre la fame è costituito proprio da loro – che però non hanno accesso al credito e ai mercati, ai fondi erogati a livello locale e internazionale e sono escluse dagli aiuti e dai progetti di sviluppo del settore agricolo, soprattutto in Africa e Asia. Ritrovandosi ogni giorno a fronteggiare numerose barriere legali e sociali, che riducono la loro produttività lavorativa, a discapito della nutrizione di intere comunità locali ma anche dell’intera popolazione mondiale – in costante crescita - che si serve di quelle materie prime agricole per produrre il nostro cibo.
Oggi, più che mai, siamo Oxfam
“Cambiamo il futuro dell’emigrazione, investiamo nella sicurezza alimentare e in sviluppo rurale”. Sono queste parole del discorso di Papa Bergoglio a ristorarci oggi, a parlare di noi e della nostra missione umanitaria quotidiana, che coinvolge da decenni tantissimi operatori, volontari, partner locali, organizzazioni della società civile che promuovono programmi di cooperazione volti ad alimentare il benessere delle popolazioni colpite da guerre, povertà estrema, fame. Sono parole che assomigliano, anche nelle virgole, alla nostra principale prerogativa di azione e informazione. Perché crediamo per primi che #sfidolafame non sia soltanto una campagna, ma un obiettivo comune, universale, che tutti devono abbracciare, anche nel proprio piccolo.

Azione politica per pace e ambiente
Una strada da percorrere esiste. È quella che affianca la pressione politica per la risoluzione pacifica dei conflitti, alla richiesta di tagliare drasticamente le emissioni di CO2 e aiutare le comunità ad adattarsi a un clima che cambia. Una strada che noi stiamo battendo, da anni, grazie a chi ci sostiene, per proseguire nella direzione giusta.
Il nostro obiettivo oggi, come Oxfam, non è però solo trasmettere un messaggio di fallimento. Se gli attori internazionali riuscissero a tradurre gli obiettivi globali in azioni concrete per rispondere con urgenza a questa crisi umanitaria e contribuire allo sviluppo di lungo periodo di intere comunità, potremmo dire di essere la generazione che ha sconfitto la piaga della fame nel mondo, colpendo le sue cause strutturali.
Un nuovo sistema alimentare
Ripartiamo da qui oggi, per promuovere un nuovo sistema alimentare che rimetta al centro le persone e il loro diritto ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, comprendendo che a beneficiarne non è solo il terzo, il secondo ma tutto il mondo. Possiamo fare in modo che tanti piccoli fallimenti individuali diventino un grande successo collettivo, una simbolica "rinascita". Di tutti, per tutti.
Puoi sostenere il lavoro di Oxfam per vincere la fame e liberare il futuro dall’ingiustizia della povertà e della fame, QUI.
di Giorgia Ceccarelli, esperta di sicurezza alimentare di Oxfam Italia
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