Fact-checking o shocking?
In risposta al fact-checking di Davide Maria De Luca del 23 febbraio in Night Tabloid (Raidue), citato in Il dibattito tra Renzi, Orlando ed Emiliano alla prova del fact-checking

La citazione da parte di Orlando di un dato contenuto in un inserto del rapporto Oxfam Un’economia per il 99% (“L’1% degli italiani detiene il 25% della ricchezza del Paese”), è stata ritenuta “un’affermazione poco attendibile”. (fact-checking di Davide Maria De Luca del 23 febbraio in Night Tabloid di Raidue, citato in Il dibattito tra Renzi, Orlando ed Emiliano alla prova del fact-checking)
Ora, l’analisi di De Luca parte con un errore grossolano che certo non depone a favore della attendibilità del prosieguo della sua analisi, ascrivendo al rapporto Oxfam la seguente affermazione con l’aiuto della grafica Rai: “8 supermiliardari guadagnano quanto la metà più povera del pianeta”, mentre in realtà nel rapporto Oxfam si afferma: “8 supermiliardari possiedono la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta”.
In sostanza l’affermazione confonde lo spettatore, sostituendo un dato sugli squilibri nella distribuzione della ‘ricchezza’ con un dato, non attribuibile a Oxfam, relativo alla variabile ‘reddito’. Sebbene una successiva grafica ribadisca come la statistica esaminata faccia riferimento alla variabile ‘ricchezza’, De Luca la commenta facendo inesorabilmente riferimento al ‘reddito’. In un passaggio successivo, precisa invece correttamente la distinzione tra le due variabili economiche, ma conclude il suo esame di nuovo in maniera errata. Pertanto dopo l’errore iniziale, la confusione è agli atti, e il fact-checking assume un profilo shocking.
In nessun passaggio del suo intervento De Luca accusa Oxfam di avere presentato una statistica falsa, e difatti i dati usati da Oxfam sono pubblici, divulgati nella documentazione di accompagnamento al rapporto. La metodologia di raccolta ed elaborazione dei dati da parte dei giornalisti di Forbes e di Credit Suisse o il modello econometrico di stima della distribuzione della ricchezza globale adottato dall’istituto di credito elvetico possono essere oggetto di discussioni di merito, ma Oxfam dichiara di rifarsi a queste. Da dove arriva allora il giudizio di pinocchio andante sul nostro lavoro?
Secondo De Luca la ragione è la seguente. Nei decili più bassi (meno ricchi in termini patrimoniali netti) della popolazione mondiale si trovano anche persone che non dovremmo considerare come povere e strutturalmente vulnerabili. È il caso di individui molto indebitati o persino in condizioni di indebitamento netto (primo decile della popolazione mondiale). Oxfam avrebbe sottovalutato questo aspetto e, verosimilmente, non lo avrebbe presentato adeguatamente al pubblico. Implicitamente, Oxfam si sarebbe inoltre focalizzata esclusivamente sulla ricchezza, sottovalutando le dimensioni e caratteristiche delle disparità di reddito.
In realtà, da una lettura completa del rapporto Un’Economia per il 99%, è possibile cogliere come questo si focalizzi sia sugli squilibri nella concentrazione della ricchezza globale sia sulle disuguaglianze di reddito. Nella nota metodologica di accompagnamento è possibile inoltre trovare la risposta ad alcuni dei commenti di De Luca sulla ‘ricchezza negativa’, insieme ad altri rilievi puntuali sui temi e dati del rapporto.
Allo stesso modo, va precisato che il caso Danimarca (cui Oxfam non fa riferimento alcuno nel suo rapporto, ma di cui ha scritto Il Foglio), enfatizzato nel corso della trasmissione, denota di nuovo una mancanza di distinguo fra le variabili di reddito e ricchezza, pur essendo stata da noi spiegata in dettaglio la valenza che attribuiamo alle due variabili.
Il nesso tra le disuguaglianze di ricchezza e reddito è da tempo dibattuto tra gli economisti, ma Oxfam non ne ha mai sostenuto la netta correlazione. Al punto che un paese come la Danimarca, tra i più egualitari sotto il profilo della distribuzione di reddito, in virtù di un sistema fiscale e dei trasferimenti sociali fortemente redistributivi, può mostrare un accentuato profilo di disuguaglianza della ricchezza, riconducibile in parte alle caratteristiche della housing ownership (pochi proprietari di case e tanti affittuari), e in parte alla minore tendenza al risparmio della classe media danese.
Queste le considerazioni che crediamo sia opportuno condividere con i lettori, in quanto rispondenti alla stessa finalità a cui l’attività di fact checking si riconduce: verificare la correttezza delle affermazioni rifacendosi alle fonti e ai dati pubblici e verificabili. Ben venga quindi una analisi delle nostre affermazioni e del nostro lavoro di ricerca, a patto che si basi su una conoscenza approfondita dello stesso e venga condotta con la precisione e la scrupolosità necessaria.