"Siamo fuggiti con quello che avevamo addosso. Non ho avuto tempo di prendere nulla, solo di radunare i miei figli e scappare''.
Inizia così il racconto di Therese, madre di nove figli tra i 7 e 17 anni che da fine 2016, quando il suo villaggio è stato attaccato, vive nel campo profughi di Kalunga nella Repubblica Democratica del Congo. Therese ha perso suo marito e uno dei figli.
''Abbiamo camminato per due giorni prima di arrivare qui. La mia testa era affollata di pensieri. Non avevo più nulla e la morte di mio è un dolore troppo grande da sopportare”.
La testimonianza di Therese, tristemente uguale a quella di altre centinaia di migliaia di suoi connazionali, racconta l’orrore di una crisi dimenticata, di una guerra civile diventata - se possibile - più cattiva alla fine dello scorso anno, causando oltre 650 mila profughi solo in una delle province nel sud-est del paese.
Crisi dimenticata. Milioni di bambini allo stremo
La Repubblica Democratica del Congo è un paese ricchissimo di materie prime, dove 7,7 milioni di persone sono sull’orlo della carestia; il conflitto ha distrutto famiglie, villaggi e raccolti e se andiamo a contare le persone che non hanno cibo a sufficienza né acqua pulita, vediamo che il numero sale a 13 milioni, 5,6 milioni in più rispetto al 2017, di cui il 60% sono bambini.
C’è bisogno immediato di aiuti ma l’impegno da parte della comunità internazionale è drammaticamente insufficiente: solo un terzo dei fondi richiesti è stato stanziato nel corso dell’ultima conferenza dei paesi donatori, che si è tenuta la settimana scorsa a Ginevra.
L’acqua pulita di Therese
Therese collabora con Oxfam nel campo profughi di Kalunga e dopo una formazione spiega alle famiglie come ottenere acqua pulita con l’uso di pastiglie potabilizzanti. Un lavoro prezioso per prevenire epidemie e malattie. La vita per i più nel campo sembra ‘scomparsa’, ma in tutti c’è il desiderio di tornare indietro un giorno.
“Qualcuno va persino a controllare le sue fattorie o ciò che resta della proprietà", dice ancora Therese. 'Ho già vissuto la guerra, ma non avevo mai dovuto lasciare la mia casa e stare in un campo profughi. I conflitti ora sono violentissimi e ho perso tutto. Ora bisogna resistere e con Oxfam almeno non avremo acqua sporca”.
La risposta di Oxfam
Oxfam lavora nel campo di Kalunga in una continua corsa contro il tempo e negli ultimi mesi ha garantito l’accesso all’acqua potabile e a servizi igienico sanitari a decine di migliaia di persone. Il tutto in un paese che conta oltre 4,5 milioni di sfollati e in cui si stima che negli ultimi 20 anni più di 6 milioni di persone abbiano perso la vita per malattie del tutto prevenibili.
E’ possibile sostenere il nostro lavoro per salvare vite donando il tuo 5 per 1000 a Oxfam Italia.
Per maggiori info: https://www.oxfamitalia.org/dona/5-per-mille/ – numero verde 800.99.13.99