Vogliamo davvero parlare ancora di TheGiornalisti? Forse sarebbe più opportuno dare del tu alla band romana e rivolgerci direttamente a lui: Tommasone Paradiso. Tommaso Paradiso è il risultato che viene fuori se sottraete a Tiziano Ferro ed Eros Ramazzotti il pubblico sudamericano e poi dividete il tutto per un’immagine da artista indie che ha cavalcato come meglio non era possibile fare. Indie fino a diventarne prima icona e poi parodia, splendida, nelle interpretazioni de’ Le Coliche su Facebook.
A dirla così sembra che il buon Tommaso lo si voglia prendere in giro. Non oseremmo. Tutto ciò scritto finora è da accogliere, anzi, come un complimento. Per capire perfettamente il fenomeno Thegiornalisti che, a parte gli scherzi, comprende anche due musicisti in gamba come Marco Antonio "Rissa" Musella e Marco Primavera, basta rintracciare in rete un’intervista rilasciata dal loro discografico qualche anno fa, che risponde con una semplice parola a chi gli chiede conto e ragione del successo della band: onestà.
È questo il segreto, ciò che rende Tommaso Paradiso l’autore Re Mida che è. Colui che trasforma in pop da classifica qualsiasi cosa tocchi, Luca Carboni moribondo compreso. Non è la pubblicità, non è una buona comunicazione. Non è che la loro musica sia particolarmente valida e non è che il pubblico sia scemo e non ne capisca nulla. Anzi, il pubblico è molto meno stupido di quanto lo si voglia dipingere quando si svaga orbitando intorno a certi insopportabili tormentoni spagnoleggianti. Il pubblico alle volte è semplicemente pigro, necessita di qualcosa di sempliciotto, immediato, qualcosa che lo distragga dal mutuo, la politica, il cristianesimo, la monogamia…ma poi, in maniera istintiva, stupefacente, distingue sempre un prodotto surgelato da un contenuto realistico. I quattro salti in padella dalla carbonara de’ nonna bella.
Ecco, i Thegiornalisti sono sfacciatamente onesti in tutto ciò che producono. Ecco l’ingrediente segreto. Ciò che fanno gli piace da matti e non hanno mai avuto intenzione di fare altro. Si, hanno resuscitato il cantautorato anni ’80 alla Stadio che c’eravamo felicemente messi alle spalle per servircelo scaldato in salsa indipendente trent’anni dopo. E il risultato non è stato sempre vomitevole, anzi, alle volte proprio intrigante. Fuoricampo, anno domini 2014, resta uno degli album più riusciti degli ultimi quindici anni, sicuramente nella top five di tutta questa enorme infornata di musica indipendente, e Promiscuità un brano che potrebbe fare scuola e dopo scuola alla maggior parte dei tromboni dell’odioso club del bel canto all’italiana. “è una cosa già sentita” gli hanno detto. Embè? Loro si divertono. A loro, è evidente, piace. Ripeto, da pazzi.
E che vadano a quel paese i rockettari a tutti i costi, i ballerini wave anni ’80, i letterati duri e puri. Ciò che fanno i Thegiornalisti lo fanno con gusto, godendosela, con una certa dose di intuizioni musicali azzeccate, producendo un pop di alto livello. Pop eh, ma di alto livello. Non vi piace il pop? Nessun problema, la storia della musica italiana è piena di bravissimi artisti pronti a soddisfare qualsiasi altra vostra perversione musicale. Basta passare alla frequenza successiva quando la radio li propone, mica nessuno vi punta la pistola alla testa.
C’è chi gli rimprovera la nuova era partita da due città: Pamplona e Riccione; ed io, inutile negarlo, sono tra quelli, ma solo perché noi pubblico tendiamo spesso ad appropriarci degli artisti e della loro arte, perciò vogliamo che le cose camminino sempre sui binari che noi abbiamo deciso siano quelli giusti. Tommaso Paradiso invece, nel ruolo di Pop Star ci sguazza che è una meraviglia. Non c’ha mai pensato un secondo a puntare ad essere un cantautore di nicchia, impegnato, gourmet. No, lui ha sempre saputo di essere un’ottima carbonara della nonna, sincero, onesto, da trattoria dove poi ti alzi appesantito, spanzato, con l’ultimo bottone del jeans slacciato, felice e avvinazzato. Non basterà poi lo sciacquone, dovrai chiamare i Ghostbusters per disinfestare il bagno di casa. Ma ciò non rovinerà la soddisfazione.
In autunno è atteso il prossimo album della band, anticipato da Questa nostra stupida canzone d’amore pezzo che in bocca si mastica come il pollo senape e miele del greco sotto casa, che non capisci perché ma continui a mangiare nonostante quel vago senso di nausea. Forse perché contiene nel testo il più bel complimento che un uomo possa concedere ad una donna: “Sei la nazionale del 2006” o forse perché il pop, quando fatto come si deve è così, ti prende. Punto. E da Felicità puttana, uscito alla mezzanotte del 13 e che raccoglie nelle prime 24 ore quasi 200 mila visualizzazioni su YouTube. Brano decisamente inferiore, che strizza l’occhio, di nuovo eccessivamente tipo la sopracitata Riccione, all’estate che arriva. Cosa che non si capisce perché debba rappresentare una necessità per una band che è certamente capace di molto di più.
Va bene che in estate basta incrociare in una melodia due/tre cliché, ma il testo di quest’ultimo singolo rasenta l’imbarazzo. E non si capisce, caro Tommaso, anche che ci troverai mai di bello nelle note vocali di dieci minuti e nella birra che si scalda in fretta. Sono io che sono troppo poco indie se penso che siano due delle cose peggiori che possano capitare ad un essere umano? Perché io denuncio per sequestro di persona chiunque superi i 60 secondi di nota, e la birra non resta mai nel mio bicchiere abbastanza a lungo per scaldarsi, quindi sinceramente non so l’effetto che fa. Forse dovrei provare. Forse è per questo che tu puoi dare della “puttana” alla felicità e a noi comuni mortali non ci si fila. O forse è semplicemente così che va il mondo, si divide in chi è infelice e chi è Tommaso Paradiso.