Con Bill Viola il Rinascimento si fa elettronico

Con Bill Viola il Rinascimento si fa elettronico

È sempre complesso, zeppo di specchi deformanti e più spesso di sfondapiedi, il rapporto tra passato e contemporaneità in campo artistico. Lo è per i luoghi che hanno scritto la storia dell’arte a caratteri cubitali, e per questo ingombranti, e pare che all’ombra di quel gran passato nulla riesca più a rinascere. Lo è, a maggior ragione, quando a confrontarsi coi maestri che furono sono opere che utilizzano linguaggi specificamente dell’oggi, qual è la videoarte.

Artisticamente, il video paga un duplice scotto, tecnico e concettuale: l’essere eminentemente immateriale e più spesso operetta da nicchia amatoriale che lavoro conchiuso, incapace pertanto di fissarsi al tempo presente e ancor più di dialogare con quello passato e guadagnarsi un futuro. Poche sono le opere in grado di superare tale limite intrinseco, pochissimi gli artisti capaci di varcare la soglia del filmino malriuscito per approdare al capolavoro universalmente riconosciuto. Tra questi va annoverato Bill Viola, non a caso tra i più noti videoartisti a livello mondiale, che Firenze omaggia con una grandiosa retrospettiva capace di misurarsi con la contemporaneità senza timori reverenziali verso le glorie passate.

È dunque l’occasione per cogliere due piccioni con la classica fava l’esposizione sull’artista statunitense nato a New York nel ’51 a cura di Arturo Galansino e Kira Perov (moglie dell’artista) che occupa l’intero Palazzo Strozzi, il piano nobile e la Strozzina, oltre a un paio d’altri luoghi simbolo della città come il Duomo e il Battistero di S. Giovanni, fino al 23 luglio (info www.palazzostrozzi.org). Viola ebbe modo d’iniziare a Firenze il suo percorso, alla metà degli anni ‘70, in qualità di direttore artistico de Art/tapes/22, centro di produzione e documentazione video diretto da Maria Gloria Conti Bicocchi, che ha coniato per lui il termine di “pittore elettronico”.

Ma è oltre la pittura il linguaggio di Viola, anche se suoi dichiarati maestri sono i grandi del Rinascimento toscano, e non a caso Rinascimento elettronico è il titolo della mostra fiorentina dove una ventina di videoinstallazioni ripercorrono tappe e suggestioni di una carriera quarantennale.

Si va dai primi lavori, quali Eclipse e Vapore, tra i pochi a non aver subito l’oltraggio del tempo, alla Visitazione del Pontormo e Greeting, opere con le quali Viola si misura con l’antico dando il là a nuove sperimentazioni, ai più recenti Emergence e The path, fino allo spettacolare Deluge e ai Martiri. Nella diversità di situazioni e rappresentazioni, una è la costante dell’artista, unico il filo rosso della sua poetica dove spazio, immagini e suoni si fondono, dando vita a un unicum sensoriale.

Come per i maestri dell’umanesimo e della rinascenza quattro-cinquecentesca e al di là della valenza estetica Viola indaga l’uomo: persone, corpi, volti sono al centro delle sue opere, con un linguaggio poetico e simbolico che sfocia a tratti nel mistico e nell’apertamente fideistico. Dove l’umano interagisce con le forze e l’energia primigenia della natura, benefattrice o matrigna. E in questa sarabanda d’acqua e fuoco, luce e buio si consuma il ciclo della vita e della rinascita, la natura s’offre all’essere che se ne nutre e vi si smarrisce, come dinanzi alle opere del maestro newyorchese.