Quegli incontri di Salvini differiti e il ruolo dei cattolici in Emilia Romagna
Il dato che risulta più evidente è che nei calcoli del leader leghista il voto dei cattolici in Emilia Romagna può determinare la vittoria

Qualunque cosa si pensi delle sue idee, della sua politica e dei suoi comportamenti, non si può non convenire sul fatto che Matteo Salvini abbia comunque un grande fiuto, e grazie a questo dono riesca a intercettare un ampio consenso. Si spiega così anche l'ultima trovata di far trapelare la notizia di un incontro con il cardinale di Bologna Matteo Zuppi, pastore che ha posizioni molto vicine a quelle di Papa Francesco.
Indiscrezione pubblicata pure dall'autorevole Corriere della Sera ma poi smentita dallo stesso Salvini, che evidentemente valuta comunque positivo che il proprio nome sia associato a quello del neo porporato. Quando era ministro dell'interno, la stessa modalità era stata utilizzata per annunciare un colloquio con Papa Francesco, che anche in quel caso in realtà poi non c'era stato. "I riservatissimi incontri di Salvini con uomini di Chiesa, così riservati che fonti evidentemente salviniane li fanno subito uscire sui giornali, rivelando un'affannosa ricerca di benedizione", commenta l'ottimo vaticanista Iacopo Scaramuzzi.
Al di là delle considerazioni per le quali alcuni cardinali, segnatamente l'ultraconservatore americano Leo Burke e l'ex presidente della Cei, Camillo Ruini, sono ben lieti di incontrarlo ed altri, non solo Zuppi ma anche l'attuale presidente della Cei Gualtiero Bassetti, fanno in modo di evitare queste occasioni, il dato che risulta più evidente è che nei calcoli di Salvini il voto dei cattolici in Emilia Romagna può determinare la vittoria. Non lo ammetterebbe mai, ma probabilmente è questo il motivo che spinge il leader della Lega ad ostentare la devozione alla Vergine Immacolata, con i continui richiami alla propria fede mariana testimoniata baciando il rosario.
Le incognite del voto cattolico nella terra di Peppone e Don Camillo
Lo scenario nel quale si colloca tutto questo è lo stesso in cui Giovannino Guareschi ambientò le appassionanti vicende di Don Camillo e Peppone, che in qualche modo tornano a confrontarsi in questa campagna elettorale regionale, probabilmente decisiva per le sorti anche del governo nazionale. Solo che gli schieramenti oggi sono mutati nel senso di una maggiore polarizzazione.
Anche se “Il piccolo mondo” di Guareschi raccontava le contraddizioni di un Pci ben lontano dal compromesso storico, certo ne metteva in luce i lati positivi, la lealtà ad esempio e l’attenzione ai poveri ai quali si doveva comunque rendere giustizia o almeno tentare. E alla fine il giudizio morale sui due protagonisti non differiva molto, entrambi erano comunque classificati come buoni.
A Don Camillo – come amici e familiari chiamano il cardinale Ruini – oggi non viene perdonato invece “il suo atteggiamento benevolo verso Salvini”. “Dobbiamo dire che è del tutto simile a quello che altri prelati, a suo tempo, ebbero nei confronti di Mussolini. Purtroppo la storia insegna che non basta proclamare alcuni valori umani fondamentali, giustamente cari alla Chiesa, se poi si negano le libertà democratiche e i diritti civili e sociali dei cittadini”, tiene a chiarire il gesuita Bartolomeo Sorge, novant'anni, che punta l'indice contro la benedizione politica che il cardinale ha dedicato al leader del Carroccio qualche giorno fa.
Intervistato dall'Espresso, padre Sorge rileva che "nella storia della Chiesa italiana, Ruini è l'ultimo epigono autorevole della stagione di Papa Wojtyla: Giovanni Paolo II, dedito totalmente alla sua straordinaria missione evangelizzatrice a livello mondiale, di fatto rimise nelle mani di Ruini le redini della nostra Chiesa, nominandolo per 5 anni segretario generale della Cei, per 16 anni presidente dei vescovi e per 17 anni vicario generale della diocesi di Roma".
A Ruini che considera irrilevante e finito il ruolo del "cattolicesimo politico di sinistra", Sorge replica che "una opinione personale, per quanto autorevole e degna di rispetto, non riuscirà mai a cambiare la storia o a riscriverla in modo diverso da quella che essa veramente fu".
Nella scia di padre Sorge si colloca anche un altro gesuita, Francesco Occhetta, redattore della rivista Civiltà Cattolica,intervenuto sul palco della tre giorni del Pd “Tutta un'altra storia - Gli anni '20 del 2000”, che ha avuto parole di elogio e di ammirazione per le “Sardine contro Salvini” che hanno riempito con 15 mila persone Piazza Maggiore a Bologna nello stesso giorno del comizio di Salvini al Pala Dozza: "Quello che è successo a Bologna è importante, lo sdegno di persone che non hanno ancora fatto una scelta: l'indignazione diventa una prospettiva per cambiare il mondo", ha osservato il religioso.
L’invito a non dividersi tra credenti e non credenti
"Non dobbiamo più dividerci tra credenti e non credenti - ha esortato padre Occhetta - ma tra chi usa parole di speranza echi usa parole di odio, tra chi ha slogan inclusivi e chi divisivi". "Dovete capire dove volete andare e offrire parole di vita al Paese, ne ha bisogno. Recuperiamo le parole comunità, contatto, cooperazione, complessità, consenso,sono piene di vita per la politica" ha detto il gesuita invocando una"operazione più che politica culturale: dovete aprire le vostre sale,incontrare. Oggi servono competenze, serve connettere le esperienze che il Paese ha e serve far partire i grandi processi. Voi avete capacità e tradizione per farlo. Tornare al popolo, non stare sulla tattica, rilanciare un grande progetto umano, dare speranza e rappresentanza a chi non ce l'ha".
Un appello raccolto dal Popolo della Famiglia. "In queste ore sono tutti preoccupati unicamente ad apparire robusti nei numeri delle diverse manifestazioni di piazza. Tutti presi da riempire palazzetti dello sport o piazze delle grandi città. Nessuno si prende cura delle stupende comunità del nostro Appennino e delle nostre campagne. Noi della lista Il Popolo della Famiglia - Insieme per l’Emilia-Romagna saremo ogni giorno ad ascoltare queste terre abbandonate dalla politica dei grandi partiti per creare le condizioni di un futuro migliore rispetto allo spopolamento attuale: incentivi e defiscalizzazioni per chi fa impresa, piano casa per chi mette su famiglia e una seria strategia di rilancio infrastrutturale. Servono 5 anni di buon governo per riportare queste meravigliose terre di nuovo a splendere", assicura da parte sua il coordinatore nazionale del Popolo della Famiglia per l'Italia Settentrionale, Mirko De Carli.
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