Papa Francesco e il dolore dei giovani
Il pontefice mette in guardia contro la "colonizzazione ideologica" di altri Paesi e i social network che possono diventare "un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza"

"Non possiamo essere una Chiesa che non piange di fronte ai drammi dei suoi figli giovani". Questo monito di Papa Francesco sintetizza il significato profondo dell'Esortazione Apostolica "Cristo vive" che raccoglie quanto emerso dal Sinodo 2018 dedicato alla condizione giovanile. "Non dobbiamo mai - avverte Bergoglio rivolto ai vescovi di tutto il mondo - farci l’abitudine, perché chi non sa piangere non è madre. Noi vogliamo piangere perché anche la società sia più madre, perché invece di uccidere impari a partorire, perché sia promessa di vita. Piangiamo quando ricordiamo quei giovani che sono morti a causa della miseria e della violenza e chiediamo alla società di imparare ad essere una madre solidale. Quel dolore non se ne va, ci accompagna ad ogni passo, perché la realtà non può essere nascosta".
Non anestetizzare i giovani
Davanti al dolore dei ragazzi, scrive il Papa, "la cosa peggiore che possiamo fare è applicare la ricetta dello spirito mondano che consiste nell’anestetizzare i giovani con altre notizie, con altre distrazioni, con banalità. A volte il dolore di alcuni giovani è lacerante; è un dolore che non si può esprimere a parole; è un dolore che ci colpisce come uno schiaffo", osserva il Papa.
“Possa sempre esserci una comunità cristiana vicino a un giovane che soffre, per far risuonare quelle parole con gesti, abbracci e aiuti concreti!", chiede convinto che in un mondo come quello di oggi nel quale, in Occidente, il suicidio rappresenta la seconda causa di morte per i giovani fino a 30 anni, e nel Sud la mortalità precoce è ancora endemica, e continua a falcidiare le generazioni del terzo millennio, la proposta da fare non può essere che questa: "Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò – confida – le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!».
Proprio l’affermazione "Christus vivit" dà il titolo all’Esortazione Apostolica postsinodale firmata dal Papa lunedì 25 marzo nella Santa Casa di Loreto e indirizzata «ai giovani e a tutto il popolo di Dio». Nei nove capitoli – divisi in 299 paragrafi – il Papa spiega di essersi lasciato «ispirare dalla ricchezza delle riflessioni e dei dialoghi del Sinodo» dei giovani, celebrato in Vaticano nell’ottobre 2018.
Papa Bergoglio riconosce che ci sono giovani i quali sentono la presenza della Chiesa "come fastidiosa e perfino irritante". Un atteggiamento che affonda le radici "anche in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la sensibilità dei giovani; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società".
I falsi appoggi di chi vuole depredare
È vero, spiega Francesco, che "i potenti forniscono alcuni aiuti, ma spesso ad un costo elevato. In molti Paesi poveri, l’aiuto economico di alcuni Paesi più ricchi o di alcuni organismi internazionali è solitamente vincolato all’accettazione di proposte occidentali in materia di sessualità, matrimonio, vita o giustizia sociale. Questa colonizzazione ideologica danneggia in modo particolare i giovani". Il Papa mette in guardia dalla cultura di oggi che presenta il modello giovanile di bellezza e usa i corpi giovani nella pubblicità: "non è un elogio rivolto ai giovani. Significa soltanto che gli adulti vogliono rubare la gioventù per sé stessi".
Accennando a "desideri, ferite e ricerche", Francesco parla della sessualità: "in un mondo che enfatizza esclusivamente la sessualità, è difficile mantenere una buona relazione col proprio corpo e vivere serenamente le relazioni affettive». Anche per questo la morale sessuale è spesso causa di «incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa" percepita "come uno spazio di giudizio e di condanna", nonostante vi siano giovani che si vogliono confrontare su questi temi.
Mentre, di fronte agli sviluppi della scienza, delle tecnologie biomediche e delle neuroscienze, il Papa ricorda che "possono farci dimenticare che la vita è un dono, che siamo esseri creati e limitati, che possiamo facilmente essere strumentalizzati da chi detiene il potere tecnologico".
Il monito sul digitale
Francesco affronta inoltre anche il tema – oggi centrale per i giovani – dell’ambiente digitale, che ha creato un nuovo modo di comunicare e che può facilitare la circolazione di informazione indipendente». In molti Paesi, il web e i social network sono ormai un luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i giovani". Ma anche "un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza", fino al caso estremo del dark web.
I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta… Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo".
Non si deve dimenticare che nel mondo digitale operano giganteschi interessi economici", capaci di creare «meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico». Ci sono circuiti chiusi che "facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio… La reputazione delle persone è messa a repentaglio tramite processi sommari on line . Il fenomeno riguarda anche la Chiesa e i suoi pastori".
Secondo il Papa, "la gioventù non è un oggetto che può essere analizzato in termini astratti. In realtà, ‘la gioventù’ non esiste, esistono i giovani con le loro vite concrete”. E qui ricorda i “santi giovani” – da San Sebastiano a Chiara Badano – e ricorda che in un’epoca in cui i giovani contavano poco, alcuni testi mostrano che "Dio guarda con altri occhi" e presenta brevemente figure di giovani dell’Antico Testamento: Giuseppe, Gedeone, Samuele, il re David, Salomone e Geremia, la giovanissima serva ebrea di Naaman e la giovane Rut. Ma soprattutto "Gesù, l’eternamente giovane, vuole donarci un cuore sempre giovane". Il Vangelo, nota, condanna "il fatto che gli adulti del tempo guardavano con disprezzo i più giovani o li tenessero al loro servizio in modo dispotico"
La disoccupazione che mortifica i ragazzi
Per quanto riguarda il lavoro, il Papa scrive: "Invito i giovani a non aspettarsi di vivere senza lavorare, dipendendo dall'aiuto degli altri. Questo non va bene, perché «il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev'essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze".
Nel documento il Papa denuncia infine che i giovani sperimentano forme di esclusione e di emarginazione, afferma a proposito della disoccupazione giovanile: "È una questione… che la politica deve considerare come una problematica prioritaria, in particolare oggi che la velocità degli sviluppi tecnologici, insieme all'ossessione per la riduzione del costo del lavoro, può portare rapidamente a sostituire innumerevoli posti di lavoro con macchinari».
E ai giovani il Papa consegna poi una raccomandazione precisa, rivolgendosi a ognuno di loro con il tu: "non puoi vivere senza lavorare e che a volte dovrai accettare quello che trovi, ma non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai definitivamente una vocazione, non darti mai per vinto".
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it