La Chiesa si assume l'onere dei migranti salvati in mare. Ma riceve insulti e minacce

Scappano da condizioni disperate, ma accoglierli oggi è diventato un demerito, una colpa. Cosa ci sta succedendo? 

migranti chiesa 
Vincenzo PINTO / AFP
Papa Francesco a Camerino


Lettere anonime, scritte sui muri, minacce sui social network: tutto questo subisce la Chiesa italiana ogni volta che - come ieri - ha annunciato di volersi assumere l'onere per il mantenimento di 50 dei 116 migranti salvati dalla Guardia Costiera e che il ministro dell'Interno Matteo Salvini tratteneva a bordo della Nave Gregoretti, dove sono rimasti per giorni a bordo con un solo bagno a disposizione e dunque condizioni inumane, in attesa che i governi europei si accordassero su come dividerseli. Il che è stato reso possibile alla fine dalla decisione coraggiosa e ammirevole della Cei. Ma che una buona parte dei fedeli mostra invece di non condividere. 

"Il fascismo aveva operato su di noi, come su quasi tutti gli italiani, estraniandoci e facendoci diventare superficiali, passivi e cinici”, denunciava Primo Levi, lo scrittore msrtire di Auschwitz, del quale ricorre il Centenario della nascita e che Mattarella ha definito ieri in un messaggio "testimone per diritto e per dovere". Ebbene, per una semplice coincidenza temporale l'anniversario di Primo Levi è caduto in quella giornata particolare nella quale sfidando di fatto l'opinione pubblica i vescovi hanno fatto prevalere il valore della persona assumendosi sussidiariamente un onere economico che competeva invece allo Stato e indirettamente alla UE. 
 

Le parole di padre Zanotelli: ci ricorderanno come i nazisti

"Ci ricorderanno, noi italiani di oggi che assistiamo zitti ai respingimenti e ai mancati salvataggi in mare, come quella maggioranza silenziosa che lasciò deportare gli ebrei", grida Alex Zanotelli, il missionario comboniano che rientrato per ragioni di età e di salute dall'Africa a Napoli condivide la vita dei ragazzi di strada. Testimone anche lui come Levi dell'inferno dei campi di concentramento di oggi, ad esempio la discarica di Korogocho, alla periferia di Nairobi dove sopravvivono tutte le vittime del Sistema: "i lebbrosi, le prostitute, i poveri, gli affamati, i diseredati, le vedove che vedono nei comboniani che stanno lì con loro nella merda, nella puzza, un segno di speranza, di tenerezza"

"A volte - racconta padre Alex - è la gente stessa che ci dice, durante la preghiera: 'Signore, ti ringraziamo perché Antonio, Gianni potrebbero essere sull’erba fresca a Ngong Road, a recitare le loro preghiere. Invece sono qui, sono qui con noi ed è segno che Tu non ti sei dimenticato di noi'. Ecco il significato: proprio come ha fatto Gesù, anche noi abbiamo guardato ai più emarginati dentro Korogocho. Ce ne sono molti... Li abbiamo identificati, per esempio, nella gente della discarica, gente disprezzata da tutti. La discarica è una collina davanti a Korogocho sulla quale arrivano centinaia di camion ogni giorno: scaricano i rifiuti della nettezza urbana (sono i rifiuti dei ricchi, non c’è nettezza urbana per i poveri a Nairobi)". 

Da tutto questo fuggire - per chi può farlo - è certamente un diritto. E questo diritto a emigrare è riconosciuto dall'Onu e dalla Dottrina Sociale cristiana, con un pronunciamento di Benedetto XVI, Papa utilizzato invece pretestuosamente come contraltare del contestato Francesco che dei migranti dice esatramente la stessa cosa. 
 

La ragazza fatta affogare dagli scafisti e la denuncia dell'arcivescovo Perego

Ma davanti al dramma di quelli che rischiano di morire nel Mediterraneo (e uno di loro su sei muore), di quelli detenuti in Libia, e di quelli che trovano i nostri porti chiusi, mentre Papa Francesco alza la voce per chiedere di salvarli, sembra che “anche nelle nostre comunità, tante volte, ci sia l’incapacità di comprendere il valore di questo magistero”, osserva l’arcivescovo di Ferrara ed ex direttore della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, ospite della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca che proprio ieri, altra coincidenza, celebrava la Giornata dei migranti sul lungomare di Felloniche (Castrignano del Capo) dove la messa presieduta da mons. Perego, con il vescovo locale, mons. Vito Angiuli, e i sacerdoti della diocesi, ha anche commemorato la ragazza somala, il cui corpo fu rinvenuto proprio nelle acque di Felloniche l’11 gennaio 2016.

“La Giornata dei migranti e il Meeting internazionale dei giovani per la Pace nel Mediterraneo (10-14 agosto), che si concluderà a Santa Maria di Leuca, sono tappe importanti – spiega mons. Perego – per accompagnare la Chiesa a riflettere sull’importanza del mondo delle migrazioni, mondo provvidenziale. Le migrazioni rigenerano le nostre comunità, ridanno vita e ridanno futuro. Credo che le migrazioni sono l’altro che oggi ci interpella in maniera forte. Come ha ricordato Papa Francesco in più occasioni, non possiamo considerare secondario questo tema della migrazione rispetto, ad esempio, a quello della bioetica. Sono tutti temi che riguardano la vita, la vita delle persone, tante volte le persone più deboli, più dimenticate e più sfruttate, e lo ha sottolineato il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e rifugiato 2019, che si celebra il prossimo 29 settembre. I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili ci aiutano a leggere i ‘segni dei tempi’. Attraverso di loro il Signore ci chiama a una conversione, a liberarci dagli esclusivismi, dall’indifferenza e dalla cultura dello scarto”.

Questa nel Salento, aggiunge il presule, “è una giornata per ricordare anzitutto i 370 mila migranti pugliesi che sono nel mondo, in 160 nazionalità diverse; per ricordare i 130 mila immigrati presenti in questa terra; per ricordare anche la morte di una ragazza somala gettata in questo mare dagli scafisti nel 2016 e ritrovata annegata. È una giornata per ricordare i 15 mila morti nel nostro Mediterraneo negli ultimi cinque anni: morti che sono tante volte dimenticati, su cui scende il silenzio, il silenzio della comunicazione, il silenzio della politica, italiana ed europea. Un silenzio che diventa tante volte complicità, perché si abbandonano queste persone nel Mediterraneo, non si riesce a costruire un percorso che sia veramente di tutela. Questa Giornata dei migranti qui a Santa Maria di Leuca diventa un’occasione per essere veramente vicini a queste persone e ricordare alle nostre comunità l’importanza di questo segno dei tempi che sono le migrazioni”.

Purtroppo "la politica tante volte è schiacciata sul presente e dimentica il futuro, dimenticando quindi il valore aggiunto dei migranti”.

 



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