Papa Francesco è un uomo capace di mettersi in discussione. Lo abbiamo visto al ritorno dall’ultimo viaggio in America del Sud, quando ha deciso di inviare l’arcivescovo di Malta Charels E. Scicluna in Cile per una più approfondita indagine riguardo al “caso Barros” dopo aver respinto veementemente durante la visita ogni accusa verso quel vescovo, creando così un senso di angoscia nelle vittime che denunciano gli abusi e spesso non hanno prove di quello che hanno subito se non le loro ferite inguaribili. Intervenne come è noto il cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e campione nella lotta alla pedofilia nella chiesa statunitense, dove ha ereditato lo scomodo posto di arcivescovo di Boston dal cardinale Law che se ne fuggì a Roma.
Le parole di Francesco in Cile
“È comprensibile che le parole di Papa Francesco in Cile siano state fonte di grande dispiacere per le vittime di abusi sessuali da parte del clero”, disse il porporato secondo il quale la risposta del Papa ai giornalisti cileni sul caso del vescovo di Osorno, Juan Barros (“il giorno che mi portano prove contro il vescovo Barros, parlerò. Non c’è una sola evidenza contro di lui. Questa è calunnia. Chiaro?”) rischiava di scoraggiare le vittime di abusi. Infatti se la Chiesa sostenesse che “se non riesci a dimostrare le tue lamentele, allora non ci si crederà” questo significherebbe “abbandonare coloro che hanno subito illecite violazioni della loro dignità personale”, che si sentirebbero relegati “all’esilio del discredito”.
Papa riconosce fallimenti della Chiesa
“Non essendo stato personalmente coinvolto nel situazioni che sono state oggetto dell’intervista del Papa, non posso spiegare – precisò O’Malley – perché il Santo Padre abbia scelto le parole che ha usato nella sua risposta. Ma quello che so davvero è che Papa Francesco riconosce pienamente gli enormi fallimenti della Chiesa e del suo clero che hanno abusato di bambini, e l’impatto devastante che questi crimini hanno avuto sulle vittime che ama particolarmente”.
La conferma di Sean O'Malley
Una presa di posizione molto ferma, che Francesco (a differenza dei media) ha interpretato però come un aiuto e non come un atto di ribellione, tanto che sabato 17 febbraio ha confermato il cardinale O’Malley nel suo incarico alla guida della Pontificia Commissione per la protezione dei minori e ha rinnovato questo organismo consultivo nominandone i sedici membri, tra cui nove nuovi. Ma soprattutto Papa Francesco ha accettato di creare un “Gruppo Consultivo Internazionale di Sopravvissuti”, una nuova struttura, cioè, “definita dalle voci di vittime/sopravvissuti e fondata sull’esperienza del Survivor Advisory Panel della Commissione Nazionale Cattolica per la Tutela in Inghilterra e Galles”.
E già “sono state intraprese consultazioni per diversi mesi allo scopo”, sottolinea un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede. La Baronessa Hollins, un membro fondatore della Pontificia Commissione per la protezione dei minori, rivela una nota vaticana, “ha presieduto il gruppo di lavoro per ricercare e sviluppare una proposta sull’ISAP e guiderà la presentazione negli incontri della Plenaria di aprile”. “Gli obiettivi di questo gruppo – conclude il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – includono lo studio della prevenzione degli abusi dalla prospettiva dei sopravvissuti e la proattività nell’accrescere la consapevolezza del bisogno di cura e riconciliazione per ciascuna persona ferita da un abuso”.
Il demone dell’età di mezzo
L’iniziativa di un Gruppo internazionale dei sopravvissuti agli abusi testimonia meglio di qualunque proclama da che parte sta la Chiesa di Francesco che ha anche incluso alcune vittime nella Pontificia Commissione, nonostante nella precedente consiliatura le due vittime presenti soffrirono molto per la sensazione di scontrarsi con un muro di gomma. Il caso più doloroso è stato quello di Peter Saunders, l’attivista inglese impegnato nella difesa dei bambini dagli abusi sessuali (dei quali lui stesso é stato vittima) che l’anno scorso ha lasciato definitivamente la Pontificia Commissione per la difesa dei minori dalla quale si era “autosospeso” su richiesta del Vaticano in seguito a una dura polemica con il cardinale George Pell, attualmente anche lui “autosospeso” dai suoi incarichi in Vaticano a seguito delle gravi accuse mossegli dalle autorità giudiziarie dell’Australia. Saunders era a Santiago del Cile nei giorni precedenti alla visita del Papa per unirsi ai fedeli di Osorno nella richiesta di dimissioni del vescovo Barros e certamente sarà “recuperato” alla lotta di Francesco contro gli abusi attraverso il “Gruppo”.
I sacerdoti e lo 'zio zitello'
Colpisce dunque la capacità del Papa di aprirsi, dialogare e se necessario anche cambiare il proprio atteggiamento. Tutti i pastori debbono saper fare questo nell’ottica di una “teologia“ del popolo che li vede camminare non sempre davanti al gregge, ma spesso anche al suo fianco o anche dietro, fidandosi del “fiuto” dei fedeli. E’ un attitudine che dovremmo avere anche noi genitori, che invece spesso andiamo inutilmente allo scontro con i figli, che bisogna invece saper incoraggiare ad essere se stessi, ovvero diversi da noi. In proposito Papa Bergoglio proprio giovedì scorso, incontrando il clero romano in San Giovanni al Laterano, ha evocato "un'immagine prendendola dalla famiglia: per descrivere il sacerdote che non riesce a superare questo, a maturare in questo tempo, è la figura dello 'zio zitello'. Sono bravi, gli zii zitelli, perché – ha confidato - ne avevo due, ci insegnavano le parolacce, ci davano le sigarette di nascosto, sempre… ma non erano padri!".
“Per un prete - ha detto ancora Francesco - l’età che va dai 40 ai 50 anni circa è decisiva. Cadono spesso i perfezionismi moralistici, si è coscienti esperienzialmente di essere peccatori – e questo è molto buono, di quell’età. Tanti ideali apostolici si ridimensionano, l’appoggio della famiglia di origine si affievolisce, i genitori si ammalano, sovente anche la salute inizia a dare qualche problema.
La crisi di mezza età
Sarebbe un tempo propizio per scegliere il Signore, ma spesso non abbiamo gli strumenti per riorientare la crisi di mezza età – così si chiama questa – verso una elezione gioiosa e definitiva. Il super-lavoro – alle volte è suicida – il superlavoro dispersivo ci ha disabituati a prenderci cura di noi stessi proprio nel momento in cui ce ne sarebbe più bisogno". In merito il Papa he evocato l'immagine del démon de midi! "Il demone di mezzogiorno… Noi in Argentina lo chiamiamo 'el cuarentazo'. A quaranta, tra quaranta e cinquanta, ti viene questo… E’ una realtà. Alcuni ho sentito che lo chiamano “adesso o mai più”. Si ripensa a tutto e [si dice] 'o adesso o mai più'. E succede – perché questo è un problema umano – succede come nel matrimonio: non ci sono più innamoramento, entrare in amore, nella emozione giovanile… Le cose si sono calmate, vanno in un altro modo. Ma rimane, quella sì, una cosa che dobbiamo cercare dentro: il gusto dell’appartenenza. Questo rimane. Il piacere di essere insieme a un corpo, di condividere, di camminare, di lottare insieme: questo, nel matrimonio e anche per noi. L’appartenenza. Com’è la mia appartenenza alla diocesi, al presbiterio?… Questo rimane. E dobbiamo farci forti in quel momento per fare il passo avanti. Come per i coniugi: hanno perso tutto quello che era più giovanile, ma il gusto dell’appartenenza coniugale, questo rimane. E lì, cosa si fa? Cercare aiuto, subito. Se tu non hai un uomo prudente, un uomo di discernimento, un saggio che ti accompagni, cercalo, perché è pericoloso andare avanti da soli, in questa età".