Martina e Anastasio da 9 nella prima serata live di XFactor 2018. Le pagelle
Bene anche Bowland e Naomi Rivieccio. Giusta l'eliminazione di Matto Costanzo, sottotono Gassman e Luna. I nostri voti

Prima serata dei Live di XFactor 2018, andata in onda in diretta giovedì 25 ottobre 2018.

Seveso Casino Palace: 7,5
Tocca alla band milanese rompere il ghiaccio e lo fa bene interpretando “Giovane Fuoriclasse” di Capo Plaza, in una versione decisamente migliore dell’originale, cosa non così insolita a XFactor, questo perché non tutti i concorrenti sono degli sprovveduti, ma soprattutto perché non tutti quelli che fanno successo sono sti gran fenomeni. Sarebbe bello credere che Lodo sapendolo abbia calcolato la cosa in fase di assegnazione, lui però dice che voleva semplicemente che cantassero qualcosa che li facesse divertire e loro, nonostante la cantante sia stata costretta a girare per il palco cantando con la testa dentro un rombo, metafora di non si sa bene cosa, sembrano si siano divertiti. La Maionchi fa notare che il testo non si è capito poi tantissimo, Fedez fa notare che non è questa gran perdita. Noi siamo d’accordo con lui. Agnelli fa notare che devono crescere come band e anche questo è vero.

Leo Gassmann: 6,5
Mara Maionchi se ne sbatte altamente di creare star, di sfidare la sorte assegnando roba che non c’entra niente con chi la canta giusto per vedere l’effetto che fa. Cosa può fare Gassmann, che per quei 12 italiani che ancora non lo sanno o non l’hanno mai visto in faccia, è l’ultimo artista della prestigiosa stirpe, è chiaro. Il ragazzo, nonostante sia stato tradito da una visibile quanto comprensibile emozione porta a casa il risultato: canta bene il pezzo assegnatogli, “Broken Strings” di James Morrison, e manda in visibilio una marea di telespettatrici che stanotte piangeranno sommessamente sovrastate dalla panza del compagno. I giudici gli rimproverano il suo essere troppo impostato, troppo teatrale, ed è effettivamente una cosa che distrae da un canto che comunque non va molto oltre l’intonazione. Sarà dura accettare quando il televoto lo manderà avanti solo per il suo bel viso, che gli altri concorrenti comincino a farsene una ragione.

Luna: 6
La ragazzina, appena sedicenne, è chiamata a salire per la prima volta su un palco così caldo, cantando dentro una coreografia “E.T.” di Katy Perry, una che potrebbe essere sua zia. Forse troppo per la giovincella, che pur confermando le doti canore si vedeva che stava lì a prendere le misure. L’impressione è quella di un’adolescente che scherza a fare la popstar nella sua cameretta con una spazzola per microfono quando improvvisamente i muri svaniscono e si ritrova davanti ad un pubblico. La strada è questa, pur non vedendo nel mercato discografico italiano precedenti particolarmente fortunati rispetto a un genere che non è molto nelle nostre corde, però avrà ancora il tempo di farci vedere cosa sa fare.

Renza Castelli: 6
Quanto è bella Renza Castelli, quanto ci mancherà Renza Castelli quando tornerà a casa con la sua chitarrina. Fedez, non pago della squadra decisamente inferiore rispetto agli avversari, le assegna “Ragamuffin” di Alborosie, un pezzo non solo molto difficile ma che poteva risultare ostico ad un pubblico televisivo. Per completare l’opera la vestono strafiga manco dovesse fare da testimone per un matrimonio reale. I giudici ragionano sul vederla prima o poi senza chitarra, a noi maschietti va benissimo finché c’è, con o senza chitarra, anzi se volete potete anche non farla cantare affatto, l’impressione è che non si perda poi questo granché. Ma la sufficienza per aver portato a casa il pezzo con estrema dignità è totalmente guadagnata sul campo. Brava.

Red Bricks Foundation: (4,5)
Ci sono quei giovani che ti fanno sentire vecchio perché li invidi e quei giovani che ti fanno sentire vecchio perché ti costringono a fare il vecchio, anche quando tutto sommato non lo sei poi così tanto. La band romana fa parte certamente della seconda categoria. Il commento di Manuel Agnelli riguardo la loro versione di “New Rules” di Dua Lipa (ottima l’assegnazione di Guenzi), è il più giusto: “non c’è bisogno di fare così”. I Red Bricks Fondation sembrano attori ingaggiati per interpretare, in un qualche film americano anni ’80 di scarsissima qualità, il ruolo della rock band di successo, sperando, tra l’altro, che in post-produzione il cantante venga doppiato perché in certi frangenti risulta davvero inascoltabile. L’esibizione è stata un continuo, insopportabile, sciorinamento di luoghi comuni su come si dovrebbe fare rock. Questo farebbe ridere su qualsiasi palco del mondo, figuriamoci su quello di un talent televisivo. A dispetto di ciò che sostiene il loro giudice, spiace tanto, ma tutta questa autenticità non la si sente proprio. “C’è bisogno di qualcuno che faccia questo genere di cose” continua Agnelli, ma che le faccia davvero essendo in grado di farle, aggiungiamo noi. Piccola appendice felice, i passi avanti rispetto agli Home Visit sono da gigante, ha ragione la Maionchi “Li mortacci vostri…”, ma non basta a salvarli dall’essere i meno votati della prima manche. Giustamente.

Anastasio: (9)
Sto ragazzo spegne le telecamere, fa sparire ogni cosa, dal pubblico ai quattro giudici di fronte a lui, fino ai ballerini dietro. La Maionchi, che si ripete brava, ma anche discretamente furba nelle assegnazioni, sa che lui penna in mano tira come un treno, allora con ogni probabilità sarà questo il suo percorso: prendere un bel brano, scriverci sopra, farlo diventare indiscutibilmente un proprio brano, cantarlo con un’interpretazione che farebbe venire i brividi se non facesse venire i brividi l’idea di avere i brividi guardando uno show televisivo, e andare avanti nel programma finché il televoto lo vorrà. Ne vedremo delle altre da lui, molte altre, ben oltre XFactor, perché al momento uno come lui nella discografia italiana non c’è. Aveva messo becco su “Generale” di De Gregori ed era andata benissimo, la Maionchi gli affida “C’è tempo” di Fossati e forse va ancora meglio. Viene immediatamente l’impeto di pensare che con una situazione così frivola c’entri poco o niente, se XFactor ha bisogno di lui, lui certamente non ha bisogno di XFactor. Dovrebbero ringraziarlo di esserci. Noi personalmente lo faremo, pensiamo, da qui all’ultima puntata.

Naomi: 8
Che Naomi fosse brava si sapeva, che fosse la più brava nel tridente della squadra di Fedez si strasapeva, che avesse bisogno di un rifacimento totale del look, dalla testa ai piedi, anche questo era apparso immediatamente evidente; che riuscisse a prendere “Love On Top” di Beyoncé per spaccare il palco di XFactor già alla prima puntata ce l’aspettavamo meno. Anche il suo giudice sembrava felicemente sorpreso. Che dire? Se la ragazza riuscirà ad andare avanti assumendo sicurezza senza perdere la sua goffa, simpatica e tenera umanità chissà che non possa portare Fedez a giocarsi questa partita fino in fondo, anche quando, e accadrà presto, sarà costretto a giocare con un’unica punta.

Bowland: 9
La versione di “Sweet Dreams” cantata dalla band persiana ma di adozione fiorentina non assomiglia a quella degli Eurythmics e non c’entra nulla con quella altrettanto bella di Marylin Manson. È la loro versione e questo già di per sé significa qualcosa. Manuel Agnelli lo ha detto chiaramente “potreste già fare un album” e andare per la vostra strada (in realtà un album in circolo già ce l’hanno e negli ultimi giorni sta letteralmente spopolando su Spotify), ma è d’accordo con Fedez quando dice che ad un pubblico televisivo prima o poi questa raffinatezza romperà le scatole. Ahinoi, siamo d’accordo, anzi, siamo piuttosto sicuri che la cosa accadrà, non in fretta ma accadrà. Ciò non toglie, anzi, che siano musicisti preparati con un’idea ben precisa di ciò che fanno e che la cantante sia semplicemente, meravigliosamente, ipnotica. Wow.

Sherol Dos Santos: 7,5
Ok, diciamolo subito sperando di non doverci tornare più: la giovane Sherol, senza alcun dubbio la voce migliore mai sentita a XFactor, è nera. Se chiudiamo gli occhi quando canta ce ne accorgiamo; se li apriamo mentre non canta ce ne accorgiamo; non c’è mica bisogno di vestirla come Whoopi Goldberg in versione Deloris Van Cartier per accentuarlo. Agnelli le assegna “Can’t feel my face” di The Weeknd, un pezzo che, ha ragione Fedez “un po' la disinnesca”, senza parlare del ballo, la ragazza si muove decisamente come se non avesse ben digerito un manico di scopa. Quanto importa tutto ciò? Zero. Perché ha una voce talmente potente, coinvolgente, stupenda e matura, che per quanto ci riguarda possiamo già incidere il suo nome nell’albo d’oro e andare a dormire. Ma questo ci toglierebbe la gioia di ascoltarla ancora e anche di levarci la curiosità di stare a vedere come reagirà il pubblico televisivo di fronte a cotanta grandezza.

Emanuele Bertelli: 6
C’è qualcosa in questo ragazzo che non convince. Forse il fatto di essere distratti, ogni volta che lo si sente cantare, da un fastidioso senso di deja-vu, forse perché la sua voce è importante, sarebbe da sordi metterlo in dubbio, ma è anche vero che risulta acerba, com’è giusto che sia per un under come lui, ed è qualcosa che la rende vuota e fine a se stessa. Ha cantato male “Impossible” di James Arthur? No. Però la cosa è volata via liscia senza lasciare strascichi di pensiero. Non ci ha portati da nessuna parte. Eravamo lì e siamo rimasti lì. E lì è uno studio televisivo, niente di particolarmente esaltante. La Maionchi con lui fa tripletta alla ruffianeria, il pezzo gli si cuce addosso perfettamente ma così non si vince XFactor né si crea alcun percorso, così si va a casa. Qualora la discografica avesse voglia di cimentarsi in qualche azzardo forse potrebbe utilizzare lui. Sennò lo saluteremo presto.

Matteo Costanzo: 5
Per prevedere che il cantautore e produttore romano sarebbe tornato presto a casa non serviva certo un cartomante particolarmente bravo. Spiace dirlo ma lo ha fatto notare anche Manuel Agnelli con un garbo che noi teniamo da parte per eventi più incravattati “non è che non ci siano i contenuti, manca un po' la personalità”. Lo avevamo definito un Gio Sada vagamente più triste e vederlo in ginocchio su quel palco davanti a milioni di persone che lo guardavano mentre si sbracciava in maniera inconsulta, dobbiamo ammetterlo, ha messo addosso una tristezza infinita. Al netto della quota maschile in squadra, fatichiamo a capire il motivo che ha spinto un giudice esperto come Fedez a portarselo ai live mandandolo letteralmente al macello. Non aveva una che fosse una possibilità di andare oltre un paio di puntate e presto ce lo dimenticheremo. Lascia il programma comunque con l’interpretazione più intonata della sua breve avventura.

Martina Attili: 9
L’avevamo presentata come la quota scommesse nella squadra di Agnelli ma dovremo presto ridimensionare la nostra opinione. Avevamo dato un 10 al frontman degli Afterhours proprio per aver avuto il coraggio di scommettere su di lei. Quando arriverà in finale non dite che non ve l’avevamo detto. La Attili sotto le mentite spoglie di ragazzina innocente dalla voce più fastidiosa di un graffio sulla lavagna, sul palco si trasforma in una tigre che con una semplicità disarmante fa tutto il pubblico sua preda. Il suo carisma è assoluto, ai limiti dell’impossibile se si considera che la ragazza ha solo sedici anni e ha già dimostrato enorme talento anche alla scrittura. Canta “Castle in the snow” di The Avener con una raffinatezza e leggerezza tali che ci ha ricordato quelle cantanti da night dal fascino disarmante che cantano da una vita sempre la stessa canzone regalando sempre le stesse emozioni. La giovine è una predestinata.
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