I memi sono utili a veicolare informazioni, emozioni, mode e tendenze. La comunicazione online ha cambiato il nostro modo di pensare e ciò sta influenzando in maniera sorprendente non solo gli umani, ma anche le macchine. Internet da questo punto di vista è quasi una sorta di nuovo brodo primordiale, dove l'unità di trasmissione culturale, il meme - unità di imitazione – replica e diffonde nuove idee, nuovi costrutti sociali derivanti dal continuo e reiterativo remix di parole e immagini.
Richard Dawkins ne “Il Gene Egoista” definisce gli esseri umani come «macchine da sopravvivenza, robot semoventi programmati ciecamente per preservare quelle molecole egoiste note sotto il nome di geni». Mentre i geni si accumulano nel pool genico grazie alle interazioni fisiche tra i corpi umani, i memi colonizzano le menti tramite un processo di contagio visuale, che è aumentato moltissimo grazie a internet, dove vive la mente collettiva che detiene il pool memico più grande di sempre.
La memetica viene studiata da diversi anni e ora è al centro del nuovo paradigma informazionale della società in rete, oltre a essere uno dei principali campi di sperimentazione, in ambito di comunicazione e persuasione sociale, advertising, propaganda digitale. Attraverso i memi si possono sintetizzare in maniera efficace pensieri e concetti, anche piuttosto complessi, unificando e amplificando le funzioni comunicative, grazie alla compresenza di elementi visuali, esperienziali, emozionali, contestuali e motivazionali.
La vulgata mainstream è attualmente piena di riferimenti alla memetica, non si tratta più di funzioni iniziatiche riservate a pochi eletti del web, a qualche frequentatore di Reddit e 4Chan, o prima ancora di IRC e dei forum. I fan delle serie tv comunicano coi memi, quelli sportivi pure, ormai anche le campagne elettorali non possono fare a meno della meme warfare, la guerriglia digitale a colpi di meme.
Il collettivo Clusterduck ha lanciato l'ashtag #MEMEPROPAGANDA, una sorta di chiamata alle armi per tutti i memers indipendenti, con l'intento di allestire una mostra transmediale che liberi il linguaggio memetico, portandolo a un nuovo livello di consapevolezza, artistica, espressiva ed evolutiva. La galleria è visibile fino al 30 giugno a questo indirizzo e l'intento di unire memetica e politica è evidente tanto per la selezione dei memi, quanto per la presenza di un saggio sul meme design di Geert Lovink, uno dei maggiori esperti di internet studies e di teoria critica dei media.
Abel Peirson e Meltem Toulnay della Stanford University hanno invece creato un modello di machine learning per la generazione automatica dei memi. I due ricercatori hanno dapprima alimentato l'intelligenza artificiale con un dataset di memi piuttosto importante, per quanto semplificato. L'algoritmo ha analizzato centinaia di tipi di memi, poi la rete neurale ha generato i propri, che in buona misura risultano essere indistinguibili da quelli umani.
Una metrica di giudizio sui memi è chiaramente sempre soggettiva, ma l'esperimento dimostra che l'intelligenza artificiale, opportunamente addestrata, può produrre contenuti non disprezzabili. L'articolo è consultabile qui. Di seguito uno dei memi “artificiali”.
Altro indizio che conferma quanto la memetica sia un argomento serissimo, è la ricerca effettuata dal prestigioso MIT di Boston sull'origine dei memi. In sintesi, alcune comunità marginali, apparentemente fuori dal mainstream di internet, come Reddit, 4Chan, per certi aspetti Twitter, riescono a influenzare tutte le altre, imponendo un'egemonia memetica. È come se i memi stessi diventassero armi di ingegneria sociale per catturare l'attenzione e focalizzare le comunità digitali su determinati trend topic.
Esempio lampante è Pepe The Frog, meme simbolo dell'alt-right americana, che ha contribuito all'ascesa politica di Donald Trump. L'immagine di seguito mostra i memi raggrupati a seconda dei principali cluster di utenza nel web, originariamente tutti provenienti da comunità marginali come il sottogruppo The_Donald di Reddit, il gruppo /pol di 4Chan e il nuovo social network Gab.
Il lato creativo della memetica è molto interessante, ugualmente ai processi partecipativi che si innescano all'interno delle comunità digitali e a quelli di disseminazione e diffusione sul web, ma il lato oscuro è rappresentato dalla possibilità di ingegnerizzare e “armare” questo tipo di comunicazione, per piegarlo agli interessi politici ed economici predominanti. La battaglia per i memi è già iniziata da tempo, ma è molto difficile prevedere qui e ora chi la vincerà.