"Reinvestire sul capitale umano e soprattutto sull’infanzia e sui diritti dei bambini è il modo più potente che abbiamo per guardare al futuro": lo affermava il 23 novembre 2017 Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare, in occasione del XX anniversario della Legge 285/97 per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza, "una legge ancora attuale — sono sempre parole di Vecchi — che ci interroga ulteriormente, specie nella società in cui viviamo, più impaurita, più insicura e più sola dal punto di vista dei legami sociali".
Eppure, nonostante questa forte presa di posizione da parte dei Comuni italiani, nella campagna elettorale che ha impegnato il nostro Paese i primi mesi di quest’anno i nostri concittadini più piccoli sono stati del tutto assenti, non pervenuti. Anche se fortunatamente le azioni politiche a favore di bambini e ragazzi non sono mancate negli ultimi anni: il Piano Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza approvato nel 2016, gli interventi a sostegno delle famiglie povere con bambini introdotti nelle ultime leggi finanziarie, gli sforzi di molte amministrazioni regionali e comunali, l’istituzione del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, che ha consentito alle Fondazioni bancarie, sulla base di un meccanismo di defiscalizzazione inserito nella finanziaria 2015, di creare un fondo capace, con il coordinamento dell’impresa sociale “Con i Bambini”, di sostenere decine di progetti.
Lo ricorda il pediatra triestino Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino, impegnato da molti anni, a livello nazionale e internazionale, in progetti d’intervento precoce a sostegno dello sviluppo del bambino e delle famiglie, tra i quali i ben noti “Nati per Leggere” e “Nati per la Musica”, sviluppati in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri e l’Associazione Italiana Biblioteche.
Tamburlini è da sempre sostenitore dell’importanza di investire nei primi 1000 giorni di vita, periodo in cui il bambino riesce a recepire moltissimi stimoli con ricadute positive destinate a durare tutta la vita e periodo in cui gli investimenti sono quelli che garantiscono il più alto ritorno economico per gli individui e per la società: queste sue convinzioni, fondamentali anche per ridurre le disuguaglianze sociali, come già espresso nel documento “Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale” della Commissione europea del febbraio 2013, sono ora al centro di un corposo documento OMS/Unicef di oltre 40 pagine dal titolo “Le cure per lo sviluppo infantile precoce” presentato a Ginevra il 23 maggio. Frutto del lavoro di un gruppo internazionale di esperti e di una vasta consultazione con governi, centri di ricerca e organizzazioni internazionali, è stato coordinato dal Dipartimento per le cure a donne e bambini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: Tamburlini è l’unico rappresentante italiano.
Nel documento (disponibile in inglese a questo link) e che sarà tradotto in italiano a cura del Centro per la Salute del Bambino) si ribadisce che investire nell’infanzia è uno dei migliori investimenti che un Paese può fare per promuovere una prosperità condivisa, creare il capitale umano, far crescere l’economia e combattere la povertà e le diseguaglianze, e si spronano i governi, la società civile, il settore privato e i diversi servizi pubblici (da quello educativo a quello sanitario e delle politiche sociali) a lavorare assieme per assicurare «a tutti i bambini e le bambine la migliore partenza possibile nella vita».
Lo studio si basa sui più recenti risultati della ricerca nei campi delle neuroscienze, della psicologia dello sviluppo e dell’economia che dimostrano quanto e come gli investimenti nei servizi per l’infanzia e per il sostegno ai genitori assicurano un ritorno economico di almeno dieci volte nel giro di pochi anni. Questo perché nei primi due tre anni di vita vengono costruite le fondamenta neurobiologiche delle competenze cognitive emotive e sociali del bambino, con implicazioni che durano per tutto il corso della vita.
Nel documento sono elencate le politiche che possono sostenere e aiutare le famiglie, soprattutto quelle che si trovano in condizioni di svantaggio economico, culturale e sociale, a “nutrire le menti” dei loro bambini, e descritte precise raccomandazioni a tutti i settori della società: ai Governi, ai Parlamenti, agli amministratori, per coordinare gli sforzi e garantire risorse adeguate, alla società civile per impegnarsi nelle rispettive comunità a supporto delle famiglie più svantaggiate, ai centri accademici e di ricerca per definire gli interventi più efficaci e integrare queste conoscenze nella formazione di tutti gli operatori che lavorano con bambini e genitori, al settore privato per contribuire agli investimenti in questa direzione e garantire il diritto dei propri dipendenti al congedo di maternità e paternità. Un’opportunità quest’ultima fondamentale per passare veramente dal dire al fare.
In pratica, «se cambiamo l’inizio della storia, cambiamo tutta la storia»: così inizia quest’importante atto, e speriamo non finisca lì.