Si può immaginare un Paese o un continente con ingenti risorse di energia (sole, petrolio, gas, acqua) nel quale le popolazioni per cucinare devono ricorrere a strumenti ‘primitivi’ come bruciare la legna in casa? Nel 2017 la risposta più logica sarebbe un secco no. Invece, purtroppo, questo accade in moltissime parti del pianeta e riguarda miliardi di persone. Rappresenta uno dei grandi problemi che il genere umano ancora non è riuscito a risolvere alla stessa stregua dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento, della corsa agli armamenti nucleari. Quest’anno l’International Energy Agency ha dedicato alla questione dell’accesso all’energia un rapporto dal titolo “Energy Access Outlook 2017. From poverty to prosperity’ presentato a Roma al ministero degli Affari esteri dal direttore esecutivo Fatih Birol.
La prima cosa, positiva, che salta agli occhi leggendo l’analisi è la riduzione del 35% dal 2000 al 2016 (da 1,7 miliardi a 1,1) delle persone che nel mondo non hanno accesso all’energia. Secondo le stime dell’Iea il calo è destinato a proseguire fino a 674 milioni nel 2030. L’India per esempio raggiungerà l’accesso universale ben prima di quella data.
Dal 2012 in poi oltre 100 milioni all’anno di persone hanno ottenuto accesso all’elettricità, con una accelerazione rispetto ai 62 milioni all’anno tra il 2000 e il 2012. I Paesi asiatici in via di sviluppo guidati dall’India, hanno compiuto progressi notevoli e il tasso di elettrificazione nella regione ha toccato l’89% a fronte del 67% del 2000. La Cina ha raggiunto la piena elettrificazione nel 2015 mentre dal 2000 a oggi, 100 milioni di persone in Indonesia e 90 milioni in Bangladesh possono disporre di energia elettrica.
Nell’Africa sub-sahariana, nel 2014, il tasso di elettrificazione è cresciuto per la prima volta più di quello demografico, determinando una riduzione del numero di persone prive di accesso all’elettricità nella regione. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, l’attuale livello di elettrificazione dell’Africa sub-sahariana è pari ad appena il 43%. In pratica, negli stati a Sud del Sahara solo 4 persone su 10 hanno la possibilità di accendere la luce dentro casa o usare il gas per cucinare.
La situazione è migliore in Asia, dove molti paesi, inclusi India e Indonesia, raggiungeranno un tasso di elettrificazione del 99% entro il 2030. Sempre entro 12 anni America Latina e Medio Oriente conseguiranno un livello rispettivamente del 99% e del 95%. Al 2030 dei 674 milioni di persone senza energia a livello globale, circa 600 milioni saranno concentrate nell’Africa sub-sahariana, principalmente nelle aree rurali. Se quindi, ha detto ieri Birol, il mondo è avviato sulla giusta strada, il grande problema, anche nel 2030, sarà l’Africa.
L’accesso all’energia quindi è una delle grandi sfide del mondo per i prossimi anni. Avere energia è la base per conseguire crescita economica, sviluppo sociale, lavoro e sostenibilità ambientale. Se le popolazioni sub-sahariane avessero energia, occupazione e condizioni di vita accettabili non lascerebbero le loro case e famiglie per consegnare le proprie vite a trafficanti di uomini.
Ma torniamo alla cucina. Ancora oggi, circa 2,8 miliardi di persone non dispongono di soluzioni pulite per cucinare, un numero quasi uguale al 2000. Nonostante i progressi compiuti un terzo della popolazione mondiale – 2,5 miliardi di persone – dipende ancora dall’uso tradizionale della biomassa solida (legna, bucce, torsoli…); altri 120 milioni di persone utilizzano il cherosene e 170 milioni il carbone. Anche in questo caso la maggior parte di persone che non dispone di sistemi moderni per cucinare si trova nell’Africa sub-sahariana.
Cosa fare quindi per vincere la sfida? Per Birol basterebbe incrementare gli investimenti in Africa dell’1,9% all’anno, pari a 31 miliardi di dollari. Una cifra notevole ma risibile se si pensa che ogni anno, a livello globale, la spesa per i videogame è pari a 70 miliardi. Questo permetterebbe di illuminare l’Africa anche di notte, quando non c’è il sole, come mostra la suggestiva immagine della copertina del rapporto.