Oltre a droga, esseri umani, armi, rifiuti c’è un traffico illegale che fa crescere i conti correnti delle mafie transnazionali, quello dei carburanti. Trattandosi di ‘nero’, di commercio non tracciato, come per l’evasione fiscale, “non si possono dare numeri precisi”, spiega l’Unione petrolifera. Dalle stime, il commercio illegale dei carburanti varrebbe tra i 2 e i 4 miliardi di euro (si potrebbe pagare la manovra correttiva che l’Italia probabilmente sarà costretta a fare) per 3 miliardi di litri l’anno, cioè il 10% del totale consumato in Italia. Vittime di questo mercato parallelo, scrive Business Insider, le casse dello Stato; i commercianti onesti, che non reggono la concorrenza dei prezzi; i contribuenti che sono costretti a sopportare un maggior carico fiscale e i clienti, che spesso si ritrovano nel serbatoio miscele mai viste in chimica.
Come scrive l’Unione petrolifera nella Relazione annuale 2018, su un totale di entrate tributarie, nel 2017, pari a 455,72 miliardi di euro, le entrate fiscali complessive (accise+Iva) da prodotti petroliferi è ammontata a oltre 38,9 miliardi di euro (+0,8% rispetto al 2016).
A sollevare ancora di più l’allarme sul tema, lo scorso 5 aprile, una lettera anonima di un benzinaio del Nord Est pubblicata su ‘Staffetta Quotidiana’: “Non ho idea – scrive - di quanti siamo a comprare ancora nel mercato ordinario, quello legale. L'unica certezza è che siamo in minoranza, questo fatto non può essere messo in dubbio. Gli operatori lo stanno dicendo schiettamente, è tremendo. Ormai è dura e lo fanno tutti. Se non lo fai, sei fuori dal mercato”.
I gestori più di tanto non possono abbassare il prezzo dei carburanti, visto che tra accise e Iva al 22%, i margini di profitto per litro sono il 10% di quanto il cliente paga, scrive il Sole 24 Ore che evidenzia come per offrire sconti sul pieno l’unica possibilità è andare a caccia di fornitori sempre più economici. Ed è questa ricerca, soprattutto tra i gestori di pompe bianche, (quelle senza logo non affiliate alle major del petrolio) che sta favorendo il mercato.
Secondo un’indagine del Il Salvagente il contrabbando di carburanti, come la tratta di migranti nel Mediterraneo, è diventato la principale fonte di finanziamento del terrorismo internazionale. Il carburante illegale parte dalla Libia, fa scalo a Malta e poi si dirige verso l’Europa o attraverso l’Italia o i Balcani. Si tratta di carburante destinato alle imbarcazioni (bunkeraggio), una volta giunto in Italia, viene miscelato e immesso nel circuito dei distributori a prezzi ribassati del 60% con conseguenze negative sui motori delle auto e sull’ambiente.
Molti esperti ritengono che un modo per combattere l’illegalità in questo settore è quello di abbassare le accise sui carburanti, una delle promesse sventolata in campagna elettorale lo scorso anno e poi messa nel cassetto. Tagliando le tasse sulla benzina, i gestori ‘onesti’ avrebbero maggiore possibilità di abbassare il prezzo facendo così concorrenza a quelli che comprano il carburante da fonti illegali.