Confesso di non aver mai letto prima d’oggi nulla sui terrapiattisti. Mai una riga, mai un click, mai un minuto dedicato al fenomeno che sembra appassionare molti. Poi capita un articolo del Guardian dove c'è qualcosa di più serio di un click facile. Un articolo in cui una ricercatrice dimostrava come sia proprio la visualizzazione su YouTube di video dove si sostiene che la terra sia piatta a convincere alcuni a crederci.
Eppure mi è difficile ridere dei terrapiattisti. E forse non si dovrebbe farlo. Sarebbe fin troppo facile. Essere convinti che la Terra sia piatta (in alcuni casi ‘cava’) nel 2019 è senza dubbio una cosa da matti. Eppure è comprensibile. E c’entra Internet. C’entra YouTube. E c’entra la possibilità pressocché infinita che ci ha dato di accedere ad informazioni. E produrne.
Le intuizioni immediate
La nostra conoscenza del mondo, o quella che riteniamo tale, avviene attraverso delle intuizioni immediate di quello che ci circonda (termine preso da Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica). Intuiamo immediatamente lo spazio geometrico intorno a noi, il tempo che scorre, il movimento di un oggetto, la sua forma, il suo peso e così via. Anche i terrapiattisti ce le hanno. Proprio come noi.
I detentori della sapienza, in antichità, si sono risposti in alcuni casi che la terra fosse piatta per far funzionare il loro sistema di pensiero. Era la visione della cosmografia mesopotamica, che in qualche modo influenzò i miti, anche greci, fino all’idea di mondo che aveva Omero. Resistette fino a 2.500 anni fa circa. Poi, come sappiamo tutti, la Terra diventò tonda (fu il filosofo Anassimandro, seicento anni prima di Cristo, il primo a pensare la sfericità della Terra, o meglio "a intuire che l'acqua fosse anche 'sotto' di noi", per usare sempre Rovelli).
E poi la Terra diventò il centro dell’Universo (ci siamo sempre creduti al centro di tutto). E ancora al centro del sistema solare. Fino a scoprire che non siamo al centro di nulla e che non siamo che pulviscolo nell’Universo. Ma questa è storia della scienza.
Ora, tutte queste discussioni, teorie, negazioni, i testi, a volte drammi (pensate a Galileo o a Giordano Bruno) sono sempre state discussioni e teorie di scienziati. Difficile credere che quei cambi di visione del mondo abbiano avuto al tempo un effetto reale sulle conoscenze della popolazione non scolarizzata e fuori dalla condivisione di queste conoscenze.
Il ruolo di Internet e dell'informazione testuale ovunque
Tutti oggi però abbiamo Internet e accesso alle sue informazioni. Le persone intervistate sul Guardian sanno leggere e scrivere, hanno un titolo di studio, e hanno un accesso alla rete da dove hanno preso le informazioni che le hanno convinte. E 29 volte su 30 raccontano che a convincerle è stato un video visto su YouTube. Se ne sono convinti subito. Tutto funzionava alla perfezione, in quella teoria, ascoltandola, vedendola, leggendola. D’altro canto risponde perfettamente a quelle che definiamo intuizioni immediate, no? L’orizzonte è dritto, nessuno è a testa in giù e a capelli in aria 12 ore su 24, nessun vento tempestoso si agita al ruotare della Terra, o se lascio cadere un peso da una torre cade dritto e non spostato di un po’ e soprattutto non scivola via.
YouTube ha dato a queste persone una spiegazione molto più facile e immediata della complessità della scienza, a cui avranno avuto a scuola solo un accesso limitato, difficile, non compreso o mandato a memoria. E a quella spiegazione semplice ci hanno cominciato a credere. Forse prima non si sarebbero mai nemmeno poste il problema della sfericità o meno della Terra. Davano per scontato che la Terra fosse come fosse, e chissenefrega della fisica e delle teorie che domani ho il bus presto per andare a lavoro.
Ma la conoscenza è anche inganno. Tutti ci inganniamo continuamente delle nostre credenze. Avremmo creduto 100 anni fa che lo spazio fosse in realtà un pulviscolo continuo di microparticelle, che il mondo, quello che noi conosciamo, non è fatto di oggetti chiusi in confini dati dalle loro apparenze fisiche, come la pelle dei polpastrelli, lo schermo del laptop, ma fosse un continuo di elementi e campi in relazione tra loro? O all'espansione, al collasso, e alla successiva espansione di una stella come il Sole? Avremmo mai messo in discussione, per seguire alcune delle più vertiginose evoluzioni della fisica recente, l’esistenza stessa del tempo?
Le intuizioni e la conoscenza del mondo
Le nostre intuizioni, sempre parziali e imperfette anche quando leggiamo di fisica quantistica, si sono evolute in base alla nostra parziale esperienza nel mondo. Ne abbiamo fatto conoscenza. La conoscenza si è fatta scienza, con un metodo, un rigore universalmente riconosciuto. Le nostre conoscenze sono quelle degli scienziati - almeno per chi a scuola, all’università, li ha studiati -. Anche quelle più ‘controintuitive’ all’inizio, come la sfericità della Terra, o la teoria gravitazionale o il loop quantistico. E studiare bene queste cose, capirle, anche in parte magari - chi scrive non è in grado di aprire la propria mente alla meraviglia delle equazioni della teoria dei quanti, della relatività, dei buchi neri, ma può comprendere che hanno un senso come si può apprezzare la musica senza saperla leggere -, ecco, studiare bene queste cose è un privilegio che non hanno tutti.
YouTube invece è aperto a tutti. E qualcuno di quel ‘tutti’ lì racconta le sue conoscenze, le sue convinzioni. Parziali, tremende, obsolete, folli, ma le sue. E le mette su internet. E quel messaggio ha una sua documentalità ( o documedialità, prendo in prestito il termine dal filosofo Maurizio Ferraris, Postverità e altri enigmi o Manifesto del nuovo realismo). “L’ho visto su YouTube”, “L’ho letto in Internet”. Quel messaggio ha una ‘dignità’ di messaggio (data dal mezzo Internet) e una potenza di fuoco (pressoché infinità) che lo rende credibile a chi dall’altra in ogni angolo del mondo non ha strumenti per dire “è una cazzata”, ma come tutti gli esseri senzienti ‘intuizioni’ del mondo che lo confermano. Il gioco è tutto qui.
Prendere in giro i terrapiattisti è inutile. Non convincerà loro del contrario, come chi crede ad una fake news non crede alla sua smentita, non dissuaderà altri dal crederci. L'unica risposta è l'educazione, una divulgazione scientifica più facile forse, non l'ironia saccente. Alla fine, per qualche motivo, è un po' come se noi stessi fossimo i 'terrapiattisti' di qualcun altro, magari del prossimo futuro.