Da un paio di settimane la Mongolia ha un nuovo presidente. Succedendo a Cahiagijn Ėlbėgdorž, ineleggibile dopo due mandati, ad avere la meglio è stato Khaltmaa Battulga, 54 anni, del partito democratico, populista, subito ribattezzato il “Trump mongolo”.
Pur con una maggioranza piuttosto risicata (51% dei consensi), Battulga alla fine c'è l'ha fatta, nel primo ballottaggio della storia delle elezioni presidenziali del Paese di Gengis Khan. Imprenditore ed ex campione di arti marziali, (peraltro ha diretto la federazione nazionale di judo sin dal 2006 portando grandi successi sportivi per il suo Paese) il nuovo presidente si assume l'arduo compito di far risalire la china a una nazione allo sbando.
Sono state elezioni particolari in Mongolia. Battulga ha vinto ma solo dopo un turno di ballottaggio. In un primo momento, lo scorso 26 giugno, per la prima volta nella storia della Mongolia, nessun candidato ha raggiunto la maggioranza per cui si è dovuto ricorrere a un ballottaggio. Inizialmente previsto per il 9 luglio è poi invece stato anticipato per consentire al neo eletto di pronunciare il suo discorso al Nadaam, la tradizionale festa mongola che quest’anno è alla sua 96ma edizione. La sua è stata però una vittoria “debole”. Il margine ridotto di vittoria e oltre 100.000 schede bianche (circa l'8,3%) dimostrano come il popolo forse non fosse proprio convinto di fare questa scelta.
Battulga ha solo di poco superato il suo oppositore, l’attuale speaker della Camera Mieygombo Enkhbold, del partito del popolo mongolo (gli ex comunisti socvietici). Le forte corruzione politica presente nel paese , i veri o presunti scandali che hanno riguardato i vari concorrenti hanno allontanato le masse (per quanto di masse si possa parlare in un paese che conta solo tre milioni di abitanti) dalla politica. Battulga e' accusato di avere conti milionari all'estero, mentre il suo avversario di aver concesso incarichi pubblici in cambio di mazzette, per un giro d'affari pari a 20 milioni di euro.
Tanti quindi non sono andati a votare, tanti invece hanno votato scheda bianca. Ma il magnate judoka comunque l'ha spuntata. Personaggio a dir poco folcloristico, amante de Il Padrino (molti hanno fatto notare come si vesta anche in stile "padrino") il nuovo presidente mongolo ha origini modeste. Nasce da una famiglia semplice che, dopo la distruzione della propria casa per lo straripamento di un fiume, si trasferisce a vivere in una tipica gheer, la tenda dei pastori mongoli.
Battulga ha l'anima di un artista, dipinge quadri per i turisti, cuce jeans e li vende e con quei soldi compra radio e oggetti elettronici dalla Corea per venderli ai russi. Con questi soldi fonda la sua società di produzione e trasformazione di cibo, soprattutto carne, che in onore della sua passione cinematografica chiama Genco, come la prima società di don Vito Corleone, dal nome del suo amico e primo consigliere.
Pian piano si arricchisce diventando uno degli uomini più ricchi della Mongolia e apre anche un parco tematico in onore di Gengis Khan. Nel parco, che si trova a circa 50 chilometri dalla capitale, Ulan Bator, si erge una immensa statua che ritrae l'imperatore mongolo, alta 30 metri (è la statua equestre più alta al mondo).
Novello Trump della Mongolia, Battulga sta promettendo molto al suo popolo, con lo slogan di “Mongolia First”. Il Paese non versa in condizioni particolarmente favorevoli, specie dal punto di vista economico. Pur essendo La Mongolia il 19simo più grande al mondo (è circa sei volte l’Italia, ma con una popolazione complessiva di solo - come dicevamo - 3 milioni di abitanti) e pur avendo un sottosuolo ricchissimo, non riesce a beneficiarne.
Nel 2011 la Mongolia registrava una crescita del Pil del 17%, l'anno scorso è stata solo dell’1%. Alcune concessioni di miniere, come quella di Oyi Tolgoy, hanno fruttato parecchi soldi che però, come spesso capita, sono finiti solo nelle tasche di pochi. L'esposizione debitoria della Mongolia nei confronti di diversi paesi limitrofi, specie Russia e Cina, è altissima. A complicare le cose nel 2016 un dzud, (un misto di venti e siccità) ha causato la morte di oltre un milione di animali, una delle più importanti risorse del territorio. Secondo dati forniti dall'Asian Development Bank, nel 2017 la crescita sarà al massimo dell'1,4%. Il tasso di disoccupazione è alto (circa l'8,6%) e il 21% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
Non meno difficile appare il rapporto con i Paesi confinanti. Davanti a tutti la Cina, primo partner commerciale, dove arrivano l’80% delle esportazioni mongole ed entrano in Mongolia il 40% di prodotti cinesi. Battulga ha promesso meno ingerenze di Pechino negli affari interni. Nello specifico Pechino, in cambio di aiuti economici e del rafforzamento delle intese commerciali vorrebbe imporre alla Mongolia, tra le altre cose, di non ospitare più il Dalai Lama.
Eppure, nonostante la indubbia vicinanza e le forti connessioni tra Cina e Mongolia, molti analisti ritengono che la vittoria di Battulga condurrà a un maggiore avvicinamento verso la Russia a discapito proprio del Paese del dragone. Il neo presidente mongolo non ha del resto mai nascosto la sua simpatia per Putin con il quale si è anche fatto ripetutamente ritrarre durante la campagna elettorale.
Una cosa è certa: Trump o Corleone, il presidente Battulga ha dinanzi a se un periodo duro, nel quale dovrà dare risposta soprattutto ai giovani mongoli, che rappresentano la maggioranza della popolazione. Nel paese, infatti, l’80% della popolazione ha meno di 54 anni e il tasso di disoccupazione è quasi del 9%. I giovani, più che le miniere, rappresentano la vera ricchezza di questo Paese e Battulga, dovrà forzare la ridiscussione degli accordi e delle concessioni minerarie per riuscire a ripagare i debiti esteri (il fondo Monetario ha concesso a maggio ulteriori 5,5 miliardi di dollari) per riuscire poi ad investire sul territorio, cosa che fino ad ora è mancata. Infrastrutture in primo luogo: un paese immenso come questo ha una rete viaria da terzo mondo, nessuno sbocco sul mare, un aeroporto internazionale piccolissimo (il nuovo in costruzione non sarà più grande) e pochissime strade.
Se Battulga vuole aumentare, come dice, gli introiti e migliorare le condizioni di vita del suo popolo, è da lì che deve cominciare, per attrarre anche più investimenti e sfruttare anche le nuove vie commerciali, alcune delle quali disegnate dalla non amata Cina, che altro non sono che quelle che il grande condottiero mongolo Gengis Khan percorreva secoli fa per conquistare il mondo.