In India ci sono più uomini che donne. Ed è un problema

E' ancora molto diffusa la pratica dell'aborto selettivo e dell'infanticidio femminile

In India ci sono più uomini che donne. Ed è un problema
Donne India (Afp) 

“La nostra mentalità̀ distorta è responsabile di questo sbilanciamento tra i sessi”. Sono state queste le parole pronunciate dal primo ministro indiano, Narendra Modi, nel 2015 in occasione del lancio della campagna “Save the girl, educate girl child”.

In India ci sono più uomini che donne 

L’India resta uno dei Paesi dove lo squilibrio tra maschi e femmine, la cosiddetta sex ratio, ovvero il numero di femmine rispetto a quello dei maschi, è ancora molto forte ed anzi viaggia in controtendenza rispetto al resto del mondo, specie occidentale.

Se nella gran parte dei Paesi occidentali il numero delle femmine supera, sia pur non di molto, quello dei maschi (sembra per ragioni anche legate a una maggiore mortalità infantile dei maschi), in India (come del resto anche in Cina e in alcuni altri Paesi come l’Armenia, l’Azerbaijan e la Georgia) il numero dei maschi supera da sempre quello delle femmine. E non si tratta di un caso. Purtroppo in India sono ancora molto vive pratiche come:

  • L’aborto selettivo, ovvero ricorrere all’aborto quando i futuri genitori scoprono che il nascituro sarà di sesso femminile. 
  • L’infanticidio femminile. Quando cioè la famiglia non riesce a sapere in anticipo rispetto alla nascita il sesso del nascituro (pratica comunque vietata nel Paese, in ogni laboratorio ecografico ci sono dei cartelli che spiegano il divieto), il neonato femmina, subito dopo la nascita viene ucciso - le notizie locali raccontano di neonati avvelenati con latte guasto o soffocati con il cuscino - o, nella migliore delle ipotesi, abbandonato. 

I dati: 945 femmine ogni 1000 maschi  

Secondo i dati resi noti dall’ultimo censimento del 2011 e da alcune ricerche successive, il rapporto tra maschi e femmine in India è di 945 femmine ogni 1.000 maschi (quella considerata “naturale” dalla Organizzazione Mondiale della Sanità è di 105 maschi per 100 femmine). Ma il dato, già di per sé significativo, diventa allarmante in alcuni Stati, dove si scende anche a 700 femmine per 1000 maschi. E non è detto, contrariamente a quanto sarebbe ovvio pensare, che la situazione sia peggiore nelle zone rurali. Anzi. Spesso le situazioni peggiori si ravvisano proprio nelle grandi città.

Perché succede questo

Le ragioni che stanno alla base del triste fenomeno sono, oltre che culturali, soprattutto economiche. Per una famiglia indiana avere una figlia femmina significa dover affrontare, nel corso della sua crescita, dei costi enormi. Per tradizione le figlie femmine restano in casa fino al matrimonio (che per la grande maggioranza dei casi è ancora combinato), quando poi si trasferiscono a vivere nella casa della famiglia del marito, diventando di fatto forza lavoro per la nuova famiglia acquisita.

Inoltre, quando si sposa, la donna deve portare una cospicua dote alla famiglia dello sposo, senza considerare il fatto che le spese delle nozze (fatte in maniera sempre molto sfarzosa e costosa, anche da chi non potrebbe permetterselo e che per farlo si indebita spesso con gli strozzini) sono per lo più a carico della famiglia della sposa.

Insomma specie per una famiglia non troppo benestante, avere una figlia femmina in India significa avere la prospettiva di dover sborsare tantissimo denaro, senza sostanzialmente avere nulla in cambio. Non solo: una volta sposata, la donna va a vivere nella casa del marito e viene trattata da “serva” o, comunque, lavora con la famiglia del marito.

Timidi segnali di cambiamento 

Tutto questo deriva sicuramente dalla mentalità. Qualcosa pian piano sta cambiando tra le nuove generazioni, ma la strada da fare è ancora lunga. Certe tradizioni sono difficili da estirpare. “Abbiamo dato sinora troppa importanza ai figli maschi – ha detto ancora sull’argomento il premier Modi - e anche molte donne lo fanno. Ma per quanto tempo ancora continueremo a guardare alle ragazze come paraya dhan (proprietà di altri)?”. Il Paese in verità sta adoperandosi da molto tempo per cercare di sradicare queste pratiche che si concretizzano in veri e propri omicidi.

Anche se i medici hanno il divieto di rivelare ai futuri genitori il sesso del nascituro, non sono rari gli escamotage per aggirarli. Oltre ai medici che contravvengono esplicitamente al divieto, sono molti i casi in cui, pur non rivelando ufficialmente il sesso del nascituro, lo lasciano comunque intuire, facendo ad esempio nel discorso un accenno al colore blu o a quello rosa. Il fenomeno dà luogo ad ulteriori problemi e spesso a rischi anche per la salute delle gestanti, costrette a ricorrere a medici clandestini o a cliniche di fortuna per aggirare i divieti e poter abortire i feti femminili, molto spesso anche a gravidanza molto avanzata. 

Il caso: una donna è morta dissanguata per un aborto 

E’ di pochi giorni fa la notizia che una donna di 26 anni nello stato centrale del Maharastra è morta dissanguata a seguito di un aborto effettuato in una clinica privata della zona. Il marito, che l’aveva forzata a farsi operare per rimuovere il feto, è stato arrestato e la clinica è finita sotto inchiesta anche perché nei pressi dei suoi locali sono stati poi trovati sacchi di plastica contenenti residui di ben 19 feti abortiti.

La inquietante scoperta ha portato all’arresto anche del titolare della clinica e di sua moglie. Le autorità stanno ora conducendo gli esami del dna sui residui dei feti per capire se si trattava di femmine, ma i dubbi sono in tal senso davvero pochi.