Sono passati esattamente venticinque anni da quando in Estonia ci furono, il 20 settembre 1992, le prime elezioni da Paese indipendente dopo quasi mezzo secolo di dominazione sovietica. Ma anche nella più piccola e più settentrionale delle Repubbliche baltiche, pur stabilmente inserita nell’Ue, nella Nato e nell’Eurozona, la preoccupazioni per le ambizioni espansionistiche della Russia di Putin sono tutt’altro che sopite. Dei suoi 1,3 milioni di abitanti, ben un quarto è russofono, mentre gli altri parlano l’estone, più simile al finlandese che alle lingue baltiche.
Dal primo luglio l’Estonia guida il semestre di turno di presidenza dell’Ue, ha già ospitato importanti riunioni di ministri (degli Interni, degli Esteri, della Difesa e dell’Economia) e per fine mese ha organizzato un “vertice digitale” al quale tiene moltissimo in quanto Paese supertecnologico. Ma in questi giorni l’attenzione di Tallinn è tutta rivolta alla grande esercitazione militare, chiamata Zapad, che la Russia sta conducendo (dal 14 al 20 settembre) proprio vicino ai suoi confini con la Bielorussia, e che vede impegnati molti più mezzi e soldati di quelli ammessi da Mosca.
Secondo il premier Juri Ratas, che è stato intervistato nei giorni scorsi dal settimanale tedesco Der Spiegel, sarebbero 100mila i soldati russi e bielorussi che si stanno esercitando ai confini con le repubbliche baltiche. La Nato ha negli ultimi anni aumentato la propria presenza ai propri confini orientali, in chiave “deterrente”, con truppe multinazionali schierate in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. In questo Paese il dispiegamento è a guida britannica e vi partecipano soldati francesi (i danesi arriveranno l’anno prossimo). Ma in Estonia ci sono anche 4 aerei F16 dell’aeronautica belga, che hanno in programma esercitazioni a bassa quota proprio per questi giorni. Le basi militari estoni sono tutte rivolte a est, mentre 45 chilometri a ovest di Tallinn, la piccola città di Paldiski, già scelta come porto principale della Russia da Pietro il Grande, base militare dai tempi degli zar e sede di nove divisioni militari all’epoca dell’Unione sovietica (con missili nucleari, sottomarini e 16mila soldati), ha ora riconvertito la base nel più grande parco eolico del Paese.
La base di addestramento per i sottomarini nucleari sovietici è stata sostituita da un più ridotto centro di addestramento militare per il corpo di pace estone. La cittadina, isolata e interamente circondata da filo spinato fino all’agosto 1994, quando anche l’ultima nave russa ha lasciato la base, è ora il simbolo di un piccolo Paese che vuole rappresentare l’avanguardia tecnologica dell’Unione europea.