Milano, 29 lug. - «Dateci due o tre mesi di assestamento, poi il servizio sui nostri treni diventerà stabile». Così aveva detto il portavoce della linea ferroviaria Pechino-Shanghai ad alta velocità commentando i guasti avvenuti nelle prime due settimane di attività.
Prima ancora che la linea potesse festeggiare un mese di vita, però, i fastidiosi ma in fondo innocui blocchi dei convogli per cali di corrente hanno lasciato il posto alla tragedia. Una tragedia preannunciata, secondo i giornalisti e i commentatori che fin dai primi disagi avevano sollecitato l'avvio di indagini approfondite da parte dei gestori della linea sulle cause interne dei guasti. Nei giorni successivi allo scontro fatale tra due convogli in cui sono morte 39 persone, le voci critiche si sono moltiplicate, andando a occupare quasi ogni spazio disponibile sui media cinesi. E, a quasi una settimana dall'evento fatale, gli editorialisti cinesi non sembrano ancora voler girare pagina.
Da un lato, c'è chi insiste sulle cause dell'incidente, invocando analisi finalmente serie e approfondite sulla dinamica dei fatti e sulle responsabilità tecniche e gestionali; dall'altro, in molti si sono concentrati sull'aspetto più umano della tragedia, pensando alle vittime e ai loro familiari, anche a partire dal ritrovamento tra le macerie, 20 ore dopo l'incidente, di una bimba di due anni.
Proprio dalla commovente storia della piccola Yiyi prende il via il commento al vetriolo di Lu Ning, editorialista del Chengshi Daobao di Shanghai che già prima dell'incidente aveva scritto pagine critiche nei confronti dell'alta velocità cinese, mettendo in luce l'impreparazione delle ferrovie nella gestione delle emergenze (questo articolo).
Il 27 luglio, Lu torna sull'argomento richiamando i responsabili della rete alle proprie responsabilità, ma anche commentando duramente il modo in cui sono state svolte le operazioni di soccorso. Il suo editoriale inizia così: «Se il comandante della squadra speciale della polizia di Wenzhou Shao Rong non avesse disubbidito agli ordini ricevuti, continuando a scavare tra le macerie dei treni pur dopo l'annuncio che non c'erano più "segnali di vita", la piccola Yiyi sarebbe senza dubbio morta, e non avremmo visto i suoi genitori abbracciarsi e annunciare al mondo: "Yiyi è ancora viva"».
Dopo lo scontro, avvenuto nella notte del 23 luglio, Lu sottolinea che già «prima dell'alba del 24 luglio» le squadre di soccorso sul luogo dell'incidente «annunciano che "non ci sono più segni di vita". Ricevuto questo messaggio, la direzione centrale ordina di rimuovere le macerie e di smantellare i resti del treno».
Proprio qui però, poche ore dopo, appare la piccola Yiyi, ancora in vita. «L'apparizione inaspettata della bimba - scrive Lu - ha messo la squadra di soccorso in grande imbarazzo e ha spinto il portavoce delle ferrovie a dichiarare, visibilmente a disagio, che "questo è un miracolo". Noi però siamo abbastanza smaliziati da comprendere che il ritrovamento di Yiyi non è un miracolo della vita, ma semmai un miracolo della responsabilità. Perché il primo compito di una squadra di soccorso è soccorrere le persone e, sulla base di questo principio fondamentale, nella notte dell'incidente il presidente Hu Jintao, il premier Wen Jiabao e gli altri leader centrali avevano dichiarato che "il primo obiettivo è salvare vite e le ferrovie useranno tutte le proprie energie per farlo". Se Yiyi è ricomparsa 20 ore dopo l'incidente è solo perché il comandante della polizia di Wenzhou ha osato disobbedire agli ordini ricevuti dai suoi diretti superiori per seguire invece le indicazioni date dai leader centrali».
Al di là della sviolinata ai vertici dello Stato, quello su cui Lu insiste è la fretta con cui le squadre di soccorso hanno cercato di chiudere le proprie operazioni. «Gli organizzatori dei soccorsi non hanno voluto spiegare perché siano stati tanto frettolosi e questo non può che dare adito a supposizioni. Forse le ferrovie dovevano svolgere al più presto le riparazioni lungo la linea, in modo da garantire una riapertura al traffico immediata? Se è così, non hanno certamente rispettato il principio secondo cui la vita viene prima di tutto. O forse le ferrovie puntavano a cancellare ogni evidenza per evitare che l'opinione pubblica si ponesse domande sulle cause profonde dell'incidente? In ogni caso, quello che è stato sottovalutato è l'occhio vigile dei commentatori, specialmente sulla rete, e la capacità di comprensione della gente, ormai sempre più consapevole e attenta».
In generale, secondo l'editorialista, i cinesi non si oppongono per principio all'alta velocità, «ma sono uniti nella convinzione che sia necessario cambiare la strategia di questo sviluppo, che oggi tende verso il troppo grande, troppo rapido, troppo presto, facendo temere che, in caso di malfunzionamenti o di guasti, sia difficile fronteggiare i problemi e che la sicurezza dei treni manchi dei requisiti basilari. A questo - continua Lu - si aggiunge il fatto che i cinesi diventano furiosi di fronte ai tentativi delle ferrovie di coprire i propri errori e di evitare le responsabilità».
L'unica soluzione in questo momento, secondo l'editorialista, sarebbe fermare la corsa e riflettere. «In un mio editoriale precedente, in cui dicevo che il prezzo dell'alta velocità non può essere la vita delle persone, invitavo le ferrovie a fare un controllo generale della linea e delle vetture, sospendendo nel frattempo la circolazione sulla linea. Fino a ieri, non ci sono stati sviluppi in questo senso. Ma le ferrovie devono spiegarci questo: in una situazione in cui non sono ancora stati eliminati completamente i pericoli nascosti nel sistema, come potranno evitare che il prossimo incidente si trasformi in una nuova tragedia?».
Sulla corsa a perdifiato dello sviluppo dell'alta velocità insisteva, il 26 luglio, anche Dong Dahuan, editorialista del Qingnian Shibao, affermando che la tragedia di Wenzhou è «il prezzo che paghiamo per avere inseguito uno sviluppo troppo rapido». E il commento non riguarda soltanto la linea Pechino-Shanghai.
«Dopo l'incidente, la gente sta riconsiderando le cose di cui ci eravamo vantati: il test dei treni durato solo 10 giorni, la realizzazione della rete per cui sono stati necessari 2 anni e 7 mesi, contro il massimo di 5 anni previsto dal progetto. Non tutti hanno accolto bene il fatto che la realizzazione dell'alta velocità sia stata così rapida. E non solo: i treni viaggiano semivuoti perché i biglietti sono cari e così, dopo meno di un mese, è già stata annunciata la soppressione di 4 convogli. E, con i continui guasti che si sono verificati in queste settimane, il tempo di percorrenza da 4 volte superiore a quello di un volo Pechino-Shanghai è diventato in media di 8 volte superiore».
Oltre a fare danni, l'alta velocità non è per tutti, e questo secondo Dong ne fa «una metafora della nostra epoca: il treno veloce dello sviluppo cinese sta lasciando a terra la gran parte della popolazione. Persone che non soltanto sono lasciate indietro dal treno della nostra epoca, ma che, in più, sono anche costrette a pagarne i costi, in termini ambientali, di sicurezza, di investimenti necessari. Ecco perché la gente oggi è preoccupata dallo sviluppo a doppia velocità - tanto dei treni quanto della società. Qui non stiamo semplicemente andando spediti, stiamo correndo a perdifiato».
Una tendenza che, secondo l'editorialista, rischia di dimostrarsi fatale per il paese e che spinge Dong a chiudere il suo commento con una lunga e accorata invocazione a frenare: «Cina, rallenta un po'. Ferma la tua corsa, aspetta la tua gente, la tua anima, la tua moralità, la tua coscienza! Non dobbiamo più far deragliare treni, far crollare ponti, trasformare le strade in trappole, cancellare le case per far posto ai grattacieli. Andiamo più piano, e preoccupiamoci che tutti i cittadini arrivino al traguardo sani e salvi, che ogni vita abbia libertà e dignità, che nessun sia lasciato indietro dalla modernità».
di Emma Lupano
Emma Lupano, giornalista professionista e dottore di ricerca sui media cinesi, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori
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