Traduzioni a cura di Giovanna Tescione
Roma, 24 gen. - Dopo vent'anni di battaglia per l'adozione a livello nazionale del mandarino, la lingua ufficiale della Cina, Shanghai riscopre il suo dialetto. E incoraggia i bambini a impararlo all'asilo. L'iniziativa coinvolge 20 asili di Pudong, dove attraverso giochi e canzoni i bimbi acquisiranno man mano quella che viene considerata una vera ricchezza culturale.
Il progetto pilota è stato lanciato dall'Ufficio per l'Istruzione di Shanghai per preservare la cultura e il dialetto della città, ma le lezioni, assicurano i funzionari locali, continueranno ad essere impartite in mandarino come richiesto da Pechino, consentendo il dialetto solo durante "i momenti di gioco e di incontro tra le classi".
"Gli asili sono il luogo giusto da cui iniziare", aveva affermato lo scorso gennaio Qian Cheng, membro della Conferenza politica consultiva locale che aveva avanzato la proposta. Il timore di Qian è che la lingua di Shanghai, patrimonio della cultura locale, possa cadere in disuso e che le future generazioni non avessero mai sentito parlare dialetto. Un rischio non del tutto remoto. Secondo uno studio pubblicato dall'Accademia di Scienze sociali di Shanghai nel 2012, circa il 40% dei bambini della città non conosce il dialetto locale.
Ma Shanghai non è fatta solo di Shanghaeiesi e se da un lato la mossa viene accolta positivamente con i genitori locali entusiasti della proposta, i più scettici sono i migliaia di lavoratori migranti presenti nella città, preoccupati che questa semplice iniziativa possa aumentare la discriminazione nei confronti dei propri figli e alzare un muro tra loro e la popolazione locale impedendone l'integrazione. "I funzionari di Shanghai stanno incoraggiando la discriminazione", commenta un microblogger che continua: "Chi penserà ai bambini migranti?".
24 gennaio 2014
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