RIFLESSIONI SU AGGRESSIONE GIAPPONESE
Riflessioni radicali sulla storia dell’aggressione giapponese alla Cina durante il secondo conflitto mondiale per accogliere un futuro luminoso
di Bu Ping*
Traduzione dal cinese a cura del Quotidiano del Popolo
Pechino, 26 mar. - Nel 2015 ricorre il 70° anniversario della vittoria del Popolo Cinese nella guerra anti-Giapponese e della Seconda Guerra Mondiale – ovvero del trionfo dell’antifascimo. In questo anno chiave per le riflessioni sulla storia, i paesi asiatici che hanno subito i tormenti del militarismo giapponese hanno lanciato in modo congiunto un appello di giustizia, chiedendo successivamente al Giappone di assumere un atteggiamento responsabile nel riconoscimento della storia. All’inizio dell’anno corrente, l’ambasciatore americano in Corea del Sud e il portavoce del Dipartimento di Stato americano hanno espresso pubblicamente il loro auspicio che il governo di Shinzo Abe erediti “il discorso di Tomiichi Murayama”.
Le riflessioni sul “discorso di Tomiichi Murayama” pubblicato 20 anni fa dispongono di un significato peculiare per discutere la definizione della Guerra e guardare al futuro traendo lezioni dalla storia.
Le indagini sulle responsabilità giapponesi nelle guerre di aggressione e nel dominio coloniale costituiscono un importante tema nella politica internazionale dell’Asia Orientale del dopoguerra. Nel contempo, i vari dibattiti intorno a problemi storici della società giapponese hanno influenzato profondamente la politica della regione e del mondo. Attraverso i processi giudiziari nel dopoguerra, il popolo giapponese si è reso conto delle azioni tiranniche di soldati giapponesi in campi di battaglia asiatici, tra cui il Massacro di Nanchino, condannato il militarismo e indagato e riflettuto sulle “responsabilità di guerra”, stabilendo l’orientamento verso la strada di pace.
Tuttavia, esistono sempre in Giappone tendenze politiche che non riconoscono le responsabilità delle guerre aggressive. Negli anni ’80 del 20° secolo, in seguito agli enormi successi economici del paese nel dopoguerra, riemersero la tendenza conservatrice che chiedevano di fare “conti politici finali nel dopoguerra”. Alla metà degli anni ’90 del secolo scorso, la tendenza di riscrivere la storia da parte di alcuni politici giapponesi diventò sempre più forte. Più di cento parlamentari formarono “il Comitato per la discussione della storia”, attaccando e condannando il discorso di Morihiro Hosokawa, eletto il 1993 come primo ministro, secondo cui le guerre lanciate dal Giappone furono aggressioni; nel contempo, in nome della storia, intendevano giustificare le aggressioni del militarismo giapponese spiegandone cause, processo e risultati, impedire l’approvazione dal parlamento giapponese nel 1995 un decreto legge col riconoscimento sulle responsabilità di aggressione, lanciare un appello ai politici di visitare il tempio Yasukuni Shrine e negare i crimini di guerra rappresentati da episodi cruenti come quelli delle “schiave di sesso militari”. Tutto ciò ha dimostrato la spinta controcorrente della società giapponese a impedire la riflessione sulle aggressioni in occasione del 50° anniverssario della Seconda Guerra Mondiale
Farsi carico dell’onere della storia o riflettere sinceramente sulla storia e assumersi delle responsabilità, sono decisioni importanti che riguardano il futuro del Giappone. Il primo ministro Tomiichi Murayama, eletto nel 1994, pubblicò il 15 agosto 1995 di opposizione alla tendenza prevaricanteche un discorso (così è nato il “Discorso di Tomiichi Murayama”):“In una fase non lontana, seguendo una politica nazionale sbagliata, il Giappone ha seguito una strada incline alla guerra portando il suo popolo a cadere in una crisi esistenziale. Il dominio coloniale e l’aggressione hanno arrecato danni e ferite profonde alle popolazioni di molti paesi, in particolare quelli asiatici. Per evitare di ripetere gli stessi errori, di fronte a questi fatti irrefutabili, esprimo sinceramente di nuovo la confessione e rammarico.”
Si tratta di un discorso chiave del Giappone post-guerra nel momento in cui la sua politica si trovava a un bivio; all’epoca in cui si rincorrevano le voci della popolazione giapponese risvegliatasi dopo la guerra a esprimere tale “confessione e rammarico” nei confronti della guerra di aggressione e del dominio coloniale, in evidente contrasto con l’instabilità provocata all’Asia orientale da pesonaggi politici giapponesi miopi che hanno eluso le responsabilità della guerra.
E’ chiara l’esperienza della storia. Il “Discorso di Tomiichi Murayama” non ha diminuito il prestigio internazionale del Giappone, l’ha avvicinato invece ai vari paesi dell’Asia orientale, ottenendo in modo particolare la fiducia delle popolazioni limitrofe come Cina e Corea del Sud che subirono l’invasione giapponese, migliorando i rapporti bilaterali danneggiati dalle parole irresponsabili di alcuni personaggi politici giapponesi e svolgendo un ruolo importante per la salvaguardia della pace e la stabilità dell’Asia orientale.
Per comprendere il passato e abbracciare il futuro, si ha bisogno sia di un atteggiamento chiaro sia su problemi di principio che sulle azioni pratiche per mantenere la fiducia e creare l’amicizia.
Nel suo mandato, il primo ministro Tomiichi Murayama ha promosso una serie di manovre come il “Programma per gli scambi di pace e di amicizia fra Cina e Giappone”; il progetto delle ricerche congiunte fra gli studiosi cinesi e giapponesi sulla storia della guerra; e la creazione del Centro dei documenti storici dell’Asia col motivo di diffondere nel mondo i documenti relativi alla storia della Grande Guerra conservati negli archivi del governo giapponese. Gli atti di Tomiichi Murayama hanno chiarificato alcuni concetti indistinti dal punto di vista della conoscenza sulle responsabilità della guerra al livello amministrativo. Quest’iniziativa ha avuto il merito di dimostrare alla comunità internazionale il corretto atteggiamento sulla comprensione della responsabilità della seconda guerra mondiale, ottenendo la fiducia dei vari paesi ed influenzando nel frattempo in modo profondo la società giapponese.
Dopo Tomiichi Murayama, i suoi omologhi, nonostante appartenessero ai partiti diversi, hanno espresso la volontà di rispettare il principio del “Discorso di Tomiichi Murayama”. Anche alcuni politici giapponesi hanno pronunciato dei discorsi di genere, ma non hanno avuto delle influenze importanti visto che il loro livello non ha superato quello del “Discorso di Tomiichi Murayama” e non vi è stata corrispondenza tra parole e azioni.
Il “Discorso di Tomiichi Murayama” e le sue influenze positive hanno chiaramente dimostrato come la comprensione dell’aggressione giapponese e l’assunzione delle responsabilità siano necessarie per rompere con il passato vergognoso. Solo in questo modo, il Giappone potrebbe offrire una delucidazione confortante alla comunità internazionale. La cosa giusta che il Giappone dovrebbe fare per elevare la propria figura internazionale è condurre un’autoanalisi sula storia di aggressione; ciò rappresenterebbe la chiave del miglioramento dei rapporti con i paesi vicini dell’Asia e della salvaguaridia della stabilità dell’Asia orientale. Il Giappone non potrebbe scaricarsi veramente il peso storico ed andare verso un futuro luminoso senza l’atteggiamento responsabile sulla storia e sulla pace e la stabilità regionali e mondiali.
* L’autore è il direttore del Comitato accademico dell’Istituto delle ricerche sulla storia moderna dell’Accademia delle Scienze Sociali Cinese e direttore dell’Associazione della storia della guerra d’anti-aggressione giapponese della Cina.
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