Milano, 11 feb. - «I nostri fiumi stanno piangendo, le nostre miniere stanno sanguinando, le nostre foreste stanno scomparendo, i nostri campi si stanno impoverendo. Svegliamoci!». L'appello di Zhang Huaqiao, deputy general manager della sede cinese dell'Unione delle Banche Svizzere (UBS), giunge forte dopo gli oltre tre mesi di siccità che hanno messo in ginocchio le regioni del nord (Pechino e la provincia dello Hebei) e dell'est (la provincia dello Shandong, in particolare). Una situazione di dichiarata emergenza a cui i leader hanno risposto con visite mirate nei giorni delle festività di capodanno e a cui gli opinionisti dedicano le proprie riflessioni, interrogandosi su come affrontare il problema idrico e ambientale nel Paese.
Dalle pagine di Caixin, magazine della ex direttrice di Caijing, Hu Shuli, il 2 febbraio Zhang Huaqiao si pone domande inquietanti: «
Secondo Zhang,
La domanda, ovviamente, è retorica. E Zhang Huaqiao ha ben chiare le ragioni per cui in Cina si sprecano non soltanto acqua, ma anche energia elettrica e petrolio. «Noi cinesi abbiamo un'idea assurda e testarda: poiché l'acqua è fondamentale per l'economia nazionale e per la vita delle persone, allora deve costare poco o essere addirittura gratuita, con il risultato che, così, ne incoraggiamo un consumo dissennato». Lo stesso vale per l'energia elettrica: «Essendo strettamente legata alla produzione industriale, pensiamo che debba essere economica, e anzi che debba essere finanziata attraverso sussidi a lungo termine». Secondo lo stesso ragionamento, si pensa di dover forzare verso il basso il prezzo del grano, degli ortaggi e del petrolio. «Abbassandone il prezzo del petrolio, ad esempio,
A pagare le conseguenze di questa passività e di questa incuranza saranno, secondo Zhang, i più deboli: «Che si tratti di acqua, energia elettrica, petrolio o cibo, le ricerche nazionali e internazionali dimostrano che i prezzi bassi portano agli sprechi, conducono alla scarsità e distruggono l'ambiente. Le vittime però non sono i ricchi, ma i poveri e le persone che non hanno un potere particolare. Una politica che prenda a cuore i poveri è una politica che mette al primo posto gli interessi fondamentali dei poveri, intendendo con ciò gli interessi di lungo termine, non gli interessi volgari delle masse.
Per evitare il peggio, servono ricette drastiche. Per ridurre lo spreco idrico, ad esempio, «dobbiamo mettere in atto un controllo demografico ancora più forte e alzare di gran lunga il prezzo dell'acqua - è convinto Zhang -. Bisogna fare sì che le persone, quando bevono acqua, tengano il bicchiere ben stretto, con entrambe le mani. Come se avessero aspettato di bere per giorni, in mezzo al deserto».
Alle problematiche legate al consumo dell'acqua è dedicata la "Risoluzione numero uno del comitato centrale del Partito comunista cinese e del governo per accelerare la riforma e lo sviluppo del risparmio idrico". È dall'analisi di questo documento che parte Ma Hongwen, dottorando in economia e commentatore del Nanfang Zhoumo, per affrontare il tema chiave di questi giorni. La risoluzione infatti, segnala Ma, rappresenta il primo documento firmato dal governo centrale che promuove il risparmio idrico a «elemento strategico di alto livello per la sicurezza economica, la sicurezza ecologica e la sicurezza nazionale». Stando al testo, «nella prossima decade, ogni anno,
Se già in partenza
A livello locale infatti, secondo Ma, la gestione dell'acqua è tutt'altro che efficiente. Questo perché «gli effetti positivi del risparmio idrico sono lenti, così, in passato, gli amministratori locali, ricoprendo la carica per un periodo limitato, non l'hanno messo in pratica. Né il sistema fa sì che le realtà che mirano al risparmio idrico vengano compensate o che chi spreca acqua ne paghi le conseguenze».
La risoluzione invita le amministrazioni locali ad autoregolarsi, stabilendo prezzi e quantità, con l'obiettivo di rendere gradualmente più efficiente il proprio uso dell'acqua. Secondo Ma, però, «affidarsi esclusivamente al controllo delle amministrazioni porta necessariamente a errori di valutazione. Inoltre, in un sistema in cui la fornitura d'acqua è monopolistica, decidere il margine di guadagno è qualcosa che mette davvero alla prova la saggezza delle amministrazioni». Il mercato, invece, avrebbe per Ma un effetto regolatore naturale.
«La supervisione del settore da parte dell'amministrazione sviluppa nella società una mentalità volta al risparmio idrico, ma la scarsità delle risorse richiede anche un controllo attraverso il mercato. La gestione dell'acqua in Cina deve aprirsi ai capitali privati, come quelli inglesi e di altri Paesi, in un regime di concorrenza. La riduzione dei costi del servizio idrico li renderà trasparenti e l'ampia competizione porterà a un livello di prezzi razionale prodotto spontaneamente dal mercato».
di Emma Lupano
Emma Lupano, giornalista professionista e dottoranda di ricerca sui media cinesi, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori
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