Regista di fama mondiale, Giancarlo del Monaco ha guidato come direttore artistico e sovrintendente alcuni fra i maggiori teatri tedeschi, francesi e italiani. È figlio d'arte del grande tenore Mario del Monaco.
ADV
ADV
Regista di fama mondiale, Giancarlo del Monaco ha guidato come direttore artistico e sovrintendente alcuni fra i maggiori teatri tedeschi, francesi e italiani. È figlio d'arte del grande tenore Mario del Monaco.

Regista di fama mondiale, Giancarlo del Monaco ha guidato come direttore artistico e sovrintendente alcuni fra i maggiori teatri tedeschi, francesi e italiani. È figlio d'arte del grande tenore Mario del Monaco.

GIANCARLO DEL MONACO
Regista di fama mondiale, Giancarlo del Monaco ha guidato come direttore artistico e sovrintendente alcuni fra i maggiori teatri tedeschi, francesi e italiani. È figlio d'arte del grande tenore Mario del Monaco.
Pechino, 11 giu. - Regista di fama mondiale, Giancarlo del Monaco ha iniziato i suoi studi in Svizzera. Dopo l'importante esperienza giovanile alla Komische Oper di Berlino Est, sotto la guida di Walter Felsenstein, Giancarlo Del Monaco ha guidato come direttore artistico e sovrintendente alcuni fra i maggiori teatri tedeschi, francesi e italiani. È figlio d'arte del grande tenore Mario del Monaco.

 

ADV
ADV
Ci racconta dell'allestimento della Tosca di Puccini che ha messo in scena all'Opera House of the National Center for the Performing Arts di Pechino?

Penso che la via moderna di fare opera consista nell'uscire dall'idea di opera e andare in un'altra direzione. In un film c'è musica, c'è azione e c'è credibilità , qui siamo riusciti a trasformare la scena in un set cinematografico nel quale calare Tosca, con musica, azione, costumi, design, etc. Questo è il mio modo di vedere il teatro. Oggi, bisogna confrontarsi con tv, cinema, tecnologia; non si può fare l'opera come se fossimo ancora nel 1890. L'opera ha un suo sviluppo preciso, e tale sviluppo non può essere estromesso dal contesto moderno. E' quello che ho cercato di fare qui: abbiamo un grande teatro, una grande scena, un teatro giovane: Zhang Ping, nel chiedermi di lavorare con questo teatro non mi ha chiesto esclusivamente di realizzare una produzione intensa ma anche di abituare un teatro agli standard internazionali.

Come reagisce l'audience cinese a un prodotto come l'opera, marcatamente europeo, che non è ancora molto conosciuto?

L'opera è nata in Italia, 450 anni fa. Al momento il 100% dell'audience non potrà comprendere al 100% l'opera europea, quindi verranno soprattutto per curiosità: penso sia una maniera molto onesta di venire a teatro. Se non sei curioso, puoi stare a casa e guardare qualche stupido programma in tv. L'opera ad esempio, adesso è molto popolare in Giappone, mentre il pubblico cinese non ha ancora una tradizione, perché ovviamente possiede forme completamente diverse di opera e di teatro. Per svilupparsi ci vogliono musicisti giovani, lo sviluppo di cantanti cinesi è molto importante, perché senza questo punto si sarà costretti a continuare a importare. Importante per i cantanti cinesi è imparare l'italiano. C'è molto lavoro da fare, ma la prima cosa è stata fatta: il teatro è qui. Adesso bisogna riempirlo.

Che tipo di professionalità ha trovato all'Opera House of the National Center for the Performing Arts di Pechino?

Ci sono molti valori. Ma è ancora un mosaico da mettere insieme. Alcuni pezzettini vanno ancora agganciati, un regista non deve essere solo un regista, ma deve essere uno che spiega i meccanismi teatrali tipici nostri. Quindi è un doppio ruolo, perché devi mettere in scena e poi devi educare in blocco: in fin dei conti questo teatro esiste da tre anni, quindi siamo agli inizi. Ma sono inizi molto promettenti, perché il coro è molto concentrato, l'orchestra è tutta formata da giovani, il più vecchio ha 27 anni. Ma il direttore generale, il signor Zhan Ping è quello che sta spingendo moltissimo per la diffusione dell'opera, quindi c'è evidentemente un disegno, che non credo che sia politico. C'è un movimento, c'è molto giovane: hanno molto entusiasmo e non ancora molta esperienza.

In molti casi, in Cina, sembra che per i cinesi sia ancora difficile riconoscere l'immagine dell'Italia rispetto a quella di altri paesi: ritiene che l'opera possa essere uno strumento per consolidare la nostra posizione?

L'opera può essere un grimaldello per attirare migliaia di persone,e in Cina c'è un pozzo senza fine di pubblico che va guadagnato giorno per giorno. Ho notato che in generale c'è una certa simpatia verso il nostro paese. Ho lavorato in Giappone, ad esempio, e devo ammettere che mi sento più a mio agio in Cina. Il temperamento, la mentalità, sono aperte nei nostri confronti, il contatto dovrebbe essere più facile, mi sembra che lo spirito cinese sia aperto. Per questo, per rendere riconoscibile l'Italia, è necessaria un'opera di svecchiamento dell'opera che io faccio da sempre. Sono figlio del teatro tedesco più che italiano, cerco di unire il rigore tedesco alla fantasia italiana. Il mio stile è questo. Infatti quest'idea cinematografica e teatrale è più tedesca che italiana, non a caso in Germania si chiama Musik-Theatre, che ha una connotazione leggermente differente, significa teatro in musica, e quindi comprende anche un'idea di azione. Per questo, sono chiamato come consulente,per educare questo pubblico non ancora maturo. 

Una produzione così sontuosa avrebbe potuto essere realizzata in Europa o ci sono problemi di budget?

Sì, la produzione è sontuosa. La scena ambientata a Sant'Andrea della Valle, ad esempio, in questa produzione è ambientata in una sorta di mosaico di varie zone di Roma.  Quando ho chiesto sul budget, mi hanno detto di non preoccuparmi. Mi hanno detto semplicemente di realizzare una Tosca al meglio. Evidentemente, per realizzare un prodotto così, in Europa il budget sarebbe più elevato. Questa è soprattutto una possibilità per giocare con le economie di scala: laddove noi non possiamo realizzare grandi spettacoli a causa della scarsità di fondi, ecco che invece loro possono farlo. In Cina si può fare una Tosca come questa, in Italia viene a costare milioni di euro. Posso sperimentare più qui che in Europa, dal punto di vista dei grandi spettacoli, mentre dal punto di vista dell'interpretazione teatrale è effettivamente un po' differente perché la Cina è ancora un po' all'inizio. Ma è quello su cui stiamo lavorando.

Dopo la Tosca, il prossimo anno, cosa proporrà al pubblico pechinese?

Il prossimo anno metterermo in scena il Lohengrin, la Cavalleria Rusticana e i Pagliacci.

di Antonio Talia
ADV