Di Davide Cucino
Pechino, 08 ott. - L’interesse dell’Occidente per la Cina del XXI secolo è costituito inspiegabilmente da alti e bassi. Di recente ci si è accorti nuovamente di quanto siamo interdipendenti nel contesto economico e finanziario, ma ancora stentiamo a comprendere che questa interdipendenza è già da tempo sconfinata nel territorio della politica. E’ per questo motivo che la pubblicazione in questi giorni del saggio di Maurizio Scarpari, Ritorno a Confucio. La Cina di oggi fra tradizione e mercato (Il Mulino), assume particolare importanza.
Si tratta infatti di un volume scritto da un acclamato studioso della Cina classica che si cimenta con risultati eccellenti a sviscerare le enormi relazioni tra la politica della Cina contemporanea e la millenaria tradizione culturale e filosofica. Il volume offre una visione chiara di quanto la società cinese sia permeata di richiami al passato, nonostante sia stata costruita, dopo l’avvento al potere del Partito Comunista, su fondamenta strettamente ideologiche. Ciò consente al lettore di collocare anche le singole questioni sociali più spinose (la mobilitàdei cittadini, il welfare, l’educazione tra le altre) in un contesto ben più ampio e definito.
Sono proprio gli esempi del mutamento della società negli ultimi decenni, quasi esclusivamente concentrata sulla crescita economica e sull’arricchimento dei singoli a danno della sfera sociale, anche a causa di un incessante aumento del fenomeno della corruzione, a consentire all’autore di addentrarsi nell’analisi delle origini di una crisi che si e’ abbattuta sulla popolazione e di conse-guenza colpisce anche la classe dirigente al governo e lo stesso partito.
Allora cosa c’entra Confucio? Il maestro e tutti i filosofi che hanno animato il pensiero e la dialettica della Cina pre-imperiale diventano per l’establishment politico, ma soprattutto per il nuovo “Imperatore” Xi Jinping, uno strumento indispensabile per affermare che esistono altri valori oltre a quello della crescita economica. La “Nuova Normalità”, la crisi della borsa, la diminuzione della crescita industriale non devono pertanto allarmare un paese che ha ben altre più grandi ambizioni. Condurre la propria popolazione verso la costruzione di una grande nazione passando attraverso una fase di benessere moderato si, ma per tutti, significa realizzare un sogno (il “Sogno Cinese” è la dottrina su cui si fonda tutta la politica del nuovo leader) senza dovere necessariamente ricorrere ai valori dell’occidente, creando un “nuovo” modello basato sui dettami propri della tradizione e della cultura classica. Esso presta attenzione alla pietà filiale, estesa a tutti i segmenti della società, da quello famigliare a quello statale (il precetto confuciano per definizione, quindi) ma anche al rispetto della legge, con caratteristiche cinesi, in cui l’interesse della stabilità del governo è posta al di sopra dello stato di diritto (collegandosi alle dottrine legiste).
Il Partito, e il suo più alto rappresentante, attingendo al passato nei comportamenti e nella retori-ca, fanno di necessità virtù, soprattutto per evitare di non doversi trovare mai nella situazione in cui la supremazia del Partito Comunista venga messa in discussione. Assumono pertanto particola-re valore alcuni eventi quali la visita di Xi Jinping e di tutti gli altri membri del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico nel giorno del loro insediamento alla mostra sul Rinascimento (o Rinnovamento) Cinese, l’enfasi data alla visita del Presidente al luogo natio di Confucio, così come le innumerevoli citazioni dai classici nei discorsi di Xi.
L’autore tuttavia non si ferma alle apparenze, questa attenzione verso comportamenti etici presi a prestito dalla tradizione da parte della classe dirigente non è un fatto nuovo e non vuole nemme-no rappresentare uno stratagemma. Considerata fondamentale per la salvaguardia del potere da ogni sovrano lungimirante, essa è andata infatti ripetendosi durante le varie dinastie nel corso dei secoli.
Confucio e molti filosofi a lui susseguitisi, primo tra tutti Mencio, hanno posto l’accento sull’importanza della centralita’ dell’uomo. Il sovrano deve governare per il bene dei suoi sudditi e solo in quel modo, riuscira’ a mantenere saldo il potere e fare prosperare la nazione. Questo vale oggi forse anche più che in passato per la leadership al potere.*
Un importante aspetto trattato dall’autore riguarda il rapporto tra cultura e potere. Il desiderio di rinascita della nazione e’ infatti un concetto che mira non solo a rafforzare la stabilita’ politica del paese, principalmente con obiettivi di maggiore controllo interno, ma incoraggia la popolazione ad ottenere, attraverso l’educazione e i comportamenti etici, quella consapevolezza di poter rappresentare anche un modello da esportare. Qui tuttavia nascono le maggiori contraddizioni con modelli più tradizionali e maturi a cui siamo abituati in Occidente. L’atteggiamento ostinato con cui la Cina intende infatti esportare all’estero non solo la sua parte più spendibile (lingua, storia e cultura), ma anche quella meno accettata dall’opinione pubblica (questioni religiose, territoriali, etc.) attraverso la rete degli Istituti Confucio, getta ombre sul disegno generale della sua diplomazia pubblica. Ciò peraltro influisce negativamente anche su tutta una serie di iniziative che creano sospetto e diffidenza anche quando sono invece esclusivamente volte a migliorare la percezione della Cina al di là dei suoi confini.
Scarpari fa ricorso a una appendice per raccontare gli episodi, peraltro ancora in corso, legati alla campagna contro la corruzione voluta da Xi Jinping. Essi rappresentano l’emblema della sua politi-ca di ritorno ai valori etici. Pur nella difficoltà di suggerire scenari futuri, del tutto impossibili da identificare in una così complessa rete di relazioni interne ed esterne con un sempre maggiore grado di incertezza nei vari teatri del pianeta, l’autore intende comunque lasciare al lettore delle tracce per spunti ulteriori. Il ricorso alla tradizione per costruire un modello di societa’ non necessariamente allineato alle regole occidentali, ma che che con esse nemmeno va in contrasto, può rappresentare la soluzione per superare le difficoltàe affrontare le sfide che la nuova Cina trova di fronte a sé. Ciò può garantire stabilità: importante per il suo futuro ma soprattutto per quello del mondo intero.
*Per un approfondimento sul confucianesimo è in uscita a cura dello stesso autore il volume Confuciane-simo (Morcelliana)
08 OTTOBRE 2015
Davide Cucino Lavora per una multinazionale italiana in Cina ed è Presidente Emerito della European Union Chamber of Commerce in China. E’ appassionato di letture sulla Cina e sull’Asia.