di Emma Lupano
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Pechino, 18 mag.- Dieci anni nella lista nera dei turisti “incivili” è la punizione toccata a Li Wenchun, il giovane cinese che, in aprile, si arrampicò sulla statua di un soldato dell’Esercito rosso in un sito turistico della provincia dello Shaanxi per scattare una foto. È bastata quell’immagine, circolata sui social media cinesi e presa di mira da moltissime critiche, per sancire il suo destino di viaggiatore da qui al 2025.
Ma in cosa si tradurrà realmente questa punizione? In Cina nessuno sembra saperlo. Le “misure temporanee” sui turisti maleducati promulgate a marzo non lo specificano, né lo ha chiarito l’Amministrazione nazionale del turismo quando, sul proprio sito, ha pubblicato pochi giorni fa la prima lista nera. Ne fanno parte, tra gli altri, anche i turisti cinesi che, mesi fa, si guadagnarono la notorietà per “aver maltrattato le hostess su un volo Thai e aver cercato di forzare l’apertura delle porte dell’aereo”, informa il Fazhi Wanbao.
La testata, specializzata in notizie giuridiche, ha pubblicato il 9 maggio un commento dell’opinionista Lao Mao che si concentra proprio sui dubbi suscitati dalla normativa. “Il sistema della lista nera ha come obiettivo la riduzione dei casi di turisti incivili, ma c’è ancora molto spazio per renderla più precisa – scrive -. Il dubbio più grande riguarda i turisti che sono stati inseriti nella lista per dieci anni. Secondo le misure pubblicate a marzo, infatti, i nomi dei viaggiatori maleducati possono essere conservati dalle autorità per due anni al massimo. È evidente quindi che c'è una contraddizione tra questo termine e la condanna di una persona a rimanere nella lista nera fino al 2025”.
Lungi dall’essere perfetto, il sistema non chiarisce nemmeno “su quale base venga valutata la durata della punizione”. Inoltre, “se ogni luogo istituisce la propria lista nera, è necessaria una piena integrazione con le misure di supervisione stabilite dall’Amministrazione nazionale del turismo, e una modalità di notifica dei turisti trasparente. Non sarebbe certo appropriato – sottolinea Lao Mao - gestire in modo poco regolamentato i comportamenti irregolari dei turisti”.
Secondo il Fazhi Wanbao, un’altra importante lacuna normativa “riguarda l’aspetto dell’applicazione”. In sostanza, scrive Lao Mao, non si capisce come si possa effettivamente restringere l’attività turistica delle persone inserite nella lista nera. “Una banca può limitare servizi come il prestito o l’uso delle carte di credito; una compagnia aerea può rifiutarsi di vendere i biglietti o di imbarcare le persone incluse nella propria lista. Ma come si applica la lista nera del turismo? Alcuni ritengono che chi è nella lista non potrà iscriversi a viaggi di gruppo in Cina, il che potrebbe spingerli a viaggiare all'estero. Ma è una buona idea che persone di questo tipo vadano in viaggio da sole? O è giusto impedire del tutto a chi entra nella lista di spostarsi a scopo turistico? Ed è giusto che queste persone non possano prendere un aereo o un treno o guidare una macchina per viaggiare?”.
Inoltre, “nelle mete turistiche nessuno può controllare l'identità dei turisti, perciò ancora una volta come si possono applicare le eventuali restrizioni a chi fa parte della lista?”.
Del resto, continua Lao Mao, non basta certo fare della lista un mero strumento per rivelare ai mezzi di comunicazione i nomi dei turisti rei di maleducazione. “Se così fosse, la sua influenza sarebbe molto limitata, e anche il potere di dissuasione implicito nella normativa rischierebbe di essere gravemente compromesso. La lista deve costituire un sistema molto serio. Deve fissare uno standard preciso per i turisti, indicare gli anni di durata delle punizioni ed essere completamente unificato a livello nazionale. La sua forza ammonitiva deve essere potenziata dalla sua comprensibilità, dalla sua trasparenza e dalla sua efficacia applicativa. Questa è la direzione in cui deve andare la regolamentazione. Solo così – conclude il Fazhi Wanbao - si potrà promuovere davvero l’eduzione dei turisti”.
Qualche giorno prima, il 6 maggio, Gao Lu, opinionista del Qianjiang Wanbao, si soffermava invece sul merito della punizione inflitta al giovane scalatore di statue, punizione che alcuni hanno considerato eccessiva. Per Gao, invece, “i dieci anni di lista nera inflitti a Li Wenchun non servono solo a punire lui, ma anche a lasciare un insegnamento. Non solo, dopo quanto accaduto, Li non oserà più replicare un simile gesto, ma imparerà a mantenere un comportamento adeguato anche nella vita di tutti i giorni. I comportamenti incivili, presi singolarmente, non fanno molti danni, ma il loro potere esemplare è molto forte e non si può sottovalutarne la forza distruttiva del normale ordine della società”.
Anche il commentatore del Qianjiang Wanbao sottolinea però alcuni punti oscuri del sistema delle liste nere: “Chi ha il potere di inserire i nomi nella lista? Chi li può cancellare? Tutti i cittadini si pongono queste domande”. La chiarezza, insiste Gao, è indispensabile. “Qualsiasi comportamento incivile deve essere punito, in modo che non ci siano più persone che possano pensare di passarla liscia. Qualsiasi provvedimento, però, deve anche seguire un percorso di equità. Per dare vita a una società civilizzata è necessario un sistema trasparente”.
18 maggio 2015
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