Milano, 15 apr. - Cercherò di descrivere con le mie parole tre immagini: due "istantanee" e un video. Poi vi chiederò di provare a "cortocircuitare" queste immagini. Proverò quindi a dirvi le mie riflessioni dopo lo stesso cortocircuito.
Prima istantanea: martedì 12 aprile 2011.
Immagine: il sorriso smagliante, ma composto e con un aroma di noblesse oblige, di Dilma Roussef, Presidente del Brasile, e di Hu Jintao, Presidente della Cina.
Dove: nella Grande Sala del Popolo dove si sono incontrati per firmare solennemente un comunicato congiunto su come coopereranno insieme per migliorare il commercio tra i loro due paesi e su come produrre risultati "validi" nel Doha round, anche e soprattutto per le nazioni meno sviluppate del mondo.
Nota: è avvenuto prima dell'incontro solenne a Pechino dei Capi di Governo dei Paesi BRICS dove per la prima volta è stato invitato a partecipare anche il Sud Africa, dando così significato alla s del plurale. La Cina – che sta suggerendo di includere anche l'Indonesia nei futuri incontri - sta posizionandosi come il primus inter pares di un gruppo di nazioni che contano più del 50% della popolazione mondiale anche se solo il 18% del PIL mondiale.
Seconda istantanea: un giorno imprecisato tra il 98 e il 117 d.C. sotto il regno di Traiano, imperatore romano.
Dove: nella provincia Gallaecia, oggi Galizia in Spagna a nord del Portogallo.
Immagine: il crollo di interi pezzi di montagna che lasciano nudi – come un deserto lunare – centinaia di ettari della più grande miniera di oro dell'impero romano dove lavorano in condizioni infernali migliaia di schiavi. Gli ingegneri romani hanno messo a punto una tecnica micidiale che usa la pressione dell'acqua (non avevano esplosivi) per togliere lo strato di terra superficiale che copre il giacimento di oro. Questo oro sta finanziando massicciamente la potenza militare dell'impero (l'immagine è liberamente riassunta dal libro di Alberto Angela "Impero").
Il video: 13 aprile 2011, da un servizio della CNN.
Dove: Australia, circa
Immagine: volando in elicottero sopra il bush incontaminato di straordinaria bellezza.
Nota: in questa zona società minerarie cinesi hanno acquistato il diritto di scavo – su centinaia di ettari - di minerale di ferro da estrarre nei prossimi decenni. Questo per rispondere all'enorme sete di acciaio dell'industria cinese che deve soddisfare tutte le necessità della crescita delle infrastrutture del Paese e dell'esportazione di prodotti metalmeccanici. La concessione di questi diritti è avvenuta contro la volontà delle comunità di aborigeni locali che hanno, all'interno di quei boschi, luoghi sacri da loro onorati per millenni. La zona, man mano che sarà sfruttata minerariamente a cielo aperto, sarà desertificata come un paesaggio lunare.
Il cortocircuito (quasi banale): la Cina è un impero in crescita. Non è solo una potenza economica, è oramai una potenza politica che addirittura assume una specie di leadership delle altre potenze in fieri del mondo. Le sue necessità economiche, come quelle di tutti gli imperi, plasmano perfino l'oroidrografia e l'ecologia del pianeta. Questo accadeva duemila anni fa con l'impero romano, accade di nuovo oggi con l' 'impero' cinese.
Ci sono però almeno un paio di differenze che dovrebbero far riflettere.
All'epoca dell'impero romano le riserve 'naturali' (minerarie, boschive, climatiche, ecc.) erano praticamente illimitate rispetto al numero esiguo di abitanti del pianeta. Oggi non è più così.
La filosofia di governo dell'impero romano era molto avanzata e, sia pure diversa da quella odierna, era sicuramente molto 'moderna': tolleranza e inclusività elevate, alfabetizzazione elevata, netta separazione stato-religione, alta tecnologia, assoluta supremazia della legge. Era però diversa l'estensione dei diritti: il cittadino romano ne aveva molti, gli altri (schiavi e barbari) nessuno o quasi.
Noi oggi, anzi, noi occidentali oggi, riconosciamo pari diritti a tutti gli essere umani e addirittura cominciamo a riconoscere dei diritti anche agli animali (oltre ovviamente a proteggerli).
Tenendo presente queste differenze, ci si può fare alcune domande sui nostri 'ideali'.
La costruzione di un 'impero' o quanto meno l'affermarsi di una nuova 'superpotenza' richiederà molte domande su quali sono i nostri 'ideali' e come li vogliamo difendere. Ad esempio le violazioni di diritti per noi – occidentali – oramai acquisiti e che, almeno a parole, non siamo disponibili a non difendere (maliziosamente potrei aggiungere: salvo quando siamo noi a violarli). Sto pensando ai diritti degli aborigeni in Australia, ma anche ai diritti del lavoro occidentali che la concorrenza della Cina e degli altri emergenti ci obbliga ad annacquare, ai diritti dei cittadini di stati africani con governi diciamo discutibili e che invece i finanziamenti cinesi (per assicurarsi materie prime per loro vitali) aiutano a restare in piedi, ecc.
La domanda è quindi dove è il limite che non siamo disponibili a superare e che cosa siamo disponibili a fare per difendere questi ideali.
La domanda successiva è però se la nostra visione del mondo e gli ideali e i principi sulla quale è basata sia quella giusta per un mondo con 9 miliardi di persone (cifra che raggiungeremo nei prossimi due o tre decenni) che avrà molto probabilmente risorse limitate e che probabilmente non sosterrà più lo stile di vita che l'occidente ha adottato negli ultimi due o tre secoli.
Mi sembra quindi che noi saremo probabilmente in una morsa che da un lato ci spingerà a mettere in dubbio alcuni diritti fondamentali e da quell'altro addirittura ci spingerà a riprogettare le nostre regole di comportamento, il nostro stile di vita e probabilmente anche gli ideali sui quali abbiamo costruito la nostra civiltà.
Non è una bella prospettiva! E se fosse invece una grande opportunità per rimettere mano ai fondamenti della nostra civiltà?
di Paolo Borzatta
Paolo Borzatta è Senior Partner di The European House-Ambrosetti.
La rubrica "La parola all'esperto" ha un aggiornamento settimanale e ospita gli interventi di professionisti ed esperti italiani e cinesi che si alternano proponendo temi di approfondimento nelle varie aree di competenza, dall'economia alla finanza, dal diritto alla politica internazionale, dalla cultura a costume&società. Paolo Borzatta cura per AgiChina24 la rubrica di economia
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