di Emma Lupano
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Milano, 21 set.- C’è chi alza muri e chi accetta di accogliere solo persone di fede cristiana. Chi non può fare altro che arrendersi alle leggi della geografia e chi i rifugiati li va a prendere direttamente in loco. Visto dalla Cina, il comportamento dell’Unione Europea nei confronti dei disperati del Mediterraneo è uno spettacolo senza senso. La perplessità di Pechino affiora anche sulla stampa, dove compaiono titoli come quello dell’editoriale firmato l’11 settembre da Zhao Yang sul quotidiano Nanfang Dushi Bao: “Perché ogni paese dell'UE sta rispondendo in modo diverso al problema dei rifugiati?”.
“La foto del bambino siriano di tre anni trovato morto su una spiaggia della Turchia ha sollevato la compassione in tutto il mondo, mostrando allo stesso tempo soltanto la punta dell'iceberg del problema dei rifugiati nel Mediterraneo – scrive Zhao -. Sotto la pressione dell'opinione pubblica, l'Ue ha così abolito gli accordi di Berlino che prevedono che i rifugiati debbano rimanere nel primo paese in cui ricevono soccorso, e ha richiesto ai paesi membri di condividere i 160 mila immigrati che hanno già oltrepassato i confini dell'Unione”. Ma di fronte a questa richiesta, i paesi europei, che di solito, sottolinea il commentatore, “difendono i diritti umani come uno dei propri principi fondanti, si stanno comportando in modo del tutto differente rispetto al problema dei rifugiati”.
Zhao riassume le reazioni di alcuni paesi membri, a partire da Berlino e da Parigi. “La Germania ha ricevuto di sua iniziativa i rifugiati e ha stanziato nuovi fondi dedicati. La Francia è stata costretta suo malgrado ad accettare di accogliere i rifugiati. Quattro paesi dell'Europa dell'est hanno invece rifiutato in modo netto il piano di distribuzione dei migranti disegnato dall'Unione”. Secondo il commentatore, questa varietà di atteggiamenti “riflette le contraddizioni interne all’Unione”, contraddizioni che “hanno portato a rispondere all’emergenza con grande ritardo”.
Ma come mai, continua Zhao, “i paesi europei non riescono a trovare un accordo tra di loro? Questo dipende dalle enormi differenze storiche, economiche e politiche di ciascuno”.
Il comportamento della Germania appare vincente agli occhi dell’editorialista, e non solo perché “la Merkel è stata chiamata dai siriani ‘la madre dei derelitti’ per l’accoglienza dei rifugiati messa in campo” da Berlino, segnando il “primato in Europa con 800mila arrivi, un primato che va insieme con la posizione di paese più potente dell’Unione”. La risposta tedesca ai rifugiati, secondo Zhao, non nasce infatti unicamente da “innocenti motivi legati ai diritti umani”, ma anche da “considerazioni di natura economica e politica profonda”. Dal punto di vista economico, scrive, “a causa del tasso di nascita estremamente basso, la Germania è in costante deficit di forza lavoro. Ogni anno servono 550mila immigrati per sostenere la crescita economica tedesca. Accogliere innanzi tutto gli immigrati giovani può colmare i vuoti nel mercato del lavoro”.
Il piano sarebbe simile a quello attuato all’indomani della Seconda guerra mondiale, visto che “il miracolo economico della Germania occidentale si è potuto realizzare grazie all'immigrazione dalla Turchia”. Infine, “dal punto di vista politico, accogliere i rifugiati siriani aiuta la Germania a emendare anche le colpe del suo passato nazista, quando milioni di persone furono uccise nel nome della purezza razziale. Dal punto di vista tedesco, è l'occasione per prendere due piccioni con una fava”, argomenta Zhao.
Anche per la Francia è nella storia che andrebbero cercati i motivi di un diverso atteggiamento nei confronti dei rifugiati: “A causa dell'espansione coloniale in nord Africa e nel sud est asiatico, la Francia è diventata il paese di maggiore immigrazione musulmana in Europa. Tuttavia, le successive generazioni di immigrati non si sono integrate bene, diventando fonte di violenza e terrorismo. Dai disordini nelle banlieue francesi del 2005 all'attacco a Charlie Hebdo di quest'anno, la Francia ha vissuto anni difficili. Inoltre, visto che il problema degli immigrati continua a fermentare, i partiti di estrema destra xenofoba ottengono sempre più consenso”. Per questo la Francia “si è sempre opposta alla ripartizione dei rifugiati tra i paesi dell'Unione, senza esitare a sospendere le forme di transito legali, per evitare che rifugiati entrino nel paese. La posizione della Francia è infine cambiata soltanto a causa della reazione dell'opinione pubblica alla tragedia del piccolo Aylan, e per la pressione tedesca”. Mentre Berlino si è guadagnata “una buona reputazione mostrandosi generosa verso i rifugiati”, Parigi “è rimasta da sola a invocare raid aerei contro l'Isis per risolvere alla radice il problema”.
Per quanto riguarda Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, Zhao cerca nelle differenze tra i paesi fondatori e questi paesi diventati membri dell’Ue nel XXI secolo le ragioni del loro netto rifiuto verso l’accoglienza dei rifugiati, sostenendo che essi “non sono in grado di accogliere milioni di migranti”.
E l’Italia? Nell’analisi di Zhao il Belpaese non sembra giocare alcun ruolo, se non quello di luogo di approdo dei rifugiati. Accomunata alla Grecia, viene descritta come incapace di gestire da sola il problema.
Le “contraddizioni strutturali dell’Ue” a guida franco-tedesca sono nella “spinta umanitaria che impedisce all’Unione di rifiutare i rifugiati” e nelle difficoltà dei paesi di approdo che “non hanno le capacità per fronteggiare da soli l’emergenza. I costi – continua Zhao - devono essere assunti da tutti i governi, ma poiché alcuni paesi per ragioni storiche o legate alla situazione economico-politica attuale hanno posizioni diverse, è difficile implementare una politica unitaria”.
Dato però che “la situazione in Siria è lontana dalla soluzione” e che “la Libia è sempre in fermento”, il problema dei rifugiati nel Mediterraneo “è destinato a durare”. E per Zhao, “se l’Ue non creerà un meccanismo unitario per accogliere i rifugiati, queste ondate faranno riemergere i problemi del passato.”
21 SETTEMBRE 2015
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