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La scelta di Chuansha è stata una scelta di carattere logistico: lo stabilimento si trova a 20 minuti dall'aeroporto di Shanghai Pudong e a 30 minuti da quello di Hongqia. In questo modo, è raggiungibile tanto dai clienti cinesi che atterrano ad Hongqiao che da quelli che arrivano dall'estero, - in particolare dall'area Asia Pacifico - che atterrano a Pudong. Tra tutti i parchi che abbiamo visto, Chuansha è il più moderno, fornisce tutta una serie di servizi di livello, ed è anche abbastanza vicino alla città.
Eravate già presenti in Cina?
Nel 2003 avevamo aperti un ufficio di rappresentanza; poi, dopo due anni, grazie alle risposte positive, soprattutto dai clienti cinesi, abbiamo deciso l'apertura di questo stabilimento di 1500 metri quadrati. Inizialmente faremo puro assemblaggio; poi si trasformerà in un'azienda per produrre componentistica, visto che già da 6 mesi siamo attivi nella ricerca fornitori. Lo stabilimento al momento avrà 6 dipendenti, che diventeranno tra i 10 e i 15. Siamo già molto conosciuti negli Stati Uniti e in Sud America, Africa e Iran ; in India deteniamo addirittura il 90% del mercato: in Cina dobbiamo ancora farci conoscere.
Avete avuto delle difficoltà?
Anche se c'è stato un supporto da parte di ICE e Consolato, mi piacerebbe chiedere loro una maggiore esposizione, in quanto queste istituzioni non entrano direttamente nel discorso operativo. Questo significa che le aziende italiane non vanno a colpo sicuro, ma devono confrontarsi con tutta una serie di problematiche che spesso portano a dei ritardi. Noi ci abbiamo messo 6 mesi effettivi per aprire una manufacturing company, ma il progetto è iniziato due anni fa: con un maggiore supporto avremmo anticipato l'apertura.
Avete aperto una joint-venture?
No: il 100% dello stabilimento è detenuto da NordMeccanica Italia. In generale non lavoriamo con partner stranieri, e in Cina abbiamo sentito di esperienze negative, di aziende il cui mercato è stato eroso dall'ex partner nel giro di poco tempo. Decidiamo noi chi sono i clienti, non abbiamo mai fatto joint venture nel mondo .
Appunto: a che mercato vi rivolgete? Il vostro è un settore molto specifico.
I nostri clienti sono tutte quelle aziende che producono imballaggio per il settore alimentare e farmaceutico. Facciamo un esempio su quest'ultimo settore: il farmaco ha bisogno di un materiale metallizzato che viene accoppiato con le nostre macchine e serve a preservare il prodotto da agenti esterni. I nostri attuali clienti cinesi sono di tutti i tipi: aziende che vanno dalle decine alle migliaia di dipendenti; infatti abbiamo macchine di ogni grandezza. Oggi abbiamo intenzione di invadere il mercato cinese con quelle più piccole e poi, dopo esserci fatti conoscere, passare a quelle più grandi. Ma mi preme dire che il cuore della macchina è e rimarrà sempre italiano.
Che consiglio si sente di dare agli imprenditori italiani in Cina?
Abbiamo notato che in Cina il Made in Italy della fascia hi-tech è molto richiesto. Il consiglio è di farsi conoscere direttamente dai clienti: che si tratti di grandi o di piccoli gruppi, non importa; il proprietario deve presentarsi in prima persona per creare un legame diretto.
di Antonio Talia
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