Cina: bolla immobiliare spingerà investitori anche in Italia

Alessandra Spalletta

 

Roma, 04 ott. (aggiornato il 5 ottobre) -  Gli acquirenti cinesi, scoraggiati da un mercato immobiliare in piena febbre inflazionistica, potrebbero spostare le mire a Occidente. "Molti cinesi, sia privati sia società di investimento, si stanno rivolgendo al mercato estero perché hanno compreso che il settore del real estate non potrà più crescere oltremodo". Lo ha detto all'Agi il Ceo di World Capital Andrea Faini. Il surriscaldamento della bolla immobiliare, tornata ad essere il più grosso rischio per l'economia cinese, è frutto di una forte speculazione che ha spinto i valori immobiliari negli ultimi dieci anni a crescere a dismisura. "Il continuo raddoppio dei prezzi non è giustificabile da ragioni oggettive e questo ha fatto sì che il tenore di vita non permetta più al ceto medio di realizzare certi acquisti", ha spiegato Faini. "La maggior parte degli sviluppatori cinesi sono partecipati dal governo", ha aggiunto, "e questo spiega il motivo della continua cementificazione che ha generato da una lato lavoro per molti, ma dall'altro inflazione dell'offerta a valori non più proponibili".
 
La spirale sembra inarrestabile. A lanciare l'allarme giorni fa sulla "più grande bolla immobiliare della storia" ci aveva pensato Wang Jianlin, uno degli uomini più ricchi della Cina, presidente e fondatore del gruppo Wanda, conglomerata con interessi oggi diversificati, che vanno dal calcio al cinema, e più in generale all'intrattenimento. "Non vedo una soluzione al problema", aveva dichiarato il tycoon ai microfoni della Cnn. "Il governo si è inventato ogni tipo di misura, limitando l'acquisto o il credito, ma nulla ha funzionato". Per Wang, la bolla è causata da prezzi in continua crescita nelle grandi città e in diminuzione nelle città di piccole dimensioni del Paese, dove molti appartamenti rimangono sfitti.
 
Quali potrebbero essere, dunque, i possibili scenari per gli investimenti cinesi nel settore immobiliare italiano? "Come per la borsa finanziaria, molti investitori, soprattutto coloro che hanno investito i propri risparmi negli ultimi tempi, potrebbero vedere il proprio capitale diminuire nel prossimo futuro", ha detto Andrea Faini. Il successo del mercato immobiliare, per chi ha cavalcato l'onda nei primi anni di boom, è stato concepito come l'investimento che offre ritorni ben più alti e in tempi più brevi di quelli di qualsiasi altro settore, con rischi minori. "Negli ultimi anni, però, con l'incontrollata ascesa dei prezzi, i rendimenti sono scesi e colore che hanno assunto mutui e impegni finanziari potranno trovarsi in difficoltà", prevede l'immobiliarista. Come spiega il South China Morning post in una recente inchiesta, la corsa all'immobiliare rappresenta la scelta più sicura per gli investimenti, soprattutto in un periodo in cui il governo centrale teme le fuoriuscite di capitali. In altre parole, il surriscaldamento attuale del mercato immobiliare è come un "buco nero" che ingoia i capitali, a partire dai prestiti bancari. Anche per Zhou Jintong, analista di Bank of China, la bolla cinese è, oggi, "il più grosso rischio per l'economia" di Pechino. Oltre a Chengdu, Wuhan, Jinan e Zhengzhou, anche altre città, tra cui Hefei, Suzhou e Tianjin, alle porte di Pechino, a cui si sono aggiunte Shenzhen e Canton, hanno di recente messo in campo misure per evitare il surriscaldamento eccessivo del settore.  E nuove restrizioni all'acquisto di nuove case sono arrivate negli ultimi giorni in nove città della Cina. Da oggi, chi vuole comprare un nuovo appartamento in alcuni quartieri delle città di seconda fascia di Chengdu, Wuhan, Jinan e Zhengzhou, dovrà effettuare un esborso maggiore a quanto finora dovuto per accedere a un mutuo. A detta di Faini, al contrario della Cina, alcuni paesi europei come l'Italia "promettono rivalutazioni immobiliari nei prossimi anni".
 
Resta celebre il non più tanto recente acquisto di Palazzo Broggi, storica residenza di Unicredit a Piazza Cordusio, a Milano, da parte della conglomerata Fosun. "Anche i gruppi immobiliari di dimensioni più piccole rispetto a Fosun, non trovando più in Cina le opportunità di investimento di una volta, si rivolgono ad altri mercati, soprattutto a Stati Uniti ed Europa", ha spiegato il Ceo di World Capital.  Non solo. "Anche l'Italia è tra i destinatari di questo crescente trend di capitali che devono essere allocati. Il settore alberghiero è particolarmente interessante per l'investitore cinese: questi ha infatti la possibilità di gestire e canalizzare flussi turistici, soprattutto nel caso di società che possiedono già catene strutture alberghiere in Cina".  L'identikit dell'investitore medio è presto fatta: ha venduto l'impresa, vive di rendita e vuole comprare appartamenti dal valore di 400-500 mila euro. "Negli ultimi due anni abbiamo circa 120 case di questa tipologia".  Faini e il suo team di 20 persone sviluppano anche il B2B, proponendo a gruppi e fondi investimenti nell' alberghiero. E' il caso di investitori che acquistano un hotel per averlo in gestione oppure come investimento di sviluppo. "Stiamo lavorando con gruppi cinesi interessati all' acquisto di aree a Milano per realizzare costruzioni residenziali da mettere sul mercato".

 

Faini è alla guida di World Capital, società che vanta un'esperienza ventennale nel mercato del real estate internazionale. Sono diversi i settori nei quali Faini opera: commerciale, uffici, logistica, retail, hotel, ma soprattutto residenziale sul quale ha lanciato il marchio dedicato "Personal Real Estate". L'attività cinese è iniziata sei anni fa a Pechino, al Legendale Hotel, nel cuore di Wangfujing. "In quell'occasione ci siamo resi conto che c'era interesse da parte dei cinesi a investire in Italia", ha raccontato Faini. "Ad oggi abbiamo partecipato come espositori a 40 fiere, coprendo le maggiori città cinesi (Pechino, Shanghai, Tianjin, Wenzhou, Hangzhou, Hong Kong). La prima decisione è stata di strutturarci con la presenza di nostri uffici, e il primo lo abbiamo aperto a Shanghai. Poi Pechino. Infine, Chongqing, sei mesi fa".  Oggi in Cina Faini ha due società: una di consulenza immobiliare che assiste clientela corporate, e una di immigrazione che accompagna i cinesi privati a migrare in Italia, acquistando immobili residenziali su tutto il territorio italiano, principalmente Milano, Como e Roma. "Offriamo ai cinesi l' opportunità di investire nel residenziale, aiutandoli anche nell'integrazione con la realtà italiana, con la possibilità, per chi è in possesso di determinati requisiti, di ottenere il permesso di soggiorno". E' quest'ultima, infatti, la leva che spinge i cinesi a investire da noi. "Frequenti i casi in cui gli imprenditori decidono di trasferire il nucleo familiare in Italia per motivi legati all'educazione dei figli, alla qualità della vita e dell'aria, alla fascinazione per l'arte, la cultura e la moda italiana".
 
Ma la promozione del Made in Italy è a due sensi di marcia, ed è così che Faini accompagna anche le società italiane a comprare immobili in Cina, un'attività parallela dedicata a chi apre uffici di rappresentanza o centri logistici. L'obiettivo per chi come lui lavora a stretto contatto con le organizzazioni camerali e il mondo diplomatico, è ovviamente di "fare squadra", a partire dalla rivista E-Italy che mette insieme mondi diversi. Con gli occhi ovviamente puntati sul mattone a collegare Oriente e Occidente.

 

04 OTTOBRE 2016

 

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