di Emma Lupano
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Pechino, 19 set. - Un cacciatore di uccelli che ha qualcosa da nascondere, una trentenne con una passione bruciante e impossibile, una nonna che non vuole invecchiare e un gruppo di studenti alle prese con un tirocinio in fabbrica. Sono solo alcuni dei protagonisti dei dodici racconti – malinconici o avvincenti, tesi o divertenti – che con le opere di sei poeti compongono il primo numero di Caratteri, l’edizione italiana di Renmin Wenxue (Letteratura del popolo), la rivista di letteratura più antica e importante della Cina. Acquistabile da questa settimana in formato elettronico su Amazon (a 12 euro), sarà invece distribuita in versione cartacea agli atenei italiani dove si studia il cinese e agli atenei cinesi dove si studia l’italiano.
Un’iniziativa importante, per la rivista nata oltre 60 anni fa e oggi decisa a farsi conoscere dal pubblico europeo nelle principali lingue europee, nata per offrire la possibilità di avvicinarsi alle voci più nuove, creative e interessanti della letteratura cinese contemporanea.
Pathlight, l’edizione inglese di Renmin Wenxue, è stata la prima ad arrivare. “Nel 2011 abbiamo lanciato l’edizione inglese perché avevamo dei fondi da investire e abbiamo ritenuto fosse una buona mossa quella di entrare in Europa presentando le voci più nuove della letteratura cinese”, spiega Qiu Huadong, scrittore a sua volta, vice direttore di Renmin Wenxue e direttore editoriale di Caratteri insieme con le traduttrici Patrizia Liberati e Silvia Pozzi. “Negli ultimi anni in tutta Europa è cresciuto l’interesse per la letteratura cinese, ma gli autori noti sono ancora quelli più tradizionali: molti sanno chi è Li Bai o gli altri scrittori più antichi, ma non capiscono e conoscono le voci più fresche della nostra letteratura”.
Le edizioni in lingue diverse offrono traduzioni di racconti e di autori diversi. Perché non tradurre la stessa selezione di autori nelle lingue scelte?
Abbiamo debuttato con l’edizione in inglese, ed è stata una scelta naturale: è la lingua più forte sul fronte culturale, basti pensare che il 30 per cento dei vincitori del premio Nobel sono autori che scrivono in inglese. Dopo due anni abbiamo deciso di provare a estendere l’esperimento ad altre lingue: francese e italiano quest’anno, tedesco e giapponese il prossimo. Negli anni recenti l’Associazione cinesi degli scrittori ha organizzato diverse conferenze con traduttori stranieri ed è lì che ci siamo accorti che in tanti paesi ci sono traduttori che conoscono molto bene e sono molto sensibili alla letteratura cinese contemporanea. Una ricchezza da sfruttare, per pubblicare anche in altre lingue. Non cercavamo però soltanto esperti di letteratura cinese in grado di creare un team di bravi traduttori, ma curatori: solo le persone di quel paese possano aiutarci a capire che cosa può davvero interessare ai lettori di quel paese. Per l’edizione italiana abbiamo trovato Silvia Pozzi e Patrizia Liberati: Silvia, che conosco da dieci anni, è una studiosa molto valida, ha vissuto in Cina per lungo tempo ed è ricercatrice in università [l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, nda]. Patrizia, che lavora all’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, ha tradotto autori cinesi importanti e capisce molto bene la cultura cinese. Caratteri lo abbiamo realizzato in soli tre mesi.
Come vengono scelti testi e autori da tradurre?
Sono i curatori stranieri della rivista a proporci gli autori e i testi che vorrebbero inserire nel numero. Nel caso del primo numero di Caratteri, Silvia e Patrizia sono arrivate con una lista di autori e devo dire che di quella lista abbiamo cambiato pochissimo. Abbiamo giusto tolto qualche nome, per ragioni di spazio, perché la rivista non può essere troppo voluminosa. Per il prossimo numero, che uscirà nel 2015 e che sarà dedicato al tema del tempo, la lista che ci hanno dato è praticamente uguale a quella che sarà la selezione definitiva. Quando ho letto l’elenco dei nomi suggeriti sono rimasto colpito: Patrizia e Silvia conoscono così bene il panorama della nuova letteratura cinese che ci hanno proposto anche qualche nome che non conoscevo.
Può apparire un po’ strana la scelta di pubblicare in italiano, che raggiunge un pubblico molto meno vasto rispetto ad altre lingue europee come lo spagnolo o il portoghese.
L’Italia è un paese dalla lunga storia e anche se la popolazione è solo di 60 milioni di persone, dal punto di vista culturale per noi cinesi è un paese ancora molto importante e molto potente. La Spagna non lo è altrettanto – la sua influenza conta in America Latina, non tanto in Europa. Per i cinesi l’Italia è il paese dell’antica Roma, e visto che la cultura occidentale è nata dalla Grecia passando poi per Roma, da lì pensiamo di dover passare anche noi. Oggi l’Italia è come un nobile decaduto: anche se ha le tasche vuote, il suo aspetto è ancora nobile, al contrario di paesi come la Corea, che oggi sono diventati molto ricchi, ma che non hanno una nobiltà alle spalle. Inoltre in Italia ci sono molti studiosi interessati alla letteratura cinese e ci sono buoni traduttori su cui la nostra rivista può contare. La cultura è il modo migliore di conoscere un paese e di farlo conoscere, di capirlo e farlo capire.
Da dove vengono i fondi per realizzare Caratteri e le altre edizioni straniere di Renmin Wenxue?
L’investimento è tutto cinese. Si tratta di una parte dei fondi che il Ministero delle Finanze assegna all’Associazione degli scrittori per le pubblicazioni. L’Associazione ci sostiene nella realizzazione delle edizioni della rivista in altre lingue. Ogni numero costa sui 30-40 mila euro, che servono per remunerare gli autori, i traduttori e i curatori. Le tariffe che usiamo sono in linea con gli standard europei: tradurre la letteratura cinese contemporanea è difficile e crediamo si debbano dare dei buoni compensi ai buoni traduttori, per supportare il loro lavoro e garantire la qualità. Si tratta di un investimento molto grande che il governo cinese fa per raggiungere il pubblico dei paesi più importanti dell’Europa. L’obiettivo è offrire ai lettori europei un’immagine più completa della Cina, non lasciando che di noi parli soltanto la politica, o gli aspetti che possono generare diffidenza. La Cina non è così semplice. Vogliamo mostrare la nostra ricchezza culturale.
Quali sono secondo lei le chicche del primo numero di Caratteri?
Il numero è composto dai brani di sei scrittori e sei scrittrici di prosa, e di sei poeti di entrambi i sessi. Uno dei racconti più interessanti dal punto di vista italiano è forse quello di Li Jingze, non solo perché usa uno stile che ricorda quello di Luis Borges, ma anche perché parla di Matteo Ricci. Credo sia sorprendente sapere che un autore cinese, dieci anni fa, abbia scritto una storia proprio sul missionario italiano. La selezione delle narratrici, tra cui Tie Ning, cinquantenne e presidente dell’Associazione cinese degli scrittori, Di An e Ren Xiaowen che sono trentenni, Fan Xiaoqing e Sheng Keyi che sono quarantenni, giustappone tre generazioni di donne e dalle loro storie si può vedere il diverso atteggiamento delle donne cinesi di oggi nei confronti della vita. Anche la sezione dedicata alla poesia offre una panoramica completa del genere: si va dalla più dotata poetessa cinese di oggi, Zhai Yongming, a un poeta che scrive in giapponese, Tian Yuan, da chi si affida alla lingua parlata, come Chun Shu e Hou Ma, all’approccio più tradizionalmente intellettuale di Sun Lei, fino al geograficamente “connotato” Yu Jian. Davvero questa rivista rappresenta il meglio della letteratura cinese di oggi.
19 settembre 2014
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