ACQUA, INQUINAMENTO E SALUTE PUBBLICA: BUFERA SU LONGJIANG

ACQUA, INQUINAMENTO E SALUTE PUBBLICA: BUFERA SU LONGJIANG

di Emma Lupano 

 

Milano, 10 feb. - Il pomeriggio del 3 febbraio, gli abitanti di Zhenjiang, nel Jiangsu, si accorgono che l'acqua che esce dai loro rubinetti ha qualcosa che non va. L'odore è strano, i cibi bolliti hanno un sapore pungente e a chi si lava i denti resta in bocca un sapore sgradevole. Non solo: i pesci rossi tenuti in vasca muoiono. Si scatena subito la corsa all'acqua in bottiglia. I supermercati della città vengono presi d'assalto, come riporta la CCTV il 5 febbraio.

 

Il giorno dopo, sul Xin Jing Bao, un freelance di nome Han Han (solo omofono del più famoso blogger e scrittore Han Han) firma un commento che fa il giro dei microblog e dei siti di altre testate, tra cui il Renmin Ribao, e che ruota intorno a una domanda fondamentale: «Perché è così difficile per le persone che si trovano coinvolte in una emergenza pubblica ottenere informazioni precise?».


La memoria corre a casi emblematici come quello della Sars, all'inizio del 2003: l'ambiguità delle autorità e il silenzio imposto ai mass media scatenò un tam tam di voci non confermate e di informazioni erronee che non fecero che favorire la diffusione del contagio e del panico nella popolazione. Nonostante i proclami politici per una migliore gestione delle informazioni nei casi di emergenza pubblica, la situazione non sembra essere migliorata poi tanto, a distanza di nove anni.

 

Questo almeno è quanto emerge dal commento di Han Han: «Sull'incidente dell'acqua al cloro i cittadini di Zhenjiang non hanno ottenuto nemmeno una parola. La società che si occupa della distribuzione idrica ha dichiarato di aver aumentato le dosi di cloro nella rete, ma non ha spiegato le ragioni di questa misura. Si vocifera che il terreno in cui si trova la sorgente sia inquinato, ma l'ufficio per la protezione ambientale ha negato che ciò sia vero. L'ufficio per le emergenze di Zhenjiang ha aspettato fino alle 22.30 per cominciare a reagire e ad oggi non ha ancora comunicato gli sviluppi dell'indagine avviata».

 

Tutto questo, secondo Han Han, mostra che «nella gestione di questa emergenza gli uffici responsabili si stanno comportando in modo imbarazzante. Tutti i cittadini che hanno naso e bocca sono in grado di percepire che c'è qualcosa che non va nell'acqua che esce dai loro rubinetti. Come mai, invece, gli uffici responsabili, che sono dotati di personale specializzato e di apparecchiature apposite per effettuare esami e misurazioni, stanno rispondendo così lentamente?».

 

In assenza di spiegazioni ufficiali, infatti, è normale perdersi nelle domande. «Se l'acqua non ha alcun problema, perché le dosi di cloro sono state aumentate? Il cloro - ragione Han Han - è un disinfettante: si usa per eliminare i germi e per sterilizzare. Se la qualità dell'acqua è buona, di solito non serve aggiungere cloro. Se di colpo ci si accorge che la qualità dell'acqua è peggiorata, si aggiunge cloro per garantire il rientro negli standard previsti».

 

Il commentatore ricorda un caso del 2007: «Quando le alghe del lago Tai portarono all'inquinamento delle sorgenti d'acqua della città di Wuxi, fu necessario aggiungere quattro volte cloro per tornare a un buon livello di qualità. Di solito il trattamento dell'acqua richiede due passaggi di cloro soltanto. Ora, l'enorme quantità di cloro aggiunta a Zhenjiang deve essere il segno che c'è un problema. Se si aggiunge cloro in una quantità tale da mettere a repentaglio la sopravvivenza dei pesci rossi, da cambiare il sapore del cibo cucinato, da spingere tutta la città a comprare acqua al supermercato, anche se la società idrica continua a dire che "il cloro non supera i livelli normali", e anche qualora ciò si vero, questo significa solo che lo standard di qualità della nostra acqua è davvero terribile».

 

 

Han Han continua spiegando che la presenza di cloro nell'acqua può dare origine a composti chimici altamente cancerogeni e contesta le affermazioni fatte dalla società idrica della città, che ha negato l'esistenza di rischi per la salute dei cittadini. Per questo, anche se «ora la qualità dell'acqua di Zhenjiang è tornata a livelli normali», il commentatore afferma che «il caso non può essere lasciato senza soluzione. Le nostre sorgenti d'acqua sono inquinate? Perché la società idrica ha aumentato le dosi di cloro? E dov'è l'efficienza degli uffici pubblici competenti, di fronte ad emergenze pubbliche di questo tipo? Queste domande - invoca Han Han - devono essere chiarite con una indagine indipendente».

 

Lo stesso giorno, il Xin Jing Bao pubblica un altro commento che parla di acqua, inquinamento e salute pubblica, parlando della contaminazione da cadmio del fiume Longjiang, nel Guanxi. L'editorialista Zhang Tiankan invita le autorità a non prendere la questione alla leggera e a vigilare attentamente, nonostante l'emergenza sia apparentemente rientrata. «Dopo il grave inquinamento del fiume Longjiang, grazie alle misure prese dalle autorità il livello di cadmio si è ridotto notevolmente. La popolazione può tranquillizzarsi, ma bisogna ricordare che il cadmio non inquina solo l'acqua, ma anche il suolo e i raccolti. E se il cadmio contamina beni come riso e vegetali, può recare danni alla salute delle persone e degli altri esseri viventi».

 

Per questo motivo, anche se i valori dell'acqua sono rientrati nella norma, per Zhang «è necessario tenere sotto attento monitoraggio i terreni e i prodotti agricoli, ma anche il bacino del Longjiang e dei suoi affluenti», per i residui chimici che potrebbero essere sedimentati nel fiume. «Visti i pesanti rischi che il caso potrebbe avere sull'ambiente e sulla salute pubblica - insiste Zhang - gli uffici locali competenti non possono abbassare la guardia».

 

Il 3 febbraio, intanto, il Dongfang Ribao riportava la riflessione di un ricercatore dello Shanghai Institute of Finance and Law, Shi Weigang, a proposito del peggioramento della qualità dell'acqua nelle zone rurali della Cina. «Con il processo di urbanizzazione, sempre più persone si spostano dalle campagne alle città. Ma c'è qualcosa che, al contrario, si sta spostando dalle città alle campagne: la spazzatura».

 

I rifiuti prodotti dalle metropoli cinesi, dice Shi, «stanno distruggendo l'ambiente rurale, diventando un importante inquinante che incide gravemente sulla salute delle campagne». Secondo una indagine dell'ufficio statistico della città di Chengde, nella provincia dello Hunan, riportata dal Renmin Ribao, «le persone che nella Cina rurale non hanno accesso all'acqua potabile sono quasi raddoppiate dal 2006 al 2009. Perché? Secondo il rapporto - dice Shi -, la causa sta nel trasferimento della spazzatura dalle città alle campagne».

 

Emma Lupano, giornalista professionista e dottore di ricerca sui media cinesi, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori

 

 

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