Paesaggio costituzione cemento. Messi in fila senza nulla a separarli, come sulla copertina dell'ultimo volume di Salvatore Settis (Einaudi, pp. 328) i tre vocaboli indicano i termini della distruzione, spiega lo storico dell'arte, dello "spazio civile" del cittadino. E' in una veste militante, ma continuando a padroneggiare i ferri del mestiere, che Settis, ex presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, ha messo a disposizione di chi ha ancora a cuore i luoghi in cui viviamo un manuale di "battaglia". "L'arma da usare, l'abbiamo gia'", ragiona, "ed e' proprio la costituzione". La difesa del paesaggio e' inserita nell'articolo 9: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico e storico della Nazione". "Per la prima volta nel mondo", sottolinea Settis, "si introduceva la tutela del Paesaggio non solo nella Costituzione, ma fra i principi fondamentali dello Stato".
A insistere sul tema "furono figure come Concetto Marchesi e un giovanissimo Aldo Moro", una classe dirigente di livello straordinario, in grado di "coniugare le ragioni della politica con il sentire comune dei cittadini". E' la societa' civile, ammette Settis, che deve risvegliarsi e mostrare che "la classe dirigente odierna non ce la meritiamo". Oggi, anche sul fronte progressista, "c'e' l'idea di delegare al partito il compito di pensare e agire politicamente. Invece, serve il "coinvolgimento democratico" attraverso la mobilitazione dal basso. Rimettendo in moto l'azione popolare si possono cambiare le cose. Settis indica due strade: "Da un lato i cittadini possono organizzarsi e avviare azioni legali, come quella che ha portato il Consiglio di Stato a bocciare la costruzione di un condominio su una necropoli punica; dall'altro serve una campagna di sensibilizzazione culturale, attraverso seminari e dibattiti. Da quando ho scritto il libro -dice Settis- ho ricevuto un centinaio di inviti, da Marsala a Gorizia". Bisogna lavorare per diffondere la consapevolezza civile, insiste Settis. Perche' quel che fa piu' danno a un Paese e' l'esistenza di una zona grigia. "Grigia -conclude- come il cemento".
Marzo 2011