L'Unione europea chiede di eliminare il divieto di utilizzo del latte in polvere. Addio all'eccellenza dei prodotti caseari
Pancia mia fatti capanna, avranno pensato i produttori di formaggi italiani per la grande distribuzione. Con l'ultimo diktat della commissione europea cade il divieto in vigore dal 1974 nel nostro Paese di utilizzo di latte in polvere per la produzione di latticini. Si potra' usare il surrogato della materia prima con un presumibile guadagno.
La norma non era un vezzo italiano, ne' tanto meno uno strumento masochista per arrestare la crescita e i profitti delle industrie casearie. L'obiettivo chiaro era quello di tutelare la genuinita' e l'originalita' delle centinaia di eccellenze che la produzione artigiana o meno tramanda nella Penisola da secoli.
"Cade uno degli ultimi baluardi per difendere il mercato dei prodotti di qualita' dalla contraffazione. I consumatori italiani e stranieri apprezzano i formaggi e latticini proprio per la loro autenticita'. Perche' dovremmo uniformarci a regole che guardano solo al profitto e non alla salute e storicita' dei prodotti? La decisione arriva nel mezzo dell'EXPO mentre tutto il mondo esalta la corretta alimentazione e la cultura secolare dell'Italia in questo settore. Si tratta di un vero schiaffo al Paese e ai consumatori", commentano Ivano Giacomelli Segretario Nazionale di CODICI e Matteo Pennacchia Responsabile Agroalimentare.
"Solo ieri la nostra associazione ha fatto una manifestazione di fronte al gate dell'Esposizione in largo Cairoli contro la contraffazione alimentare. I nostri volontari hanno invitato i visitatori ad assaggiare un pezzo di parmigiano dop e uno di parmesan. Anche alla vista, i partecipanti hanno confermato le tante diversita' fra i due prodotti", dichiara Davide Zanon Segretario CODICI Lombardia.
"Lascia inoltre l'amaro in bocca apprendere che gia' nel 2013 un europarlamentare, Oreste Rossi (allora nella Lega oggi in Forza Italia) chiese di eliminare il divieto di utilizzo del latte in polvere, alla faccia della difesa dell'italianita' e del rispetto degli allevatori che con mille sacrifici hanno rispettato le regole", aggiungono Giacomelli e Pennacchia.
"Va aggiunto che le centinaia di dop che il nostro Paese vanta non verranno coinvolte, quindi il consumatore avra' ancora la certezza di mangiare prodotti contenenti vero latte italiano certificato. ma a quale prezzo? Ci attendiamo un aumento dei costi oltre a una crescita del fenomeno dell'italian sounding che gia' impazza nel resto d'Europa e del mondo".
"Infine chiediamo che l'etichettatura venga rivista, al fine di informare il consumatore sulla presenza di latte in polvere. Attualmente non e' prevista l'indicazione dell'origine del latte utilizzato come materia prima. A partire dall'abolizione del divieto, la regola andra' riscritta. Questa e' la vera battaglia che il Mipaaf deve sostenere a Bruxelles, non la crociata mediatica sullo scontro con la Commissione UE, persa in partenza", concludono.
Roma, 30 giugno 2015