(di Rita Lofano) - E’ l’energia solare la rinnovabile del futuro, quella destinata a rimpiazzare il petrolio che prima o poi finira’. Ne e’ convinto l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, che ha inaugurato a Boston, nel prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT), il Solar Frontiers Center, il nuovo centro di ricerca sulle tecnologie solari avanzate.
Qual e’ la scommessa di questa alleanza con il MIT nella quale Eni ha investito 50 milioni di dollari?
L’energia solare è quella che a nostro avviso darà il maggior contributo nel futuro ma le tecnologie oggi a disposizione sono costose e inefficienti. Per questo abbiamo deciso di investire in studi e ricerca. La scommessa è quella di riuscire a far sì che l’energia solare sia producibile ad un costo nettamente inferiore rispetto a quello attuale e che sia disponibile per tutti, anche in una forma pratica da usare.
Come e’ nata questa collaborazione con il MIT e quali sono i progetti di ricerca piu’ promettenti?
Abbiamo deciso di studiare le tecnologie del solare del futuro alcuni anni fa, lanciando questa iniziativa insieme al MIT che sta andando avanti molto bene. Sia dal punto di vista organizzativo, perché i rapporti con i nostri centri di ricerca sono eccellenti, e sia dal punto di vista dei risultati che sono davvero esaltanti: se solo il 10% di quello che ho visto qui a Boston diventasse operativo, si potrebbe cambiare il futuro dell’energia. Qui sono state ad esempio realizzate le prime celle solari in carta, piccole e leggere ma in grado di catturare i raggi solari e trasformarli in energia elettrica. L’idea di fondo è molto semplice. Dal sole ogni giorno arrivano sulla terra raggi che rappressentano alcune migliaia di volte l’energia che noi consumiamo. Se riuscissimo a catturarli, a renderli disponibili di giorno e di di notte e a stoccare l’energia prodotta, allora avremmo risolto un problema vitale dell’umanità ovvero disporre di energia in quantità rilevante e non inquinante. Questo e’ l’obiettivo che il nuovo centro di sviluppo tecnologico si propone.
Quanto tempo occorrerà per arrivare ad una commercializzazione di queste nuove tecnologie?
Passare dalla ricerca teorica all’applicazione pratica e all’utilizzo commerciale richiederà tempo, qualche anno, ma stiamo ponendo le basi per essere ottimisti. Non ci aspettiamo dei risultati che impattino i nostri conti economici nell’arco di pochi anni, ma certamente il futuro è qui e noi ci auguriamo che Eni possa giocare un ruolo importante anche nelle energie alternative, quelle che rimpiazzeranno inevitabilmente il petrolio quando finirà.
Quanto sono importanti gli Stati Uniti per l’Eni?
Ho negli Usa molti dei miei importanti azionisti che visito periodicamente. Gli Usa sono ovviamente un Paese importante anche dal punto di vista del petrolio. Eni è una grande presenza in Usa, sia in Alaska e sia nel Golfo del Messico. L’industria del petrolio è stata creata qui e quindi tutto quello che è petrolio ha come baricentro gli Stati Uniti. E oggi abbiamo anche questo nuovo centro di ricerca che invece traguarda il futuro.