di Geminello Alvi
La Spagna ha aggiunto altri 15 miliardi ai 50 miliardi previsti in tre anni, così da portare al 6% invece che al 7,5% il deficit nel 2011. Il Portogallo a sua volta ha fatto ancora meglio con un intervento che si propone la riduzione del deficit al 4,6% rispetto al 6,6% pianificato in precedenza, sempre per il 2011. La più parte dei giudizi concordano con quelle degli analisti di BNP Paribas. “E’ improbabile che l’impatto delle misure una volta approvate si discosti sostanzialmente dagli obbiettivi”. I dubbi non riguardano pertanto le entità delle manovre, ma i loro effetti nei due paesi più esposti alla crisi dopo la Grecia. Non solo la loro ripresa è fragile, ma una tendenza deflattiva dei prezzi e l’alta disoccupazione rischiano di aggravare l’onere di un indebitamento privato già elevato in ambedue le nazioni. Come confermano le difficoltà del sistema bancario spagnolo. El-Erian, la cui compagnia è Pimco, il più grande mutual fund mondiale, si è detto preoccupato per le banche spagnole più che per i conti pubblici: “quando si introducono tensioni nel sistema bancario c’è sempre il timore che poi tocchi ai governi e che si verifichi un contagio”.
Ancora più problematici restano i giudizi sulla manovra di bilancio in Grecia: se in Portogallo il governo ha guadagnato sulla manovra l’appoggio dell’opposizione e in Spagna non si vedono problemi politici, tutt’altra è la situazione greca, dove il partito di opposizione ha votato contro il pacchetto per far calare al 9,3% già quest’anno il deficit. L’obbiettivo del 3% nel 2014 si configura perciò assai più problematico. L’erosione dei due partiti maggiori giustifica quanti prevedono uno scenario di instabilità. Secondo il sondaggio di Public Issue i decisi a astenersi dal voto sono saliti al 36% rispetto al 21% di aprile. E degli intervistati almeno la metà preferirebbe un governo di coalizione. Jelena Vucotic, sul ‘Roubini Global Economics’, stima improbabile che il governo di Papandreu arrivi alla fine del suo mandato nel 2013.
In conclusione, i rischi per il sistema bancario in Spagna e per la tenuta del governo in Grecia, sono quelli che al momento più influenzano i giudizi internazionali sulle manovre degli Stati più coinvolti nella crisi dell’Euro. Le manovre paiono congrue agli obbiettivi di bilancio dichiarati. V’è tuttavia una parte di rischio: che il risanamento dei conti sia vanificato dai sopradetti effetti deflattivi, e complicato dall’instabilità politica.