(AGI) - CdV - "Stavamo in ginocchio attorno al letto diGiovanni Paolo II. Il Papa giaceva in penombra. La lucediscreta della lampada illuminava la parete, ma lui era benvisibile. Quando e arrivata l'ora di cui, pochi istanti dopo,tutto il mondo avrebbe saputo, improvvisamente l'arcivescovoDziwisz si e' alzato. Ha acceso la luce della stanza,interrompendo cosi il silenzio della morte di Giovanni PaoloII. Con voce commossa, ma sorprendentemente ferma, con iltipico accento montanaro, allungando una delle sillabe, hacominciato a cantare: 'Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamoSignore'". A raccontare gli ultimi istanti di Karol Wojtyla e'uno dei diretti testimoni, il cerimoniere polacco mons. KonradKrajewski, in un articolo pubblicato dall'Osservatore Romano invista della beatificazione. Nel silenzio irreale della stanzadel Papa, la voce del segretario "sembrava un tuono provenientedal cielo. Tutti guardavamo meravigliati don Stanislao. Anchese il cuore singhiozzava e il pianto stringeva la gola, abbiamoripreso a cantare. A ogni parola la nostra voce diventava piusicura e piu forte. Il canto proclamava: 'Vincitore dellamorte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli'''". "Cosi' -scrive il cerimoniere - con l'inno del 'Te Deum', abbiamoglorificato Dio, ben visibile e riconoscibile nella persona delPapa. In un certo senso, questa e anche l'esperienza di tutticoloro che lo hanno incontrato nel corso del pontificato"."L'atleta che camminava e sciava sulle montagne - ricorda - oraaveva smesso di camminare; l'attore aveva perso la voce. A pocoa poco gli era stato tolto tutto". "Poco dopo la sua morte -rivela il sacerdote - ho vestito Giovanni Paolo II insieme atre infermieri che lo avevano seguito per lungo tempo. Anche seera gia' trascorsa un'ora e mezza dal decesso, essicontinuavano a parlare con il Papa come se stessero parlando alproprio padre. Prima di mettergli la tonaca, il camice, lacasula, lo baciavano, lo accarezzavano e lo toccavano con amoree riverenza, proprio come se si trattasse di una persona difamiglia". Secondo mons. Krajewski, "chi entrava in contattocon Giovanni Paolo II, incontrava Gesu', che il Paparappresentava con tutto se stesso. Con la parola, il silenzio,i gesti, il modo di pregare, il modo di incedere nello spazioliturgico, il raccoglimento in sagrestia: con tutto il suo mododi essere". "Lo si notava immediatamente: era una persona -conclude il prelato - ricolma di Dio. E per il mondo eradiventato segno visibile di una realta invisibile. Ancheattraverso il suo corpo straziato dalla sofferenza degli ultimianni. Spesso bastava guardarlo per scoprire la presenza di Dioe, cosi, cominciare a pregare. Bastava per andare aconfessarsi". .