Non è sfuggito ai 'big' della Lega quell'invito rivolto da un'ala M5s a far cadere il governo sulla "questione morale" e la condivisione - viene riferito - sul caso Siri e sul 25 aprile tra Di Maio e Zingaretti.
"Dobbiamo stare attenti. Non cadiamo nel tranello, altrimenti ci ritroviamo un governo M5s-Pd e lo ius soli nel giro di qualche mese", spiega un esponente del partito di via Bellerio. Pubblicamente sia Di Maio che Salvini dicono di non volere la crisi, ma puntualmente si rinfacciano critiche e accuse. Il braccio di ferro è in primis sul cosiddetto 'Salva Roma'.
"Non ci sono cittadini o Comuni di Serie A e Serie B, i Romani meritano di più, non una norma 'Salva Raggi'", la linea dei leghisti. "Questa norma non mette un euro sulla capitale: dice solo che le banche devono chiedere meno interessi ai cittadini romani per il debito del Comune di Roma. Se c'è qualcuno che sta godendo perché non è passata, complimenti, è solo una ripicca verso i cittadini romani", taglia corto Di Maio.
Ma lo scontro più caldo è sul caso Siri. "Non arretriamo affatto", la posizione del Movimento 5 stelle che oggi ha lanciato quattro domande al Carroccio ("Quali sono i reali rapporti tra Siri, la Lega e Paolo Arata? perché il sottosegretario Siri ha presentato più volte delle proposte, sempre bloccate e rispedite al mittente dal Movimento 5 Stelle, per incentivare l'eolico? perché Siri si è contraddetto, cambiando versione più volte? Giorgetti sapeva che era figlio di Arata e dei rapporti del padre con Nicastri?"), non ottenendo alcuna risposta.
Una sorta di ultimatum: "Non possiamo aspettare una settimana", ha detto Di Maio. Ma proprio nel momento in cui Salvini annunciava la decisione di 'blindare' Siri e spiegato che il 'Salva Roma' non sarebbe entrato nel dl Crescita, il vicepremier M5s ha fatto sapere di voler rientrare a palazzo Chigi per partecipare ad un consiglio dei ministri che - come delegazione pentastellata - prevedeva solo la presenza dei ministri lezzi, Bonisoli e Trenta.
Le polemiche sul giorno della Liberazione
M5s e Lega sono distanti anche sul 25 aprile. "Leggo che qualcuno oggi arriva persino a negare il giorno della Liberazione. Lo trovo grave. è curioso che coloro che oggi negano il 25 aprile siano gli stessi che però hanno aderito al congresso di Verona, passeggiando mano per la mano con gli antiabortisti", il duro attacco di Di Maio a Salvini. Tuttavia la tensione tra i due vicepremier è legata soprattutto alle vicende giudiziarie.
Con il ministro del Lavoro e dello Sviluppo che continua a chiedere al suo collega di 'dimissionare' Siri, di lasciarlo in panchina, affinché si difenda da senatore, non da membro del governo. è la stessa posizione del responsabile delle Infrastrutture, Toninelli, secondo il quale "Siri non puo' restare al governo".
Ma per il momento il presidente del Consiglio Conte avrebbe deciso di prendere tempo, in attesa di un faccia a faccia direttamente con l'esponente leghista indagato per corruzione. Da qui la convinzione di Salvini secondo il quale il sottosegretario resta dov'è. "Per me è innocente fino alla sentenza. Spero che i giudici facciano bene e in fretta", ha spiegato. Il vicepremier leghista è 'tranchant': "I processi si fanno in tribunale e non sui giornali". Lo scontro andrà avanti ancora. Clima da campagna elettorale.
Ma i leghisti - spiega un dirigente del Carroccio - hanno posto il termine delle elezioni Europee. "Saranno i cittadini - questo il 'refrain' - a decidere chi avrà più forza da decidere. Sarà quello il momento della resa dei conti", dice un esponente del partito di via Bellerio.
Sono tante le opzioni sul tavolo ma fino alle Europee la Lega non risponderà alle provocazioni del Movimento 5 stelle. "Sempre che Di Maio non voglia far saltare il banco prima", osservano le stesse fonti.