La guerra al nuovo coronavirus, che vede salire il bilancio delle vittime a 106 per 1.300 nuovi casi di contagio che portano il totale nazionale in Cina ad oltre 4000, deve correggere la rotta, sia globalmente che a Wuhan: l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha ammesso che, nei precedenti suoi rapporti, c'è stato un "errore di formulazione" e ha elevato da "moderato" a "alto" il livello di rischio su scala mondiale.
"C'è stato un errore di formulazione nei rapporti sulla situazione dei giorni 23, 24 e 25 gennaio e lo abbiamo corretto", ha spiegato un portavoce dell'istituzione che ha sede a Ginevra, qualche ora dopo che il sindaco della città epicentro dell'epidemia, si era detto pronto alle dimissioni per aver consentito a cinque milioni di residenti di lasciarla prima dell'istituzione del cordone sanitario a causa dell'effetto combinato delle festività del capodanno lunare e dell'epidemia.
Xi assicura trasparenza
La Cina è impegnata in una lotta seria contro il "demone" della nuova epidemia, ha affermato il presidente cinese, Xi Jinping, assicurando trasparenza negli sforzi di Pechino per contrastare la diffusione del virus. "L'epidemia è un demone, e non possiamo nascondere questo demone", ha affermato in un incontro con il capo dell'Oms, sottolineando che "il governo cinese ha sempre adottato un approccio aperto, trasparente e responsabile verso la diffusione di informazioni sull'epidemia".
Le autorità sanitarie di Pechino, dove sono oltre 80 i casi confermati, confermano il primo decesso nella capitale, un cinquantenne che si era recato a Wuhan - la città da cui si è diffusa l'epidemia - l'8 gennaio scorso, e che ha sviluppato la febbre dopo il ritorno nella capitale il 15 gennaio scorso. L'uomo si è recato in ospedale il 21 gennaio scorso e gli è stata diagnosticata la polmonite da coronavirus il giorno successivo: la morte è avvenuta lunedì per insufficienza respiratoria.
Proprio quanto accade durante l'incubazione rende più difficile il lavoro dei medici: il virus potrebbe tessere trasmesso anche durante questa fase. La modalità più probabile di diffusione, ha detto Feng Luzhao, ricercatore del Chinese Disease Prevention and Control Center, è attraverso il contatto con piccole goccioline. "La gente", ha detto, "non dovrebbe uscire di casa e non dovrebbe stare in aree affollate". Il virus appare più difficile da sconfiggere di quanto inizialmente si pensasse, al punto che la Commissione per la Sanità della municipalità di Pechino ha deciso di usare farmaci per la lotta all'Hiv sui malati.
Con il peggioramento dell'epidemia, che ha costretto il governo cinese a prolungare fino al 2 febbraio prossimo la durata delle feste di capodanno, anche le aziende cinesi prendono contromisure per contenere il contagio: tra le prima c'è il colosso di internet TenCent, che ha confermato che permetterà ai suoi dipendenti di lavorare da casa fino al 7 febbraio prossimo.
Hong Kong si isola e chiude ai turisti
Hong Kong riduce drasticamente i collegamenti trans-frontalieri con la Cina, per il timore di contagio, e impedisce l'ingresso di singoli turisti nella città. Lo ha annunciato la leader, Carrie Lam, nel corso di una conferenza stampa alla quale si è presentata con la mascherina protettiva sul volto. Le misure entreranno in vigore dalla mezzanotte di oggi, ha detto Lam, e riguarderanno la chiusura di due linee ferroviarie e lo stop dei trasporti via traghetto, il dimezzamento dei voli, e una riduzione del servizio di autobus a lunga percorrenza.
Lam ha poi confermato che le autorità cinesi si sono dette d'accordo nel sospendere il programma per i turisti individuali: con la nuova mossa si impedisce, a partire dalla mezzanotte di oggi, l'ingresso di turisti cinesi nella Regione amministrativa speciale dopo che tutti i pacchetti turistici erano già stati sospesi nei giorni scorsi. Lam ha infine condannato la diffusione on line di notizie non verificate, definendo in particolare "ridicole" le voci in base alle quali una parte delle infrastrutture sanitarie di Hong Kong sarebbe stata destinata agli sforzi della Cina per il contenimento dell'epidemia.
L'Italia studia l'evacuazione dei connazionali
Un numero sempre più alto di Paesi, intanto, si sta preparando a evacuare i propri cittadini da Wuhan sull'esempio degli Stati Uniti, i primi ad attivare una misura di questo tipo: ad aggiungersi all'elenco sono Australia, Francia, Germania. L'Unità di crisi della Farnesina "sta predisponendo una serie di ipotesi, via terra e via aerea", ha dichiarato Stefano Verrecchia, capo dell'Unità di crisi. "La situazione per quanto riguarda i nostri connazionali è relativamente sotto controllo", ha assicurato, "il contatto tra noi, l'ambasciata a Pechino e i nostri connazionali è costante".
"I connazionali nell'area di Wuhan sono naturalmente posti sotto una pressione comprensibile", ha continuato Verrecchia, "stiamo predisponendo una serie di ipotesi che possano portare a una soluzione: abbiamo pensato prima a un'ipotesi di terra, stiamo pensando anche ad altre soluzioni via aerea". Tutto dipende "dal tipo di decisione che prenderanno le autorità cinesi nell'autorizzare l'uscita da un'aerea sigillata per ragioni legate all'evitare il contagio", ha infine spiegato il capo dell'Unità di crisi.
Più il virus corre, più sono necessari fondi per contenerlo. Il ministero delle Finanze e la Commissione nazionale per la sanità cinesi hanno stanziato 60,33 miliardi di yuan (7,88 miliardi di euro) mentre il presidente Usa, Donald Trump, su Twitter fa sapere che Washington ha "offerto alla Cina e al presidente Xi ogni aiuto necessario".
Il contagio è partito davvero dal mercato del pesce?
La scienza continua a fare la propria parte, cruciale in una guerra che deve fronteggiare anche quelle che l'ambasciata cinese in Italia ha definito "informazioni completamente false", come quella secondo cui il virus è fuoriuscito da un laboratorio militare. E il mercato del pesce di Wuhan, nella provincia cinese dello Hubei, potrebbe non essere stato l'epicentro da cui si è diffusa l'epidemia. È quanto emerge dalla ricostruzione redatta dalla prestigiosa rivista medica Lancet che ha studiato i primi 41 casi di pazienti ricoverati per infezione confermata da quello che per ora è noto come 2019-nCoV.
Lo studio, redatto da un ampio gruppo di ricercatori cinesi appartenenti a diverse istituzioni, rileva che il primo caso risale al 1 dicembre e non ha alcun collegamento col mercato del pesce. "Non è stato trovato un legame epidemiologico tra il primo paziente e i casi successivi", si legge su Lancet. L'incubazione, inoltre, potrebbe essere avvenuta nel mese precedente, silente tra gli abitanti di Wuhan. I dati diffusi dal gruppo di ricercatori mostrano che in totale, 13 dei 41 casi non hanno legami col mercato del pesce. "Tredici senza un legame è un numero alto", ha spiegato Daniel Lucey, specialista di malattie infettive alla University of Georgetown. "Il virus è arrivato nel mercato del pesce - ha sottolineato Lucey - prima che da questo ne emergessero" dei casi.