Il gibutiano Youssouf alla guida della Commissione UA, sconfitta per il Kenya e l'alleato americano

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AGI - L'elezione del ministro degli Esteri gibutiano, Mahmoud Ali Youssouf, a capo della Commissione dell'Unione Africana, durante il 38° vertice dei capi di Stato e di governo dell'organizzazione continentale ad Addis Abeba, costituisce una dura sconfitta per il Kenya, che puntava sul suo candidato Raila Odinga. Quest'ultimo, ex primo ministro e leader storico dell'opposizione keniota, era considerato il grande favorito alla vigilia del voto, sia contro Youssouf che contro il terzo candidato, il malgascio Richard Randriamandrato. Ma alla fine, dopo essere stato in testa nei primi due turni di votazione, Odinga, candidato per cinque volte alla presidenza del Kenya, è stato costretto a cedere al suo rivale gibutiano, che aveva i 33 voti necessari per vincere le elezioni. Nonostante il clima di grande ottimismo all'interno della delegazione keniota presso la sede dell'Unione Africana, un'analisi del contesto regionale e internazionale può in parte spiegare la sconfitta di Odinga.
Secondo fonti citate da "Standard Media", un elemento di rottura nell'apparente fiducia che circondava l'ex premier keniota è stato rappresentato dalla proposta di voto espressa dalla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC): in una lettera inviata ai membri del blocco regionale, la SADC ha esortato a votare per il candidato del Madagascar - paese che aderisce al blocco meridionale - provocando la reazione stizzita del primo segretario del Ministero degli Affari Esteri, Korir Sing'oei, che ha contestato la candidatura malgascia affermando che il paese non fa parte dell'Africa orientale. "Da un punto di vista tecnico, penso che il Madagascar non dovrebbe essere sulla scheda elettorale per quanto riguarda la regione orientale, perché se fosse il turno della regione meridionale, potrebbe ancora candidarsi. Ciò conferisce al paese un vantaggio ingiusto", ha detto Sing'oei ai giornalisti alla vigilia del voto, in apparente violazione del silenzio imposto dal segretariato dell'UA. Secondo le stesse fonti, altre dichiarazioni di alti funzionari keniani hanno sorpreso altre delegazioni. Ad esempio, il ministro degli Esteri Musalia Mudavadi ha affermato che le votazioni avrebbero dovuto concludersi sabato, quasi a voler insinuare che alcuni paesi fossero intenzionati a indebolire la candidatura di Odinga. "Se non riusciamo a eleggere un presidente in questo momento critico, l'Africa apparirà debole, confusa e indecisa", ha detto Mudavadi in una riunione del consiglio esecutivo dell'Unione Africana, che include i ministri degli esteri, riferendosi a un presunto "complotto" per negare al Kenya la maggioranza dei due terzi necessaria per vincere le elezioni.
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