Il progetto, annunciato qualche mese fa da Hiroshi Ishiguro, un ricercatore dell’università di Osaka, è stato concluso ieri, il giorno prima del centesimo anniversario della morte di Natsume Soseki. La presentazione mondiale è stato uno show. Sul palco, accanto al ricercatore di robotica, c’era il nipote dello scrittore, Fusanosuke Natsume. E lui, o meglio la sua versione androide, era seduta in mezzo con un vestito di tweed, il gilet sopra la cravatta marrone, le scarpe di cuoio e sul volto i baffetti che aveva quando aveva 45 anni. Le prime parole sono state: “Ciao, scusate se resto seduto, del resto sono passati quasi cento anni giusto?”.
Ma a che serve far rivivere l’androide di un grande scrittore? Per esempio avrebbe senso fare lo stesso per Alessandro Manzoni o Luigi Pirandello o Italo Svevo? I giapponesi sono convinti che questo androide riaccenderà l’interesse delle giovani generazioni verso l’opera di Natsume Soseki. E quindi è previsto che il robot possa tenere lezioni nelle scuole e nelle università e recitare alcune opere dello scrittore nei teatri. La prima dimostrazione l’ha fatta subito leggendo dei brani di un testo poco noto, “Ten Dreaming Nights”. Poi gli è stato chiesto di ridere e la risposta, programmata, è stata: “E’ difficile ridere senza una barzelletta”.
Sarà interessante vedere come reagirà il pubblico per capire come sarà un giorno, non lontano, la vita con i robot.
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