AGI - Nessun piano di pace in Ucraina può essere chiuso senza il coinvolgimento di Kiev e dell'Europa. Questo il monito lanciato dal presidente francese, Emmanuel Macron, il giorno prima del viaggio a Mosca dell'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, che incontrerà il presidente russo Vladimir Putin per discutere una bozza di accordo apparsa, almeno nella sua prima versione, troppo schiacciata sui desiderata di Mosca.
Quella che era iniziata come una partita a due tra Stati Uniti e Russia ha visto nelle fasi più recenti un maggiore coinvolgimento di Kiev. Il segretario del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e capo delegazione ucraino, Rustem Umerov, è ancora in Florida, dove oggi ha incontrato di nuovo Witkoff, presente ieri ai colloqui insieme al segretario di Stato, Marco Rubio, e al genero del presidente Donald Trump, Jared Kushner. Umerov e Witkoff si sono collegati in teleconferenza con l'Eliseo, dove Macron stava accogliendo l'omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, per fare il punto sulla trattativa.
I contatti hanno coinvolto inoltre un gran numero di leader europei, tra cui il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni; il cancelliere tedesco Friedrich Merz; il premier britannico Keir Starmer; i vertici di Commissione e Consiglio europei, Ursula von der Leyen e Antonio Costa; il segretario generale della Nato, Mark Rutte, e i capi di governo di Polonia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Paesi Bassi.
"Abbiamo discusso a fondo le principali priorita' attuali con i nostri amici europei", ha spiegato su Telegram il presidente ucraino, "abbiamo discusso il contenuto dei colloqui della delegazione ucraina con la controparte americana in Florida. Siamo tutti d'accordo che la guerra debba finire dignitosamente". Mosca, quindi, "non deve essere ricompensata per la sua guerra all'Ucraina", ha sottolineato Zelensky, che ha glissato sulla questione dei territori che potrebbero essere ceduti, definita "il tema piu' difficile" ma non prioritario rispetto alla necessita' di evitare altri spargimenti di sangue.
Anche per il leader di Kiev, a ogni modo, la trattativa "non potra' fare molta strada senza coinvolgere gli europei", che dovranno essere corresponsabili delle garanzie di sicurezza, si faranno carico del grosso della ricostruzione e hanno in mano i dossier delle sanzioni Ue e dei beni congelati.
Le garanzie di sicurezza per l'Ucraina devono essere "discusse con l'Europa e con tutti i membri della coalizione dei volenterosi" in quanto si tratta di una "questione di sicurezza europea", ha avvertito da parte sua Macron, per il quale "non esiste un piano definitivo a oggi", anzi, addirittura "siamo ancora in una fase preliminare". Sulle cessioni territoriali, ha insistito il presidente francese, può decidere solo l'Ucraina.
E "sulle questioni dei beni congelati, delle garanzie di sicurezza, dell'adesione all'Unione Europea e delle sanzioni europee", ha aggiunto Macron, il piano "può essere finalizzato solo con gli europei intorno al tavolo".
Tutti elementi-chiave che Zelensky si è augurato di poter discutere presto con Trump, ringraziato da entrambi i leader per la sua opera di mediazione. Duri esercizi di equilibrismo verbale di fronte a un'amministrazione che, in questa trattativa, sembra vedere l'Europa più come ingombro che come possibile sponda.
Eloquente il commento sardonico del premier polacco Donald Tusk che, ospite di Merz a Berlino, ha osservato che "non tutti a Washington" vogliono coinvolta nel processo di pace Varsavia, cui il cambio della guardia alla Casa Bianca ha strappato il ruolo di nuovo miglior alleato degli americani nel vecchio continente.
L'importanza della "convergenza di vedute tra partner europei e Stati Uniti quale fondamento per il raggiungimento di una pace giusta e duratura" è stata rimarcata da Meloni, che auspicato da Mosca "un fattivo contributo al processo negoziale".
Per Merz, "la linea è chiara: nessuna decisione riguardante l'Ucraina e l'Europa senza gli ucraini e senza gli europei, nessuna pace imposta alle spalle dell'Ucraina, nessun indebolimento o divisione dell'Unione Europea e della Nato". Che "a un certo punto bisognerà coinvolgere anche gli europei" lo ha ammesso di recente anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Quanto possa essere vicino questo momento lo scopriremo domani.