Strette di mano, abbracci, grandi sorrisi, ripetute dichiarazioni di stima e di amicizia: al G7 di Biarritz, Emmanuel Macron e Donald Trump hanno sfoggiato una grande sintonia, nonostante le premesse non fossero state delle migliori. La vigilia del vertice era stata segnata da un nuovo round di botta e risposta a suon di dazi tra Usa e Cina e il presidente degli Stati Uniti era tornato a minacciare tariffe anche sui vini francesi come ritorsione per la tassa approvata da Parigi contro i giganti del web (principalmente americani).
L'imprevedibilità di Trump era una delle maggiori incognite del vertice: notoriamente l'inquilino della Casa Bianca nutre un forte astio per simili occasioni multilaterali e non lo nasconde; ne sa qualcosa il premier canadese, Justin Trudeau, che l'anno scorso, in occasione del G7 nella sua Charlevoix, aveva avuto uno scontro con il presidente americano, che si era concluso con una partenza anticipata dell'Air Force One e il ritiro - con un tweet - della partecipazione Usa alla dichiarazione congiunta faticosamente raggiunta con gli altri leader.
Tutto ciò costituiva una fonte di preoccupazione per Macron che, da padrone di casa, aspirava ad avere un palcoscenico d'eccellenza, per recuperare punti in patria dopo la crisi dei gilet gialli e rafforzare sulla scena internazionale il suo ruolo di mediatore di punta dell'Europa, a fronte della debolezza, fisica e politica, della cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma la strategia messa in campo dal presidente francese ha funzionato, a cominciare dal pranzo 'fuori programma' allestito per dare il benvenuto all'ospite americano. Un tete a' tete senza consiglieri di due ore nel patio, fronte mare, del lussuoso Hotel du Palais: un'occasione per ristabilire l'armonia e gettare le basi per i due giorni successivi. "Il pranzo è stato il migliore incontro che abbiamo mai avuto", ha twittato Trump, e nella conferenza stampa congiunta al termine del summit ha sottolineato che eèstata un'occasione per loro due soli: "niente staff, nessun altro, solo noi che tentavamo di impressionarci l'un l'altro".
La schiarita sull'Iran
L'intesa tra i due leader ha retto anche all'urto dell'arrivo a sorpresa del ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, che domenica e' atterrato a Biarritz. Una visita che Macron ha rivelato con scarsissimo preavviso ai suoi ospiti, a cominciare proprio da Trump, che a posteriori ha confermato di essere stato messo al corrente dell'invito proprio durante il famoso pranzo. Il colpo di scena, rischioso, si è concluso con un'apertura dell'inquilino della Casa Bianca, che si è detto disponibile a incontrare il presidente iraniano, Hassan Rohani.
Un progresso diplomatico che Macron si è potuto intestare, dopo essersi intestato la guida degli sforzi europei per uscire dal pantano della crisi nucleare iraniana, scaturita dall'uscita unilaterale degli Usa dall'accordo internazionale del 2015, alla quale Teheran ha risposto con un progressivo disimpegno dalle condizioni dell'intesa. Ne è seguito un picco di tensioni nel Golfo Persico dove negli ultimi due mesi si sono moltiplicate le frizioni e gli incidenti, mettendo a rischio la fragile stabilità della regione.
Non solo progressi sull'Iran. Anche su commercio internazionale, Amazzonia, web tax si è registrato un clima consensuale al vertice, "una grande unita'" come Trump ha sbandierato al termine del summit. Così è stato anche per le rispettive mogli, con Melania Trump intrattenuta e coccolata da Brigitte Macron, in una 'guerra' di eleganza combattuta a colpi di sorrisi, baci e capi firmati.
Il duello delle strette di mano
Resta da vedere quanto durerà il ritrovato rapporto tra le due sponde dell'Atlantico: i due leader hanno avuto fin dall'inizio un rapporto 'muscolare' che ha registrato nel tempo anche veri e propri tentativi fisici di soverchiare l'alleato-avversario, con lo sfoggio di strette di mano che negli anni sono diventate proverbiali. È il caso dell'incontro a margine del G7 in Canada nel 2018 quando Macron aveva catturato la mano di Trump e l'aveva tenuta stretta così a lungo da lasciarci sopra il segno.
E l'anno precedente, in occasione di un vertice Nato, la stretta di mano di Macron era stata talmente vigorosa da far diventare bianca la mano di Trump per la pressione; voleva dimostrare che non avrebbe fatto concessioni, aveva spiegato poi in un'intervista. Al G20 di Amburgo, nel luglio 2017, tra i due c'era stata una sorta di duello a chi tirava di più la stretta verso di sè, mentre dopo un loro colloquio all'Eliseo, la stretta di mano era durata 25 secondi, come se nessuno dei due volesse lasciarla andare per primo. Ma il culmine era stato raggiunto il 14 luglio 2018, in occasione della parata sugli Champs Elysees, con 29 secondi di stretta durante la quale Macron aveva quasi perso l'equilibrio.