La presidente designata della Commissione europea, alla prova dell'aula di Strasburgo martedì prossimo, ha deciso di rifiutare i contatti con i partiti nazionalisti e sovranisti e potrebbe pagare la spaccatura dei socialisti e dei liberali, divisi sulla sua candidatura. La ministra tedesca non incontrerà Identità e Democrazia, il gruppo a cui appartiene la Lega, nè il suo presidente Marco Zanni, concentrandosi sulla ricerca di una maggioranza europeista che le permetta di superare la soglia di 374 voti di cui ha bisogno per essere eletta alla testa dell'esecutivo comunitario.
L'esito non è affatto scontato. Se a ridosso della decisione dell'aula Ursula von der Leyen dovesse capire che una maggioranza compatta non c'è potrebbe anche chiedere un rinvio a settembre. Tuttavia, se anche una parte di socialisti e liberali dovessero rifiutare di votarla, il pacchetto di nomine non sarà riaperto e l'Europarlamento riavrà comunque un esponente dei Popolari come candidato alla successione di Jean-Claude Juncker.
Il momento chiave sarà l'intervento di martedì davanti alla plenaria. Il voto è stato calendarizzato per le 18. Alla vigilia von der Leyen incontrerà il Partito popolare europeo - la sua famiglia politica, l'unica che le ha garantito il sostegno compatto - e risponderà per iscritto alla lunga lista di domande che i Socialisti&Democratici e i liberali di Renew Europe le hanno inviato ponendo le loro condizioni per dare il voto positivo. L'entourage della ministra tedesca riconosce che il problema principale sono le divisioni interne ai socialisti, dove è in corso uno scontro tra le delegazioni dei paesi del Nord e quelle del Sud.
Nei giorni successivi alla sua nomina, il socialista Frans Timmarmans non l'ha aiutata a convincere il suo gruppo per la delusione di non essere stato scelto dai capi di Stato e di governo. Anche i liberali di Renew Europe appaiono come un gruppo instabile e con divisioni al suo interno. La ministra tedesca è convinta che i Verdi non vogliano collaborare alla nuova maggioranza perché all'Europarlamento hanno posizioni troppo radicali.
In questo contesto von der Leyen intende procedere passo passo, consultarsi fino all'ultimo minuto, ma non esclude di chiedere un rinvio del voto di conferma a settembre se all'ultimo momento dovessero mancare la maggioranza assoluta necessaria alla sua conferma. Al momento, la tedesca scommette al 95% che il voto di martedì sera ci sarà.
La candidata sta ultimando le linee guida del suo programma. Il messaggio che intende inviare è quello di un'Europa assertiva: un continente in grado di superare le crisi, che ha il migliore livello di vita al mondo, e dove ci sono molti tesori nascosti di cui ci si dimentica. L'Ue è anche - secondo von der Leyen - un esempio brillante di multilateralismo.
Un primo pilastro delle linee guida riguarda le relazioni tra Commissione, Europarlamento e Consiglio con la promessa di fare passi avanti sugli Spitzenkandidaten, le liste transnazionali e il diritto di iniziativa dei deputati, anche attraverso la convocazione di una conferenza sul futuro dell'Europa che coinvolga società civile e cittadini.
Il secondo pilastro è il clima, con la necessità di far pagare di più per le emissioni (basandosi sull'attuale ETS, il sistema di scambio di quote di emissione) e di investire di più nell'innovazione e la tecnologia, ma garantendo al contempo una parità di competizione dell'industria europea con i concorrenti di altri continenti.
Il terzo pilastro è la questione migratoria, con un approccio globale che va dagli aiuti allo sviluppo per i paesi dell'Africa alla definizione comune di cosa e' l'asilo e l'immigrazione illegale, passando per la lotta ai trafficanti. Von der Leyen intende anche fissare alcuni punti fermi, a partire dall'obbligo di salvare le persone in mare.
Nelle linee guida saranno incluse anche le riforme della zona euro, la politica commerciale, la digitalizzazione, la politica sociale con un meccanismo europeo di assicurazione contro la disoccupazione in caso di choc asimmetrici. Un capitolo speciale sarà riservato allo Stato di diritto, la questione che più di altre sta facendo traballare von der Leyen.
Nelle audizioni davanti ai gruppi politici, la candidata alla presidenza della Commissione è stata debole sullo Stato di diritto, dando l'impressione di voler essere morbida con Polonia e Ungheria, due paesi del gruppo di Visegrad a cui deve la sua nomina. La presidente designata della Commissione invece, nel suo intervento, dovrebbe riaffermare la sua volontà di essere ferma sui principi della democrazia e della separazione dei poteri, ma intende anche proporre un meccanismo di verifica del rispetto dello Stato di diritto che eviti la polarizzazione tra Stati membri.
Il messaggio ottimista sull'Europa assertiva e i dettagli delle linee guida basteranno a convincere 374 deputati? Con i suoi consiglieri Von der Leyen lamenta il poco tempo avuto per immergersi nei dossier europei. Lei ha saputo della candidatura da parte di Emmanuel Macron e Angela Merkel solo la sera prima della sua nomina nel Vertice dei capi di Stato e di governo del 2 luglio.
Finora non ha voluto discutere con i governi nazionali di portafogli nella sua Commissione: le uniche certezze sono che vuole una squadra composta per metà donne e che la liberale danese Margrethe Vestager e il socialista olandese Frans Timmermans avranno uno status superiore a quello di tutti i suoi colleghi. L'auspicio è che entrambi nelle prossime 48 si spendano nelle rispettive famiglie politiche per strappare i consensi che ancora mancano. Se martedì non avrà 374 voti, l'attuale presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, sarebbe pronto a convocare un nuovo Vertice straordinario il 20 o 21 luglio per scegliere un altro candidato alla presidenza della Commissione.