Da rifiuti radioattivi a materiali quasi totalmente riciclati: ecco la nuova vita dei componenti della centrale nucleare del Garigliano. In occasione della decima edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) la Sogin, azienda pubblica incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, ha organizzato un evento presso la centrale campana di sua proprietà per illustrare lo stato di avanzamento lavori nel sito e l'obiettivo a lungo termine dell'intera operazione: ridurre l’impatto ambientale dello smantellamento degli impianti immettendo i rifiuti in un modello di economia circolare.
Lo ha spiegato l'Amministratore Delegato di Sogin, Luca Desiata: “Questa attività è spesso associata, nell’immaginario collettivo, alla sola produzione di rifiuti radioattivi. Come nel caso della turbina del Garigliano, invece, gran parte del materiale smantellato viene recuperato e riciclato. Un modello di economia circolare che stiamo integrando in modo strutturato e sistematico nella progettazione di tutti i lavori di decommissioning.”
La strategia adottata per la riduzione dell’impatto ambientale é basata su tre direttrici: la minimizzazione del quantitativo di rifiuti radioattivi; la separazione, il riutilizzo e il riciclo dei materiali e l’attuazione di politiche di miglioramento delle performance ambientali. L'applicazione di questo approccio sostenibile consisterà nel recupero e riutilizzo, dopo il trasferimento entro fine anno in centri lavorazione temporanei, del 96% delle 400 tonnellate di ferro, rame e plastica provenienti dal rotore e dall’alternatore della turbina. Il costo complessivo dello smantellamento, che dovrebbe giungere a termine nel 2026, e' stimato in 380 milioni di euro.