Editoria: esce "L'ultimo segreto di Mussolini" di V. Di Michele

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(AGI) - L'Aquila, 3 lug. - "Il governo italiano fu, nei fatti,il vero artefice della creazione della Repubblica Sociale". E'la conclusione cui giunge Vincenzo Di Michele, scrittore egiornalista romano, nel suo ultimo libro dal titolo "L'ultimosegreto di Mussolini", che riscrive la storia della liberazionedel Duce da parte dei tedeschi. "Si poteva porre fine moltoprima alla sofferenza del popolo italiano ed evitare unasanguinosa guerra intestina - afferma Di Michele-. Un governodell'Italia del nord (Rsi) alla cui guida ci fosse stato unaltro personaggio, di certo, non avrebbe avuto lo stessoseguito di Mussolini". Il testo, edito da Il Cerchio, e'disponibile anche in inglese. Nonostante l'8 settembre 1943l'Italia avesse annunciato l'armistizio con le Forze Alleate,c'era un altro tavolo, non ufficiale, dove il governo Badogliocontinuo' a collaborare con il vecchio amico tedesco. Traricatti, ostaggi, minacce e sotterfugi, l'illustre prigionieroMussolini fu cosi' sottratto agli Alleati e consegnato aitedeschi il 12 settembre a Campo Imperatore. Di Michelecontraddice, insomma, la vulgata che ha sempre dipintol'Operazione Quercia come impresa epica da parte deiparacadutisti tedeschi. Karl Radl (l'aiutante di colui cheerroneamente e' stato sempre considerato il vero arteficedell'"Operazione Quercia", il capitano Otto Skorzeny), in nettacontraddizione con la testimonianza del generale Soleti -vergata nel 1944 e venuta recentemente alla luce - dichiaro'che tutti sapevano che Mussolini era tenuto prigioniero a CampoImperatore; persino i bambini ne erano a conoscenza.Addirittura ci fu un pastorello di tredici anni che trafugo'alcuni armamentari dagli alianti tedeschi. "Alla resa dei contisi tratto' di un accordo tra gli italiani e i tedeschi e ilprezzo piu' caro l'ha pagato proprio la storia", sottolinea DiMichele. Tra gli inediti e le nuove testimonianze, da citare e'l'agente Nelio Pannuti, addetto alla sorveglianza personale diMussolini al Gran Sasso, il quale in una dichiarazione scrittarilasciata proprio all'autore del libro, affermo' senza mezzitermini che quell'incursione dei tedeschi "sembrava proprioun'azione concordata, tant'e' che, una volta liberato il Duce,ci fu un momento conviviale tra soldati italiani e tedeschinella sala dello stesso albergo, tutti con le armi in spallapacificamente". "Per non parlare del favoritismo governativonel riaggiustamento storico -conclude Di Michele-. Ilcomandante dei carabinieri al Gran Sasso, Alberto Faiola, fupure encomiato nel suo foglio matricolare, quando al contrarioquesti non solo non predispose alcuna misura cautelativa, mavenne anche meno ai suoi doveri - tanto che ci fu ancheun'azione giudiziaria volta a smentire il tutto - invitandoalcuni suoi amici proprio in quei giorni all'albergo di CampoImperatore". Di Michele aveva gia' affrontato questo snodocontroverso della storia italiana in "Mussolini, fintoprigioniero al Gran Sasso", edito nel 2012. (AGI)
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