"Serve un dibattito serio, coraggioso, che definisca una visione comune su alcuni temi centrali della società italiana, argomenti che suscitino l'entusiasmo dei cittadini. Ma andando al cuore delle questioni urgenti, senza tatticismi". Secondo Salvatore Margiotta, sottosegretario dem al Mit, il ministero dei trasporti, dopo le dimissioni di Fioramonti serve un cambio di passo, perché "i governi non vivono a tutti i costi" dichiara in un colloquio con il Foglio. I tempi sono brevi, "a gennaio o mai più", fissa i tempi il sottosegretario. E, per stare al merito dei problemi, aggiunge di non credere "che la soluzione sia mettere più stato nell'economia, come ha affermato il ministro Gualtieri".
Tema piuttosto delicato quello dello statalismo, che Margiotta affronta allargando le braccia non appena legge la nota del capo politico e ministro degli Esteri dei 5Stelle, Luigi Di Maio, quando afferma che "nel 2020 la priorità sarà la revoca delle concessioni ad Aspi, con l'affidamento ad Anas", per poi aggiungere: "Sto a quanto scritto nell'accordo di programma di governo, dove si riconosce la necessita' di una revisione degli accordi in essere. Per il resto, come ha spiegato la ministra De Micheli, nelle prossime settimane si troverà una soluzione condivisa da tutte le forze di maggioranza, senza forzature e nell'interesse dei cittadini".
Tuttavia Margotta riconosce che il "rischio reale" per il Pd, stretto com'è tra un Renzi che lancia il suo "piano shock" da 120 miliardi di investimenti e un M5s ancora succube della cultura del No, è di rimanere schiacciato, e precisa: "almeno 80 possono essere davvero sbloccati in tempi rapidi: parliamo di un contributo all'economia che solo la politica infrastrutturale può dare. E su questo il Pd può e deve essere risoluto, pretendendo anche un piano straordinario per la messa in sicurezza di infrastrutture provinciali e regionali".